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La responsabilità globale consiste nel riconoscere che il costo della ricerca del benessere perpetuata dai Paesi sviluppati del Nord viene spesso pagato con le risorse ambientali del pianeta e con lo sfruttamento dei Paesi in via si sviluppo. Ne risulta di conseguenza la presa di coscienza che il sistema “Terra” si presenta essenzialmente come un sistema chiuso
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ove gli effetti di azioni individuali-locali (nel macro/micro livello) possono ripercuotersi, a seconda della loro intensità , direttamente o indirettamente, in altri contesti, anche i più lontani in termini spazio-temporali (1).
La responsabilità globale comporta una riduzione del peso sulla natura e sugli altri popoli in termini di sfruttamento delle risorse e di allocazione degli impianti produttivi ed inquinanti: per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse spesso da tempo si assiste al fenomeno della environmentally marginalisation (Homer- Dixon 1994) (2) provocata da una resource capture: popolazioni povere economicamente e non in grado di sfruttare , per mancanza di tecnologie adeguate, la ricchezza di risorse di cui dispongono, si vedono “emarginate” dall”utilizzo di queste ultime in quanto subentra la mano di gruppi ricchi e potenti che se ne affibbiano la prerogativa. L”allocazione di impianti produttivi del Nord nei paesi in via di sviluppo ha come principale movente la ricerca di terreni edificabili e di manodopera a basso costo, e la mancanza di regolamentazioni ambientali severe; a questo spostamento ha corrisposto la specializzazione nel campo del terziario dei paesi del Nord e quindi l”evacuazione di quelle strutture più impattanti che vanno ad inficiare la qualità ambientale dei paesi in via di sviluppo, rendendo più difficile il perseguimento di uno sviluppo sostenibile.
Per quanto riguarda gli effetti indiretti di una mancata considerazione della responsabilità globale delle azioni individuali-locali, si può affermare, al livello micro del singolo, che essa derivi spesso dall”assenza di una responsabilità individuale e di una coscienza ambientale, in sostanza di una adeguata educazione ambientale, nonostante sia stata più volte ribadita la sua necessità nel perseguire l”ottica di comportamenti sostenibili (3).
Quest”ultimo si presenta come uno dei grandi limiti nel perseguimento dei principi dello sviluppo sostenibile, in quanto richiede il commutare abitudini consumistiche in un approccio ecocompatibile alle quali difficilmente la popolazione del Nord sviluppato sembra rinunciarne.
Nonostante ciò esponenti delle teorie ambientaliste hanno fatto sentire la propria voce ed hanno riportato anche l”esperienza di coloro che nel piccolo hanno saputo riconoscere l”importanza del contributo del singolo al miglioramento delle condizioni del Pianeta: si cita qui l”autrice Julia Butterlfy Hill, che con la sua esperienza ha saputo scuotere la sensibilità di quanti come lei tengono al futuro e alla salute del nostro pianeta (4): nel suo testo “Ognuno può fare la differenza” per la prima volta viene detto in modo dettagliato, pratico e , soprattutto, realistico, come cambiare concretamente le abitudini quotidiane che arrecano danni all”ambiente.
Cinque regole sono le regole base per tutelare ogni forma di vita sul nostro pianeta: RISPETTO-RIFLESSIONERIDUZIONE-RIUTILIZZO-RICICLIO. Lo scritto si presenta dunque come una lezione di vita estremamente attuale ed una risposta concreta ai problemi dell”ambiente. Il testo, in quanto originario nel contesto americano, risulta però poco adattabile al contesto italiano, ma anche in Italia comincia a farsi avanti uno spirito ecologista: si cita qui il testo “Salvare il mondo senza essere Superman-gesti di ecologia quotidiana” di Roberto Rizzo (5) che, sulla riga dell”autrice americana Hill, si presenta come una guida alla riduzione dell”inquinamento e dimostra la fiducia nell”utilità anche dei gesti piccoli della quotidianità .
Per quanto riguarda il livello macro – degli impianti produttivi si intende- si presentano ulteriori complicazioni: per perseguire un reale sviluppo sostenibile, non basta soltanto ad esempio diminuire le emissioni nocive nell”atmosfera o lo smaltimento dei rifiuti, risulterebbe piuttosto necessaria una riprogettazione del ciclo dei prodotti che vengono commercializzati, allo scopo di prevederne le modalità di smaltimento già al momento della produzione, nell”ottica del “prevenire è meglio che curare”.
Proseguendo il discorso della responsabilità globale al livello macro sono stati fatti molti passi avanti nel campo delle Dichiarazioni Internazionali e delle regolamentazioni sulle emissioni (6 ) che purtroppo risultano inefficaci se non riscuotono la partecipazione e l”adozione di tutti i grandi Paesi del Nord (basti pensare al caso degli Stati Uniti); in casi più gravi si è assistiti inoltre (sempre da parte degli Stai Uniti) all”occultazione e manipolazione dei risultati di studi scientifici che fossero in grado di dimostrare la stretta connessione tra il global warming e le emissioni di CO2 derivate dall”utilizzo di combustibili fossili come fonte energetica (7).
Nonostante ancora ci sia chi nega la relazione CO2-effetto serra, va comunque sottolineato che utilizzo di combustibili fossili, come la benzina per le automobili ad esempio, si rivela un potente inquinante e i suoi effetti oggi giorno si diffondono sul pianeta: le nubi in cui si condensano i gas provenienti dalla combustione nei motori, non si dissolvono subito nell”atmosfera, ma rimangono addensate e possono percorrere anche migliaia di km (8) raggiungendo quei paesi che tanto fanno per limitare la produzione di CO2.
Il dibattito sulla responsabilità globale si dimostra perciò ricco di controversie che appaiono difficili da risolvere in quanto vi è sicuramente la mancanza di azioni forti che portino ad un reale cambiamento nella luce del perseguimento di uno sviluppo sostenibile, alle quali si aggiungono tendenze sempre più marcate verso previsioni catastrofiste del futuro dei prossimi dieci anni (almeno così sembra la soglia limite oramai condivisa da più parti entro oltre la quale sarà troppo tardi per intervenire); nonostante ciò va ad aggiungersi il fatto che all”attualità ancora si discute del come agire (che già si faceva dagli anni 70-80) come se ancora ci fosse da dire o dimostrare del come l”uomo con il suo agire sconsiderato abbia stravolto gli equilibri delle risorse e del clima; come se ancora si cercassero o si chiedessero prove evidenti nonostante le catastrofi naturali che si abbattono sempre più frequentemente sul pianeta; c”è ancora chi si dimostra miscredente nei confronti del legame emissioni CO2-effetto serra, e altro ci sarebbe su cui discutere… Rimane purtroppo costante e intaccabile l”attitudine dell”essere umano al voler prendere in considerazione gli effetti delle proprie azioni solo quando essi siano visibili e riscontrabili nel breve periodo, dimostrando la mancanza di un”ottica lungimirante: questo atteggiamento lo si denota dell”agire non solo delle grandi industrie, ma anche in quello delle Amministrazioni Pubbliche e in quello del singolo cittadino, che risulta eclatante se si fa riferimento al contesto italiano, spesso l”ultima ruota del carro all”interno dell”attuazione delle politiche sostenibili di reale efficacia…
In conclusione nel prendere in considerazione la tematica della responsabilità globale si può aggiungere che il grande limite stia nel considerare gli effetti delle azioni individuali-locali (nel macro/micro livello) nella loro singolarità , senza considerarne le ripercussioni in altri contesti e territori e sottovalutando gli impatti cumulativi risultanti alla scala del globale.
Jessica Brighenti è dottoressa in “Urbanistica e Scienze della pianificazione territoriale ed ambientale” (environmental and urban planning sciences) “Università La Sapienza”, Roma.
Note
1Â Definizione da me realizzata, in sintesi con le correnti di pensiero contemporanee
2Â Homer-Dixon and the Toronto Group, gruppo di ricerca sull”Environmental Scarcity, 1994 “Evidence from cases”.)
3Â Dichiarazione di Tbilisi, 1977, Unesco, Programma delle Nazioni Unite
4 Julia Butterfly Hill, 2002, “Ognuno può fare la differenza”, Casa Editrice Corbaccio, Milano
5Â Roberto Rizzo, 2005, “Salvare il mondo senza essere Superman”, Giulio Einaudi editore
6Â Protocollo di Kyoto, 1997
7Â “An inconvenient truth”, Al Gore, 2005, documentario sul global warming, caso della commissione d”accusa nei confronti dell”amministrazione G.W. Bush nell”aver occultato e manipolato le dichiarazioni ufficiali dell”E.P.A.
8Â Documentari National Geographic, “Notizie dalla terra”, dvd in allegato al num. Ottobre 2007
BIBLIOGRAFIA
Homer-Dixon and the Toronto Group, gruppo di ricerca sull”Environmental Scarcity, 1994 “Evidence from cases”
Dichiarazione di Tbilisi, 1977, Unesco, Programma delle Nazioni Unite
Julia Butterfly Hill, 2002, “Ognuno può fare la differenza”, Casa Editrice Corbaccio, Milano
Roberto Rizzo, 2005, “Salvare il mondo senza essere Superman”, Giulio Einaudi editore
Protocollo di Kyoto, 1997
“An inconvenient truth”, Al Gore, 2005, documentario sul global warming, caso della commissione d”accusa nei confronti dell”amministrazione G.W. Bush nell”aver occultato e manipolato le dichiarazioni ufficiali dell”E.P.A.
Documentari National Geographic, “Notizie dalla terra”, dvd in allegato al num. Ottobre 2007
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