Solo il rumore ci potrà salvare

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19 Aprile 2012 - 20.04


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di Anna LamiMegachip

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SilenziosaMente al Pantheon contro i suicidi dei lavoratori e degli imprenditori, con il sostegno del Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e quello di Enrico Gasbarra, il segretario del PD Lazio. Non mancavano nemmeno Gianni Alemanno e la consorte, nonché consigliere regionale, Isabella Rauti.

Difficile concepire un”ipocrisia pari a quella con cui vengono sponsorizzate iniziative di questo genere. E non perché “uniscono”. In Italia statisticamente falliscono trentuno aziende al giorno. Si tratta principalmente di aziende a conduzione familiare, pilastro della (compianta) ricchezza economica italiana. Non si riescono nemmeno a quantificare, invece, i lavoratori licenziati quotidianamente.

Il problema è che queste manifestazioni, pubblicizzate in scioltezza da buona parte degli organi informativi mainstream, dal Giornale al Corriere, dal Messaggero all”Unità, e per le quali fioccano le adesioni istituzionali, danno l”idea che la popolazione sia tutta sulla stessa barca, per cui in fondo mal comune mezzo gaudio: del resto quando piove, piove per tutti.

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Cadono a pennello per alimentare tesi false ed opportuniste: a pagare la crisi saremmo un po” tutti quanti, dal macellaio, allo studente fuori sede, dall”immigrato al pensionato, dall”imbianchino meridionale per arrivare fino al grande industriale, all”ereditiera, al factotum nonché al marketing manager e al broker finanziario. Per quanto bizzarra, l”idea sta prendendo piede, e non casualmente: torna molto utile alle tattiche delle grandi aziende il giocare sull”ambiguità del termine “imprenditore”. Non per nulla, da settimane non passa giorno senza che qualche organo di carta stampata dedichi un pezzo al suicidio tra gli imprenditori.

Se andiamo a guardare con più attenzione, ci rendiamo conto che ci sono sì, ed in buon numero, imprenditori che si tolgono la vita in tempo di crisi, ma si tratta quasi esclusivamente di chi, nella lotta per la sopravvivenza della specie, ha perso perché troppo “piccolo”. Si suicidano perché magari anche loro avevano fatto gli operai per vent”anni ed i loro dipendenti li chiamavano per nome e cognome.

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Per ragioni economiche non si suicida nessuno che di cognome si chiami Benetton. E non tutti gli imprenditori italiani pagano la crisi. I grandi di tasca propria la pagano molto raramente, loro se ne vanno in tempo: la crisi, diversamente dalla pioggia, non è per tutti. Sono dolori per la maggioranza, non certo per la totalità. Per qualcuno, non solamente gli ignoti e lontani strateghi di Wall Street o di Francoforte ma anche nostri connazionali, questa “congiuntura economica” o come si ostinano a definirla arriva a comportare addirittura uno zero in più sul conto corrente. Senza dubbio numerosi tra i presenti alla fiaccolata del Pantheon si saranno accorti della recessione perché l”hanno sentita nominare da Mentana.

La fiaccolata sciorina dati sui suicidi e sulle misere entrate delle Pmi. Ma se è per questo, lo fa spesso anche il Sole 24 ore. Il problema è che questo genere di iniziative indicano il cadavere ma nascondono l”assassino.

Di chi è la colpa se tra disoccupati e piccoli imprenditori due al giorno si tolgono la vita? È della crisi globale certamente. Riguarda i mercati finanziari, ovvio, e soprattutto le economie reali. Il funzionamento di entrambe, però, è coordinato ed indirizzato da persone fisiche, fisiche quanto i corpi delle 23 vittime accertate della crisi economica dal 2012 in Italia. Signori che più o meno consapevolmente conducono una lotta di classe spietata che si serve tanto di Mario Monti ed Elsa Fornero quanto di Nicola Zingaretti, Luca Gasbarra e colleghi, per non citare i tre principali sindacati, tra cui la Cgil, tanto solerte nell”aderire a queste iniziative quanto celere ad abbandonare i lavoratori alla ferocia dei tecnici.

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Le manifestazioni silenziose all”insegna del volemose bene non salveranno nessun”altra vittima delle politiche recessive di austerity. I ritrovi a bassa voce che magari scelgono come interlocutori quelle stesse istituzioni che hanno contribuito a fare in modo che si compisse più celermente la distruzione del tessuto economico e sociale nazionale, fanno puntualmente il gioco degli assassini e di sicuro non salvano nessuno dalla folle violenza dei pochi. Solo il rumore ci potrà salvare.


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