Deir Ezzor: coraggio, parliamone

A Deir Ezzor sono assediati da anni 100 mila civili, non meno innocenti dei civili di Aleppo Est per i quali sono stati usati termini come “massacro”, “olocausto” e “strage”.

Deir Ezzor: coraggio, parliamone
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18 Febbraio 2017 - 18.00


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di Fulvio Scaglione

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Uomini e donne di ottima volontà. Marciatori e marciatrici. Difensori
dei diritti umani. Democratici sdegnati. Pacifisti. Intellettuali della
buona causa. Aleppo è andata com’è andata ma comunque è finita e vi
trovate un po’ con le mani in mano, con un sacco di energie da
investire? Non temete, una ragione per mobilitarsi si trova sempre. Mai sentito parlare di Deir Ezzor?

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No? Curioso, perché Deir Ezzor è una città della Siria, non lontana dal confine con l’Iraq, che da due anni e mezzo è assediata dall’Isis.
L’Isis quello vero, quello che sgozza la gente all’ombra delle bandiere
nere, non i “ribelli moderati”. Da due anni e mezzo, dunque, l’Isis è
riuscito a occupare una serie di alture strategiche sul lato della città
che ospita l’aeroporto e da lì bombarda e attacca senza sosta.
Nell’ultimo mese, poi, i jihadisti hanno addirittura ricevuto rinforzi
dall’Iraq (quelli che vanno su e giù nel deserto dell’Iraq, operando
contro Palmira e Deir Ezzor senza mai essere visti dagli aerei della
coalizione di 67 Paesi messa insieme dagli Usa di Obama e dall’Arabia
Saudita di re Salman) e con quelli hanno scatenato un’offensiva che ha
aperto un corridoio nelle difese della città.

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Il rischio è che i miliziani riescano a tagliarla in due, mettendo
così in grave pericolo la resistenza della guarnigione siriana e la sopravvivenza della stessa Deir Ezzor.

Ora…Si sa che molti considerano i soldati siriani dei feroci servi
della dittatura e dunque non si fanno soverchie preoccupazioni sulla
loro sorte. Però a Deir Ezzor sono assediati da anni anche 100 mila civili
che, rispetto alla guerra, ad Assad, all’Isis e a tutto ciò che volete,
non sono meno innocenti dei civili di Aleppo Est per i quali avete
usato senza risparmio i termini “massacro”, “olocausto”, “strage” e così
via.

E a Deir Ezzor questi termini hanno un senso preciso. Giusto un anno
fa, l’Isis riuscì a penetrare nella città. Venne infine ricacciato ma fece comunque in tempo ad assassinare più di 300 civili, in maggioranza donne vecchi e bambini,
in gran parte sgozzati. Altri 400 civili furono rapiti e poi in parte
rilasciati nelle settimane successive. Sono sicuro che non avete perso
memoria di una tale strage, nonostante la penosa mancanza, a Deir Ezzor,
di pediatri, clown e bambine con la passione di Twitter.

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Quei civili massacrati erano le famiglie dei soldati siriani. Voi,
che date del nazista anche a Donald Trump, non definireste nazista il
comportamento dell’Isis a Deir Ezzor? E cosa c’è di peggio del nazismo?
Non è una fantastica occasione per mostrare tutta la capacità di
mobilitazione di una società sensibile come la nostra?

Tra l’altro, non lo dico io. C’è pure il bollino di garanzia delle Nazioni Unite, perché l’Unicef ha fatto notare che nella città assediata ci sono 40 mila bambini che rischiano la vita sotto i “bombardamenti indiscriminati”
che hanno già ucciso decine e decine di civili. Bambini che a causa
dell’assedio dell’Isis sono ridotti a bere l’acqua inquinata
dell’Eufrate. Bambini che da due anni e mezzo sopravvivono non per gli
aiuti umanitari (che a Deir Ezzor sono cominciati ad arrivare solo nelle
ultime settimane) ma grazie ai rifornimenti paracadutati dall’aviazione
siriana e russa.

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Brutto, no? Ed è una situazione che a Deir Ezzor è particolarmente
grave nei numeri ma che si ripete nella sostanza anche a Fua e Kafraya,
due città che gli islamisti tengono sotto assedio non lontano da Idlib. È una buonissima causa, certo non peggiore di quella di Aleppo Est, Zabadani e Madaya che,
per essere attaccate dall’esercito di Assad, sono diventate
immediatamente “città martiri”. Quanti articoli abbiamo letto sui
bambini di Madaya costretti a nutrirsi d’erba per non morire di fame? O
ci volete dire che i bambini di Deir Ezzor valgono meno?

Quindi ora aspettiamo. Le articolesse, i lamenti in Tv, gli appelli
contro l’indifferenza e l’inazione dell’Occidente. Se proprio dovesse
servire, possiamo anche trovare un ultimo clown a Deir Ezzor. Aspettiamo
con fiducia. Perché la coerenza ha un valore. E l’informazione anche.

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