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Venezuela: Guaidó si è dato la zappa sui piedi, alla Casa Bianca rullano i tamburi di guerra

Il fallito tentativo di golpe a Caracas ha danneggiato significativamente la posizione internazionale dell’amministrazione Trump. Delegittimati i suoi agenti venezuelani, Guaidó e López

Venezuela: Guaidó si è dato la zappa sui piedi, alla Casa Bianca rullano i tamburi di guerra
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2 Maggio 2019 - 21.25


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da MoonOfAlabama.

Il fallito tentativo di colpo di stato di ieri in Venezuela ha danneggiato significativamente la posizione internazionale dell’amministrazione Trump. Ha delegittimato i suoi agenti venezuelani, Juan Guaidó e Leopoldo López. Dopo aver riconosciuto che il loro piano originale di “cambio di regime” era fallito (di nuovo), la Casa Bianca ha iniziato a far rullare i tamburi di guerra.
Quello non era il piano:
L’amministrazione Trump, che aveva sostenuto Guaidó fin da quando aveva sfidato per la prima volta l’autorità di Maduro, più di tre mesi fa, ovviamente riteneva che la giornata si sarebbe svolta diversamente.
Non esiste una spiegazione ufficiale del perché l’amministrazione Trump ritenesse che il comico tentativo di golpe di Juan Guaidó e del suo mentore, Leopoldo López, avrebbe funzionato.
Ci sono però segnali sul fatto che il governo del presidente Nicolas Maduro avesse teso una trappola. Diverse persone al vertice del governo venezuelano avevano falsamente promesso di schierarsi dalla parte dei rivoltosi filo americani. Hanno convinto Guaidó a lanciare il suo suo colpo di stato per poi lasciarlo fallire.

Guaidò in azione

 

Secondo un riassunto della situazione da parte del Washington Post, sembra che tutti si aspettassero un cambio di bandiera da parte di personaggi importanti:
Il caos a Caracas ha indicato che, anche se c’era un piano in svolgimento, vi era comunque la possibilità che le cose non andassero come previsto.

Gli annunci da parte dei funzionari di alto livello di Maduro sul loro cambio di schieramento non si sono materializzati e l’amministrazione [golpista] è sembrata sempre più incerta nel mettere a punto i passi successivi.

Il martedì precedente, Bolton aveva detto ai giornalisti che Trump stava osservando gli sviluppi politici in Venezuela “minuto per minuto“. Bolton aveva anche esercitato un’insolita pressione pubblica su vari funzionari del governo venezuelano per indurli ad abbandonare Maduro e ad entrare nelle fila dell’opposizione politica.

È un momento molto delicato“, aveva detto Bolton. “Il presidente vuole vedere una transizione di potere pacifica” che, aveva aggiunto, sarebbe stata possibile se un numero sufficiente di esponenti militari e governativi avessero cambiato bandiera.

In un apparente tentativo di dividere il governo Maduro, Bolton aveva affermato che alti funzionari, tra cui il Ministro della Difesa, Vladimir Padrino López, avevano avuto colloqui segreti con Guaidó, che li aveva invitati a “tener fede ai loro impegni” e a collaborare alla cacciata di Maduro.
Bolton aveva esplicitamente fatto i nomi di tre funzionari venezuelani: il Ministro della Difesa, il giudice supremo della Corte Suprema e il comandante della guardia presidenziale, affinché aiutassero Guaidó a prendere il potere.

Un alto funzionario latinoamericano ha riferito che i colloqui dei rappresentanti dell’opposizione con Padrino (e gli altri due) erano in corso “da settimane e che ai tre era stata promesso il mantenimento delle loro attuali posizioni se si fossero pubblicamente espressi in pubblico a favore dell’”ordine costituzionale“, cosa che avrebbe consentito a Guaidó di prendere il potere. Il funzionario, che aveva parlato, a condizione di rimanere anonimo, della situazione confusa e in rapida evoluzione aveva anche detto che le persone coinvolte nei negoziati non avevano nessuna idea di cosa fosse andato storto …

Elliott Abrams, l’inviato speciale dell’amministrazione [Trump] per il Venezuela, martedi scorso aveva detto ai giornalisti che gli Stati Uniti si aspettavano che Padrino, insieme al capo della Corte Suprema nominato da Maduro e al capo della guardia nazionale, dichiarasse il proprio sostegno alla costituzione venezuelana, se non necessariamente allo stesso Guaidó.

[Abrams] aveva affermato che i rappresentanti dell’opposizione avevano tenuto discussioni con i tre influenti funzionari del governo Maduro prima delle dimostrazioni programmate.

Anche Carlos Vecchio, l’ambasciatore di Guaidó negli Stati Uniti, aveva riferito, lunedì, che la dirigenza dell’opposizione aveva avuto “conversazioni con una parte della cerchia ristretta di Maduro e che “[questi personaggi] si rendono conto che Maduro non sta andando da nessuna parte. Maduro è il passato. . . ed è per questo che vogliono cercare un futuro diverso per il Venezuela.”
Tutti a Washington credevano che le personalità di spicco del governo venezuelano avrebbero cambiato sponda. Non l’hanno fatto. Vladimir Padrino ha espresso la sua netta opposizione al colpo di stato dopo un’ora dall’annuncio di Guaidó. Sembra che la squadra di Guaidó sia stata tratta in inganno dal Ministro della Difesa venezuelano e da molti altri funzionari civili e militari. Sembra anche che avessero promesso di sostenere Guaidó solo per indurlo a compiere un’azione che lo avrebbe messo in imbarazzo.
Un pezzo di McClatchy intitolato “Che cosa è andato storto?” sembra confermare questa interpretazione:
Nelle prime ore dell’alba, subito dopo il discorso tenuto da Guaidó nella Base dell’Aeronautica di Carlota a Caracas, si erano diffuse voci secondo cui il capo di stato maggiore delle forze armate, Jose Ornelias, e il potente comandante Jesús Suárez Chourio avrebbero dato il loro appoggio alla rivolta militare. Ma, con altrettanta rapidità, entrambi si erano uniti ad una lunga lista di funzionari che giuravano fedeltà a Maduro.

Il fatto che i funzionari militari, che devono la loro carriera e il loro sostentamento a Maduro e al Partito Socialista Unito del Venezuela, non lo abbiano abbandonato non dovrebbe essere una sorpresa, aveva detto un ex diplomatico degli Stati Uniti a Washington, che aveva parlato mantenendo il riserbo.
Aveva affermato di aver essere a conoscenza da almeno 10 giorni del progetto di Guaidó per l’appello alla rivolta.
“Se lo sapevo io, allora lo sapevano tutti”, aveva detto. “Il regime [Maduro] lo aveva previsto e si è preparato. Il regime probabilmente sapeva anche che alcune personalità di governo stavano avendo colloqui con l’opposizione e forse li aveva anche approvati.”
Il fallimento totale del colpo di stato è evidente quando si guarda a quello che è successo a Leopoldo López, il mentore di Juan Guaidó. Era agli arresti domiciliari per aver guidato le violente manifestazioni e gli scontri con morti e feriti del 2014. Ieri mattina i poliziotti lo hanno lasciato passare. Anche se le circostanze non sono ancora chiare, il capo della polizia responsabile degli agenti è stato licenziato. López aveva promesso ai suoi seguaci che sarebbe andato al palazzo presidenziale di Miraflores. Ma non è stato nemmeno in grado di uscire dalla zona orientale di Caracas. Ieri sera López, con moglie e figlia, è fuggito nell’ambasciata cilena. Sembra però che non abbia gradito l’alloggio. Due ore dopo si era già trasferito nell’ambasciata spagnola. Anche se il cibo dell’ambasciata può essere buono, sarà una vita molto diversa rispetto a quella della loro confortevole dimora. Alcuni dei soldati che avevano sostenuto Guaidó si sono rifugiati nell’ambasciata brasiliana. Guaidó è ancora libero.
McClatchy ha anche analizzato le conseguenze del fallito colpo di stato:
“.. La mossa di Guaidó è stata anche una scommessa assai precaria“, ha scritto [Risa Grais-Targow, un analista dell’Eurasia Group]. Se Maduro riuscirà a reprimere la ribellione, sarà un segnale forte sul fatto che gode ancora un alto grado di supporto militare, cosa che, a sua volta, probabilmente sgonfierà l’opposizione.”

Guaidó ha corso un rischio annunciando di avere il sostegno dell’esercito, ha detto [l’esperto di sicurezza venezuelana Brian Fonseca, ex marine ed ex analista di intelligence dell’U.S. Southern Command, ora direttore del Jack D. Gordon Institute for Public Policy presso la Florida International University] e, se l’esercito non lo sostiene, il risultato potrebbe essere devastante. “Se la rivolta di oggi fallisce, che cosa ne sarà della credibilità del movimento di Guaidó?
Guaidó e i suoi sostenitori nell’amministrazione Trump erano stati indotti a credere che alcuni elementi di primo piano del governo Maduro e dell’esercito si sarebbero ribellati al loro presidente. Hanno così dato vita ad un tentativo di golpe che è crollato nel giro di poche ore perché nessuno ha cambiato bandiera. Tutta la loro spavalderia si è ora sgonfiata. Guaidó ha perso la sua credibilità. Washington potrebbe ancora sostenerlo, ma a Caracas probabilmente non è rimasto nessuno a credere in lui.
Bolton, Pompeo, Abrams e, naturalmente, Donald Trump sono stati messi alla berlina come dei buffoni che, nonostante le loro posizioni di potere, non riescono nemmeno ad organizzare un semplice colpo di stato. Hanno sostenuto pubblicamente attraverso dozzine di tweet e di interviste quello che poi si è rivelato un pessimo spettacolo teatrale amatoriale. Il corpo diplomatico racconterà barzellette su questo episodio per il prossimo decennio.
Come osserva Saker :
L’Impero sembra solo essere forte. In realtà è debole, confuso, incapace e, soprattutto, gestito da una penosa accozzaglia di teppisti incompetenti, che pensano di poter terrorizzare tutti quanti fino alla resa, nonostante non abbiano vinto una sola guerra importante dal 1945. L’incapacità di infrangere la volontà del popolo venezuelano è solo l’ultimo sintomo di questa stupefacente debolezza.
Quando è stato evidente che il tentativo di colpo di stato era fallito, la Casa Bianca ha iniziato ad incolpare gli altri. Ha affermato che la Russia aveva dissuaso Maduro dalla fuga dal paese. Ha detto che Cuba, che in Venezuela ha 20.000 medici ma nessun soldato, ha il controllo dell’esercito venezuelano e che ne aveva impedito la rivolta. Ora sta incominciando a far rullare i tamburi di guerra.
Dopo aver perso la faccia, l’amministrazione Trump oggi ha alzato il tono della sua retorica:
Washington è aperta ad una “azione militare” per affrontare la crisi del Venezuela, ha annunciato il Segretario di Stato Mike Pompeo. Attenuando la sua retorica bellicosa, ha detto che un’opzione pacifica sarebbe maggiormente preferibile.
“Se la domanda è, gli Stati Uniti sono pronti a prendere in considerazione un’azione militare, se è quello che serve per ripristinare la democrazia in Venezuela, il presidente [degli Stati Uniti] è stato coerente e inequivocabile su questo, [affermando] che l’opzione di usare la forza militare è disponibile, se questo è ciò che alla fine occorre“, ha detto Pompeo in un’intervista a Fox News.
L’amministrazione Trump ha anche lanciato quella che può essere considerata una guerra psicologica:
La Federal Aviation Administration (FAA) ha emesso un’ordinanza, martedi scorso, cheproibisce agli operatori aerei statunitensi di volare al di sotto di 26.000 piedi [7.900 m.] nello spazio aereo del Venezuela fino a nuovo ordine, citando “l’aumento delle tensioni e dell’instabilità politica.”
L’avviso della FAA ribadisce che gli operatori aerei attualmente in Venezuela, compresi i jet privati, dovrebbero lasciare il paese entro 48 ore.

L’American Airlines aveva dichiarato a marzo che avrebbe sospeso indefinitamente i suoi voli per il Venezuela, dal momento che il paese era in preda a disordini politici e a manifestazioni di piazza.
Anche diverse altre compagnie aeree hanno cancellato i loro voli:
La compagnia aerea spagnola Air Europa riferisce che i voli per Caracas di mercoledì sono stati cancellati. Anche i voli dei prossimi 10 giorni potrebbero essere interessati dagli “ultimi sviluppi” in Venezuela.
L’agenzia di viaggi di Caracas, Molina Viajes, dice che i voli da e per Miami di mercoledì sono stati soppressi.
La compagnia aerea Estelar comunica che il suo volo di mercoledì da Buenos Aires, in Argentina, per Caracas è stato cancellato. Tuttavia, afferma che i voli da e per Perù e Cile sono operativi.
Queste normative della FAA vengono emesse solo per i paesi in cui è in corso una guerra vera e propria con interessamento dello spazio aereo e dove si prevede che vengano utilizzate le armi contraeree. Per ora, nessuno crede che gli Stati Uniti possano lanciare missili da crociera o bombardare il Venezuela. La cosa non sarebbe in alcun modo giustificata.
Ma, ancora una volta, che cosa succederebbe se dovesse esserci un “massacro” in Venezuela? Se centinaia di sostenitori di Guaidó venissero falciati da truppe armate di mitragliatrici in un’operazione false-flag gli Stati Uniti accuserebbero sicuramente il governo Maduro. Con i media degli Stati Uniti e il Partito Democratico pienamente allineati alla strategia del cambio di regime della Casa Bianca, ci sarebbe poca resistenza all’uso della forza. Un bombardamento “umanitario” contro obiettivi del governo venezuelano, in primis le sue difese aeree, potrebbe quindi essere considerato la risposta giusta.
Ecco un altro segnale inquietante che qualcosa si sta muovendo:
Patrick Shanahan, Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha annullato un viaggio in Europa che avrebbe dovuto iniziare questo mercoledì, 1 maggio, al fine di “coordinare in modo più efficace” con gli altri rami del governo, sia la situazione in Venezuela che la missione dell’esercito al confine con il Messico.
“Il segretario Shanahan non andrà più in Europa, poiché ha deciso che restare a Washington DC gli permetterà di coordinarsi in modo più efficace con il Consiglio per la Sicurezza Nazionale (NSC) della Casa Bianca e con il Dipartimento di Stato sulla situazione in Venezuela”, ha affermato il Pentagono in una dichiarazione.

Durante il suo tour in Europa, Shanahan aveva programmato di recarsi in Germania, in Belgio e nel Regno Unito.
Un altro segnale che c’è qualcosa in preparazione è la telefonata oggi tra il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il Segretario di Stato Mike Pompeo:
Il 1 ° maggio, in seguito ad un’iniziativa americana, ha avuto luogo una conversazione telefonica tra il Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, Sergey Lavrov, e il Segretario di Stato americano, M. Pompeo.
L’attenzione si è concentrata sulla situazione in Venezuela, dove elementi dell’opposizione, con il chiaro sostegno degli Stati Uniti, hanno tentato di prendere il potere. È stato sottolineato da parte russa che l’interferenza di Washington negli affari interni di uno stato sovrano e la minaccia nei confronti della sua leadership è una grave violazione del diritto internazionale. Si è anche ribadito [da parte russa] che la continuazione di gesti aggressivi può portare alle conseguenze più gravi. Solo il popolo venezuelano ha il diritto di determinare il proprio destino, ed è per questo che occorre il dialogo di tutte le forze politiche del paese, una cosa che il governo [venezuelano] richiede da molto tempo. Un’influenza esterna distruttiva, specialmente se esercitata con la violenza, non ha nulla a che fare con il processo democratico.
I generali del Pentagono non gradiranno affatto l’intensificarsi di tutta questa retorica. Guarderanno le loro mappe e scopriranno che il Venezuela ha il doppio delle dimensioni dell’Iraq e il 30% in più di quelle dell’Afghanistan. Ha giungle impenetrabili, montagne e baraccopoli dove persino le truppe venezuelane non osano entrare. Ha un esercito funzionante e difese aeree più che decenti, che sono state recentemente aggiornate dagli specialisti russi.
È improbabile che Trump voglia lanciare una guerra contro il Venezuela. Probabilmente sa che non sarebbe affatto un gioco da ragazzi e che rappresenterebbe un grave rischio per la sua rielezione. Ma chissà cosa potrebbero dirgli Bolton o Pompeo per fargli fare quello che vogliono. Sono appena stati sputtanati dal governo Maduro. Perché non dovrebbero sputtanare Trump?
 
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