Turchia ammassa truppe al confine siriano

Migliaia di soldati dell’esercito turco convergono nella provincia di Sanliurfa tra Turchia e Siria, a pochi metri dalla siriana Tall Abyad, controllata dai miliziani curdi.

Turchia ammassa truppe al confine siriano
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28 Aprile 2017 - 10.58


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di Gianpiero Venturi

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Migliaia di soldati dell’esercito turco appartenenti al 7° Corpo
d’armata convergono verso il posto di confine di Akçale nella provincia
di Sanliurfa tra Turchia e Siria. La città, sede della 20a
Brigata meccanizzata, è posta proprio sulla frontiera, a poche centinaia
di metri dalla siriana Tall Abyad, controllata dai miliziani curdi.

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Verso Tall Abyad stanno convergendo anche colonne di miliziani
filoturchi provenienti da Jarablus. Le milizie passerebbero attraverso
il territorio turco, aggirando la curda Kobane che si trova proprio
sulla strada parallela al confine con la Turchia tra Jarablus e Tall
Abyad. Fonti indipendenti parlano di centinaia di mezzi e uomini armati.

Jarablus si trova immediatamente a ovest dell’Eufrate, a 1 km dalla
Turchia, con cui ormai non c’è più soluzione  di continuità
territoriale. Attualmente, al valico di frontiera di Karkamis (provincia
turca di Gaziantep), al posto della bandiera della Repubblica Araba di
Siria, sventolano i tricolori del Free Syrian Army, i ribelli riarmati
da Ankara attivi nel nord della Siria.

L’offensiva turca non è ancora partita, ma voci non ufficiali parlano di “preparativi imminenti”. Questione di giorni.

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Le truppe turche, dotate di importanti reparti corazzati,
attaccherebbero in profondità il territorio controllato dai curdi con
cui lo scontro è ormai totale.

Secondo Ankara l’eventuale offensiva in territorio siriano (seguito di Scudo dell’Eufrate del 2016, ormai archiviata) sarebbe una risposta ai continui attacchi delle Syrian Democratic Forces
che solo negli ultimi due giorni (26 e 27 aprile, nda) avrebbero
assaltato 13 posti di confine fra Siria e Turchia, distruggendo ben 5
carri armati turchi tra Derassiye e Senyurt.

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I turchi dal canto loro, grazie all’intervento massiccio delle forze aeree (leggi articolo), avrebbero ucciso “decine di miliziani” e distrutto “una serie di veicoli armati”.

L’escalation tra turchi e forze a prevalenza curda (le SDF
sono composte anche da arabi, nda) sta creando scompiglio nel fronte
nord est della Siria. Centinaia di miliziani curdi impegnati contro
l’ISIS sul fronte di Raqqa (distante solo 90 km dal confine turco)
sarebbero stati richiamati per proteggere la retroguardia e le
postazioni a ridosso della Turchia.

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Non a caso in queste ore l’offensiva contro lo Stato Islamico su
Tabqa e Raqqa sarebbe stata sospesa, ufficialmente per permettere agli
sminatori di bonificare le aree liberate. In realtà i continui attacchi
dei caccia turchi avrebbero distolto le forze curde, concedendo
indirettamente respiro ai miliziani del Califfato.

L’imbarazzo degli Stati Uniti è palpabile. Sia la Turchia che i curdi
sono stretti alleati USA. L’enorme quantitativo di armi controcarro di
cui dispongono le SDF è alla base degli importanti successi
ottenuti in poche ore contro le truppe corazzate turche; a questo si
aggiungono i 6000 soldati americani impegnati sul territorio siriano al
fianco delle milizie arabo-curde.

Mentre cresce l’attrito fra Ankara e Washington, Damasco gongola. La
guerra tra ISIS, Turchia e forze curde appoggiate dall’America, non può
che fare gioco.

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