Il piano d'azione USA per balcanizzare la Siria

'La prova della vera agenda dell’Impero del Caos in Siria è in un documento del 2012 della Defense Intelligence Agency: un atto di fondazione del ''Califfalso'' [Pepe Escobar]'

Il piano d'azione USA per balcanizzare la Siria
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Redazione Modifica articolo

23 Settembre 2016 - 20.46


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di Pepe Escobar.

Dimenticatevi
di queste interminabili riunioni tra Sergei Lavrov e John Kerry; dimenticatevi lo
sforzo della Russia per evitare che il caos regni in Siria; dimenticavi la
possibilità che un autentico cessate il fuoco possa essere attuato e rispettato
dai subordinati jihadisti degli Stati Uniti.

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Dimenticatevi
che il Pentagono indaghi su quel che è davvero accaduto in merito al suo
bombardamento ”per errore” di Deir Ez-Zor.

La prova definitiva del vero ordine del giorno dell’Impero del Caos in Siria può essere
trovata in un documento del 2012 della Defense Intelligence Agency (DIA),
declassificato nel maggio dello scorso anno.

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Mentre scorrete verso il basso il documento, ecco la pagina 291, sezione C,
in cui si legge (in maiuscolo, nell’originale):

“L”Occidente,
i Paesi del Golfo, e la Turchia [CHE] sostengono l”opposizione [SIRIANA] … c’è
la possibilità di creare un PRINCIPATO salafita dichiarato o non dichiarato nella
Siria orientale (Hasaka e Deir Ez-Zor), e questo è esattamente ciò che vogliono
le poTenze che sostengono L”OPPOSIZIONE, al fine di isolare il regime siriano,
che è considerato come la profondità strategica dell”espansione sciita (Iraq e
Iran)”.

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Il rapporto della DIA è un documento precedentemente classificato con il
rango di SECRET/NOFORN che ha fatto il giro di quasi tutto il minestrone
alfabetico dei servizi segreti statunitensi, dal CENTCOM alla CIA, e poi FBI,
DHS, NGA fino al Dipartimento di Stato.

Esso rende un punto fermo il fatto che già oltre quattro anni fa l’intelligence
USA stava già coprendo le proprie scommesse tra la ben insediata al-Qa’ida in
Siria, alias Jabhat al-Nusra, e l”emergente ISIS/ISIL/Daesh, alias lo Stato
islamico.

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È già di dominio pubblico che per via di una decisione volontaria – fatta trapelare dall’attuale consulente di Donald Trump,
il tenente generale Michael Flynn – Washington ha permesso l’emergere dello
Stato Islamico (ricordate quei convogli di Toyota di un bianco luccicante che
attraversavano il deserto aperto?) come la più conveniente risorsa strategica
degli Stati Uniti, e non come il nemico nella versione remixata dell’infinita GWOT (
Global War On Terra, trad: Guerra Globale sulla Terra).

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È chiaro come ci si arriva: un “principato
salafita
” è da incoraggiare come un mezzo che assicura il divide et impera su una Siria frammentata
in perenne caos. Che sia instaurato da Jabhat al-Nusra (cioè i c.d.
“ribelli moderati” secondo il gergo usato nel giro della Beltway
washingtoniana) o dal “Califfalso” di Al-Baghdadi è solo un tedioso dettaglio.

Diventa sempre più curioso il fatto che Hasaka e Deir Ez-Zor siano nominati
nel rapporto della DIA: e poi direttamente presi di mira dal bombardamento ”sbagliato”
del Pentagono.

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Non c”è da stupirsi che il capo Pentagono, Ash-”Impero-del-piagnisteo’-Carter
non abbia fatto prigionieri nel sabotare direttamente ciò che Kerry aveva
concordato con Lavrov.

Nessuno potrà mai vedere i grandi media privati statunitensi fare questi collegamenti, come – ad esempio – presso il clan neocon che imperversa nelle pagine
editoriali del Washington Post. Ma il
meglio della
blogosfera non delude.

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Quindi quali sono le opzioni della Russia?

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La questione cruciale è, naturalmente, che cosa farà la Russia in proposito
– oltre al vedere l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, assolutamente
sconcertato dalla recente scenata di quella famigerata pazza fuori di testa di
Samantha Power.

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Cosa farà Mosca se l’intera nebulosa descritta in quel di Washington con la
definizione di “ribelli moderati
(tutti nati dalla matrice ideologica wahhabita) gode e continuerà a godere,
soprattutto
sotto la “Regina della
Guerra” Hillary Clinton, di una congiunzione armata con la CIA e/o il Pentagono
?

Il documento della DIA dice tutto per filo e per segno, con un legame rigoroso
con tutti i precedenti sistemi di divide
et impera
, dal piano israeliano Yinon al delirante Progetto per un Nuovo
Secolo Americano (PNAC).

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In termini di ‘Gasdottostan’, tutto continua a stare nell’opposizione fra
il metanodotto dal Qatar alla Turchia – via Siria – e la proposta di un
gasdotto da 10 miliardi di dollari Iran-Iraq-Siria, per il quale c’è già un
memorandum d”intesa.

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Lavrov è un diplomatico troppo stellare per farlo trapelare: ma dopo Deir
Ez-Zor, Mosca ha la prova definitiva che ogni possibile cessate il fuoco
patteggiato con Washington sarà fracassato.

Così la GWOT infinita diventa ancora una volta una metastasi mentre passa
dal combattere il “male”
al-Qa’ida al consentire ad al-Qa’ida in Siria e al suo derivato del “Califfalso” di ritagliarsi il
loro spazio privilegiato in Siria.

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Nulla di sostanziale avverrà prima delle elezioni presidenziali USA di novembre
– a parte ”errori” simili a quello di
Deir Ez-Zor ordinati dal presto disoccupato Ash Carter.

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Per il dopo, niente più scommesse. Per gli appaltatori che pascolano nel
complesso industriale-militare-securitario e della sorveglianza, la demonizzazione
della Russia
rimarrà
una storica
“opportunità di business”. E c’è solo da aspettare di vedere se
Le Tre Arpie riusciranno a mettere le loro mani tentacolari
sull”Impero del Caos.

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Traduzione per Megachip a cura di Pino
Cabras

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