'L''Italia è malata, bastoniamola'

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26 Maggio 2010 - 21.04


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di Roberta Carlini – sbilanciamoci.info.

Tremonti si accoda nel vento europeo con la sua manovra di emergenza. Nelle stesse ore, l”Istat diffonde i numeri del paese, che mostrano i guasti già fatti da una recessione che con i nuovi tagli potrà solo approfondirsi, in una spirale pericolosa. La contro-manovra di Sbilanciamoci!.

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Il debito pubblico italiano è troppo alto in rapporto al Pil? Certo che sì. Serve a qualcosa, la manovra da 24 miliardi sobriamente definita da Tremonti “un tornante della storia”? Certo che no.

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Da tempo gli economisti (solo alcuni per la verità) cercano di spiegare quello che i bambini di solito studiano in quarta elementare, cioè le frazioni: se scende il numeratore, ma contemporaneamente scende anche il denominatore, non è detto che il valore del rapporto si riduca.

Anzi può persino aumentare: dipende (nell”aritmetica) dall”entità delle rispettive riduzioni, e (nell”economia politica) dalla strada che si prende per la discesa.

In parole povere: se scende il debito, ma scende anche il Pil, il rapporto può persino peggiorare.

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Il Rapporto annuale dell”Istat sulla situazione del paese, diffuso per coincidenza nello stesso giorno della manovra ci aiuta a capire che proprio questa è la dinamica in cui ci siamo infilati; mentre un documento come la “contromanovra” di Sbilanciamoci! ci aiuta a pensare a strade alternative per una discesa sostenibile.

Le cifre dell”Istat. La quantità di informazioni è sterminata, e ciascuno se ne può fare un”idea direttamente (prima che il Gasparri di turno dica che a lui risultano altri numeri, o che si decida di chiudere anche l”Istat dopo l”Isae e l”Isfol).

Semplificando al massimo, l”Istat quest”anno ci dice due cose:

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1) che la crisi economica in Italia è peggiore che in altri paesi europei: nel biennio 2008-2009 la flessione del Pil è stata del 6,3%;

2) che l”hanno pagata, finora, soprattutto i giovani, protagonisti della fascia del mercato del lavoro sterminata dal taglio dei contratti atipici, e le donne, che vanno ad aumentare la fascia degli inattivi per “scoraggiamento”.

Di tutto il capitolo 3 (Gli effetti della crisi su individui e famiglie) andrebbe data pubblica lettura nelle sedi in cui si discuterà e voterà la manovra; basti citare due dati: nel 2009 il reddito disponibile delle famiglie è sceso del 2,9% e il potere d”acquisto procapite è sceso sotto il livello del 2000.

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Ma, restando ai conti pubblici, concentriamoci sulla prima parte della storia: l”avvitamento tra crisi, deficit e debito. I governi dei paesi europei hanno speso di più, mentre le entrate rallentavano e il Pil scendeva. Così per l”insieme dall”area dell”euro il rapporto tra debito e Pil è passato da 69,4 a 78,7%, mentre l”indebitamento netto (il deficit annuale) è salito dal 2 al 6,3%.

In questo quadro, l”Italia occupa una posizione particolare: mentre gli altri hanno speso molto di più per sostenere le banche, la nostra spesa pubblica è cresciuta di meno e soprattutto in relazione all”aumento della cassa integrazione; inoltre, anche la riduzione delle entrate è stata meno forte di quella degli altri (per effetto dello scudo fiscale).

Però, “in ragione della forte caduta del Pil e del livello elevato del debito”, i conti alla fine sono peggiori di quelli degli altri: il rapporto debito/Pil sale da 106,1 a 115,8 e l”indebitamento da -2,7 a -5,3. Siamo partiti da un debito più alto (numeratore), siamo scesi con una caduta più rapida del Pil (denominatore).

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Emergenza pubblica. Di fronte a queste cifre, chi vuole può continuare a pensare che l”emergenza sia nei numeri del debito pubblico – che è troppo alto sì, ma da qualche decennio – e non in quelli della disoccupazione, inoccupazione, spreco di risorse. Può dimenticarsi l”opportunistica riscoperta keynesiana di qualche mese fa, buona per tamponare le falle finanziarie, e tornare a una visione smemorina dell”economia e della politica economica, quella che dice che affamando lo stato (e i suoi impiegati, nel caso specifico) si risolleva l”umanità.

Deve comunque poi spiegare come fa a togliere risorse all”economia senza deprimere l”economia; a tagliare gli stipendi agli insegnanti convincendoli però ad andare a fare shopping e vacanze nel tempo libero; a bloccare le assunzioni e i nuovi contratti chiedendo nel contempo ai ragazzi di uscire di casa e magari comprarsela anche, una casa; a continuare a dare cassa integrazione in deroga senza far niente perché le deroghe cessino di essere la norma.

E” vero che in questa trappola – il rigore in recessione, bastonate sul malato – è caduta tutta l”Europa, ma è anche vero che ci sono malati e malati, bastonate e bastonate (nonché medici e medici: la lotta all”evasione fiscale fatta subito dopo il regalo ai capitali evasi all”estero e in contemporanea col condono edilizio è uno spettacolo inedito persino per il paese che costruisce ad Agrigento nella Valle dei Templi).

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Si può fare qualcosa di diverso, per raddrizzare i conti e re-indirizzarli?

Qualcuno pensa di sì, e ci prova. Il documento della campagna Sbilanciamoci!, che si può leggere nell”allegato, mostra in successione una serie di mosse possibili. Sulla base delle quali vorremmo far partire su questo sito una riflessione: criticatele, smontatele, integratele, proponetene altre. Discutiamone.


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In allegato pdf, le controproposte della Campagna Sbilanciamoci!

NOTE RAPIDE 4- contromanovra.pdf 237,69 kB.


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Fonte: http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/L-Italia-e-malata-bastoniamola-4532.

 

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