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di Alberto Negri.
La Libia non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato, quindi tutti coloro che arrivano sono considerati clandestini e in presenza delle costanti violazioni dei diritti umani non sussistono le condizioni per affidare ai libici il controllo dei flussi migratori.
Sono cose evidenti che sanno l’Italia, l’Europa e l’Onu.
L’unica alternativa civile sarebbe andare a prendere i rifugiati sulle coste libiche, pagare eventualmente i trafficanti per il loro riscatto invece di farli buttare in mare e portarli in Europa. L’Italia ha scelto di trattare per farli restare in Libia.
In ogni caso, sia per portarli via che per lasciarli sul posto, con qualcuno devi pure negoziare.
Altrimenti resta la guerra alla Libia e il suo commissariamento internazionale. Una guerra nel 2011 c’è già stata e sappiamo come è finita.
Le frequenti visite dei ministri europei in Libia, sia a Tripoli che a Bengasi, rafforzano l’ipotesi che si vogliano accreditare coloro che nel Paese svolgono meglio il loro lavoro di “uomini d’ordine”: in Europa nessuno vuole ricollocare a casa propria i migranti dalla Libia e da nessuna altra parte.
La condanna a soffrire nei campi libici è quindi una decisione europea per tenere in piedi un’Unione che si sfalda e che ha come unico caposaldo l’euro e la banca centrale.
Questo quadro economico è quello che consente a pochi di arricchirsi ma permette anche di raccogliere i fondi per tante altre belle cose, pure per il lavoro umanitario che serve a lavare le coscienze. Questo è il Sistema. Buona fortuna a tutti.
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