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Questo è un argomento a cui non crede nessuno. Persino i più accaniti sostenitori del picco del petrolio, persino i più convinti catastrofisti sulla fine delle risorse energetiche non hanno mai osato ipotizzare un”imminente crisi del carbone. Che poi occorra considerarlo come “finito” perché inquinante come quasi nessun altra risorsa è assodato, ma di carbone ce n”è a iosa e neanche si… sprecano energie a misurarlo. Nessuno lo fa insomma, tranne ovviamente i cinesi. Il Paese più previdente del mondo (a modo suo) sta pensando di limitare la produzione interna di carbone nel periodo 2011-2015. Il governo è preoccupato che le riserve stiano scendendo troppo velocemente a causa di un”economia in espansione incontrollata.
La Cina vanta il 14% delle riserve mondiali di carbone, ma il suo consumo è uno stellare 47%, più del triplo, il che è insostenibile. Così il Wall Street Journal:
Anche se il limite non è stato ancora ufficialmente introdotto, la Cina non può mantenere una produzione crescente per un altro decennio. Il settore minerario è soffocato da colli di bottiglia infrastrutturali, specialmente strade e ferrovie, e le riserve di carbone più facili da estrarre sono già state sfruttate. Gli esperti cominciano a fare previsioni su quando le riserve cinesi si esauriranno: uno scenario da incubo, in un Paese dove il 70% dell”energia deriva dal carbone.
Non è facile calcolare le riserve cinesi. Ma è certo che, come per il petrolio, non tutto il carbone ha la stessa resa energetica: molti dei nuovi depositi scoperti in Mongolia, ad esempio, sono di scarsa qualità . E se anche la Cina dovesse limitare la crescita della domanda ad un 5% annuo, resterebbe senza carbone in appena 21 anni.
E” una cosa che mette i brividi, venire a sapere che il carbone cinese possa finire in un così breve lasso di tempo. Il carbone non era pressoché infinito, credevamo noi? Nulla è infinito, e tutto sembra agli sgoccioli in questa tempesta perfetta.
Fonte: http://petrolio.blogosfere.it/2010/11/il-picco-del-carbone-cinese.html.
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Grafico tratto dal Wall Street Journal, rielaborato a cura di Megachip.
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