di Giulietto Chiesa.
Com’è ormai evidente a tutti, la parabola di Trump, da Riyadh a Bruxelles a Sigonella, è stata un disastro politico-diplomatico. Viene ora da chiedersi se un giorno gli storici potranno fare un parallelo perfetto con la “fuga” del 1974 in Medio Oriente di Richard Nixon (quattro mesi dopo la quale lo attese un vergognoso Watergate).
Cioè quanto tempo gli e si concederanno gli avversari interni prima di metterlo sulla graticola dell’impeachment. Quello che è avvenuto negli ultimi giorni di Maggio ha infatti del paradossale. I rapporti inter-occidentali ne escono profondamente lesionati. Ma anche stranamente modificati. La furibonda Merkel parla ora di necessità dell’Europa di “fare da sé”. Il bellicoso Macron, appena uscito dal guscio, si fa avanti come protagonista nel rilancio della guerra contro Bashar al Assad, cioè nella provocazione contro la Russia. Come saranno regolati i rapporti interni alla Nato non lo sa nessuno, ma tutti sanno che non potranno essere come prima. Vale per tutti, Turchia compresa.
Donald Trump, dal canto suo, senza consultare nessuno degli alleati, ha inaugurato una nuova fase della politica americana in Medio Oriente che fa perno sull’Arabia Saudita e che si propone di riunire, sotto la benedizione di Washington, tutti e venti i paesi arabo-sunniti, con l’aggiunta di un’altra ventina di paesi musulmani, in una Nuova Crociata sunnita contro l’Iran. Ma è stato lui a cucinare una tale insalata, condita con 100 miliardi di dollari — che diventeranno almeno 350 in pochi anni — per armare la crociata?
Qualcuno ha parlato di una “Nato Araba”, e ovviamente il nome non sarà questo. Ma il significato è proprio questo: una nuova alleanza contro quello che viene considerato (e qui si vede benissimo, in trasparenza, la mano di Tel Aviv) il nemico mortale, il diavolo sciita. L’operazione ha, figurativamente, le caratteristiche di un salto mortale doppio carpiato. Trump va a nominare, a capo di una coalizione “contro il terrorismo di Teheran”, la testa del serpente che si chiama ISIS. Lo fa appena prima di avere invitato la Nato tutta intera a impegnarsi in un guerra contro il terrorismo, che viene indicato come nemico assoluto.
La Russia non viene qui nominata(ed è certamente un fatto significativo). Ma tra gli alleati Nato ce ne sono molti che ritengono piuttosto la Russia come il nemico assoluto. Certo più di Daesh. E poi chi bombarderanno, gli alleati della Nato? Macron, per esempio, riceve i “tagliagole moderati” della Siria e dichiara che il suo obiettivo è la testa di Bashar. Riassumendo (sempre che sia possibile): la “Nato araba” si prepara a colpire gli ahjatollah, con il plauso dell’America di Trump, mentre la Nato europea si prepara a colpire Bashar, senza il plauso di Trump?
Non esattamente. Stando ad ascoltare il generale Herbert MacMaster, il numero uno della Sicurezza Nazionale, la Crociata Araba dovrà colpire non solo Teheran ma anche Damasco. Il cielo del Medio Oriente rischia di diventare molto affollato. Troppo. Dunque occorrerà uno stato maggiore congiunto delle due coalizioni, quella vecchia e quella, nuova di zecca, inaugurata da Donald Trump e Riyadh. Quello che è del tutto evidente è che non ci sarà alcuna guerra (salvo quella di Mosca e Damasco) contro l’unico terrorismo attualmente esistente: quello — wahhabita — che, oltre a rimanere in Siria e in Iraq sotto la protezione dell’Occidente, mette le bombe in Europa. E il comando generale dell’Impero orienterà le due coalizioni contro la Russia e contro l’Iran.
Questo è quello che la squadra di Trump ha fino ad ora messo in piedi. Resta da vedere per quanto tempo questa squadra resterà al comando, essendo evidente che l’Europa che conta si è schierata contro di essa. Sarà utile tenere presente la possibilità che la “Crociata Araba”, avendo acquisito una struttura permanente, essendosi dotata di un comando unificato, avendo le armi necessarie per diventare temibile (tutte cose nuove, che sono state decise a Riyadh), decida di procedere per la sua strada, seguendo le indicazioni di Tel Aviv, ormai divenuta Gerusalemme, e non quelle di Washington e di Bruxelles.
Fonte: https://it.sputniknews.com/opinioni/201706014573769-trump-medio-oriente/