‘
Ai dodicimila cittadini di Novi Pazar – che in italiano si traduce “nuovo mercato” – il nome di questo paesino eretto nel nordest della Bulgaria, non deve aver portato una gran fortuna. Sviluppatosi a quattrocento chilometri dalla capitale Sofia, l”antico comune circondato da amene e desolate campagne, può diventare un”arena di scontro fra poteri economici e militari, dal sapore di guerra fredda. Da qui, fra i campi che circondano il piccolo centro e il resto della regione, gli eredi californiani dei Rockfeller vogliono espandere il business del gas di scisto e, di conseguenza, dare uno scossone allo status quo vigente nella produzione energetica europea.
E proprio nella misura in cui la fornitura di gas in Bulgaria è monopolio della Gazprom, la mossa della Chevron pare di quelle ardite. Nel pieno dell”estate, il governo di Sofia ha annunciato l”investimento da parte del colosso californiano di 30 milioni di euro, cifra sborsata per la concessione alle perforazioni.
Stando ai dati odierni, la missione yankee in un paese da noi più noto tuttora per i numeri mancini di Stoickov che altro, non dà la sensazione di essere un grande affare.
La Bulgaria è infatti penultima in Europa per consumo di gas. Oggi.
Ma se fra pochi anni, quando tutto sarà pronto, i big manager della West Coast l”avranno vista giusta, e cioè se i mille miliardi di metri cubi di gas ci saranno davvero, si possono aprire lucrose prospettive. La geografia bulgara è infatti disegnata in posizione più o meno baricentrica fra Romania, Grecia, Serbia e Turchia, paesi verso i quali si pianifica lo sviluppo di reti di distribuzione. E le linee Nabucco – progetto europeo – e South Stream – russo – qualora realizzate, dovranno passare da queste parti.
Com”è ovvio che sia, la notizia delle trivellazioni marchiate Chevron, ha generato un entusiasmo diffuso. Il ministro dell”energia Traycho Traykov prevede “una fornitura di gas domestico – e dunque a prezzi ribassati – la riscossione di royaly e tasse, aumento dell”occupazione e investimenti in infrastrutture”.
In verità , quando si parla di gas di scisto non è mai tutto rose e fiori. A causa delle difficoltà di estrazione, le operazioni per riportare in superficie la sostanza hanno un impatto ambientale pesante.
La tecnica utilizzata per prelevare il gas, che giace a consistenti profondità , è chiamata hydraulic fracturing. Consiste nello sparare a forte pressione un getto d”acqua arricchita con additivi chimici, al fine di frammentare la roccia e liberare il gas. I dubbi sull”impatto ambientale ci sono e se ne sta discutendo soprattutto negli Stati Uniti, dove sulla roccia di scisto si punta molto. Si parla di fughe di metano durante le operazioni, di inquinamento delle falde acquifere e di devastazione paesaggistica, poiché i lavori per la sottrazione di questo particolare gas si svolgono orizzontalmente anziché in verticale.
Tuttavia, mentre gli effetti su ambiente e individui, come spesso accade, potrebbero diventare di pubblico dominio troppo tardi, il gas di scisto è già oggi identificabile con un ruolo chiaro negli equilibri internazionali. Come spiega uno studio del Baker Institute (Shale gas and U.S National Security). Attraverso la disponibilità di tale fonte energetica, una potenza dalla parabola in discesa, gli Stati Uniti, si giocherà le ultime carte. Per ostacolare una Russia che va affermandosi quale attore centrale nel nuovo ordine multipolare, grazie all”arma di ricatto dell”erogazione di gas.
Â
‘