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NEW YORK - Il più recente cavo sottomarino installato nell”Atlantico, per collegare New York e Londra, costruito dalla Hibernian Atlantic, è riservato alle transazioni finanziarie. Servirà a far guadagnare “ben” cinque milli-secondi ai trader delle due principali piazze finanziarie del globo. Cinque milli-secondo sono un”eternità , nel mondo delle transazioni computerizzate.
L”inaugurazione da parte della Hibernian Atlantic è avvenuta proprio mentre sono nel mirino dei governi le transazioni super-veloci e automatizzate, programmate attraverso appositi software informatici, e note come “high-frequency” o “high-speed” trading. Stati Uniti, Unione europea, Canada: sulle due sponde dell”Atlantico gli organi di vigilanza e le autorità di controllo sospettano che ci sia qualcosa di marcio nel mondo delle transazioni ad alta frequenza, che per comodità abbrevieremo d”ora in avanti come Hft. O quantomeno, vogliono più trasparenza e regole chiare, per impedire che la diffusione dell”Hft accentui a dismisura la volatilità dei mercati, con la possibilità di incidenti seri.
La vittima inconsapevole dell”alta frequenza, infatti, siamo tutti noi: ovvero i risparmiatori che affidano in gestione i propri soldi a banche, fondi comuni, assicurazioni, le cui strategie d”investimento vengono travolta dai predatori dell”Hft. Sanzioni, multe e indagini si stanno moltiplicando, prima ancora dell”arrivo di nuove regole. Dagli Usa all”Europa diversi trader sono stati già puniti per manipolazione illegale dei prezzi. Il trucco più frequente, il più facile e meno rischioso: approfittando proprio dei milli-secondi di vantaggio che hanno sugli investitori normali (anche grossi investitori istituzionali come i fondi comuni, le banche), gli operatori dell”Hft piazzano i propri ordini in anticipo sull”arrivo di grosse transazioni, e così lucrano il vantaggio di chi conosce in anticipo la direzione in cui si muoveranno la domanda e l”offerta, l”aumento o la discesa dei prezzi.
Ma ci sono altre dinamiche, più complicate e più sottili, che gli stessi operatori non controllano fino in fondo, e il pericolo lo si è visto ad esempio nella famigerata seduta del 6 maggio 2010, passata alla storia per l”improvviso tracollo di 700 punti dell”indice Dow Jones, senza una ragione precisa se non “l”impazzimento” dei programmi ad alta frequenza. Gli operatori di Wall Street e della City di Londra naturalmente respingono le accuse, ribattono che la stragrande maggioranza delle transazioni sono perfettamente legittime, difendono l”Hft come un fattore di efficienza dei mercati, che li rende più liquidi e quindi abbassa il costo del singolo investimento. Questa è la classica autodifesa che attinge all”armamentario ideologico del neoliberismo: è un leitmotiv ricorrente dall”epoca di Milton Friedman e della scuola di Chicago che posero le fondamenta teoriche per il grande matrimonio fra le Borse e le tecnologie informatiche fin dagli anni ”70.
Di questo Verbo neoliberista fa parte anche la convinzione che gli operatori del mercato sono i primi ad avere interesse alla regolarità delle transazioni, e quindi sono motivati ad autodisciplinarsi. (Qualcuno potrebbe ricordare che Alan Greenspan diceva la stessa cosa a proposito dei banchieri fino al 2007). A sostegno della loro autodifesa, i grandi hedge fund sono pronti a esibire qualche studio accademico che dimostrerebbe i presunti benefici dell”alta frequenza degli scambi automatizzati. Ma un”analisi compiuta sull”indice delle 500 maggiori società quotate (Standard & Poor”s 500 Index) ha dimostrato una formidabile crescita della volatilità , con oscillazioni sempre più alte all”insu e all”ingiù da quando esiste l”Hft elettronico. Tutto questo in coincidenza con un potenziamento tecnologico che ha ridotto nell”angolo l”elemento “umano” che opera sui mercati.
La leva dell”Hft è decisiva per capire l”aumento nel volume delle transazioni: ancora nei primi mesi del 2007, prima della recessione e quindi con un”economia reale ben più florida di quella attuale, il volume degli scambi quotidiani sulle Borse Usa coinvolgeva 6 miliardi di azioni. Oggi siamo a quota 8 miliardi. L”aumento dell”incidenza dell”Hft è tale che oggi due azioni su tre vengono scambiate attraverso quei programmi ad alta velocità , in America. E sempre più spesso ciò avviene anche in altre Borse del mondo, a cominciare da quella di Londra. I casi di flagranza di reato sono ancora pochi, perché gli strumenti per indagare sono rudimentali. E” un classico esempio in cui la caccia guardie e ladri si svolge in modo asimmetrico: è sempre il ladro ad avere una lunghezza di vantaggio in termini di know how tecnologico. Ma è interessante ricordare alcune punizioni.
A Londra le autorità di vigilanza hanno multato per 8 milioni di sterline una società di trading canadese, la Swift Trade, per l”uso di una tecnica chiamata “layering“. Si tratta dell”emissione di massicci ordini di acquisto o vendita, che poi vengono cancellati una frazione di secondo prima che vengano effettivamente eseguiti. La tecnica è molto in voga, si direbbe, perché poco dopo il caso londinese anche a New York la Financial Industry Regulatory Authority ha incastrato un reprobo. In quel caso si trattava della Trillium Brokerage Services, multata per 2,3 milioni di dollari. Stessa tecnica di “layering” anche per lei. La pratica della cancellazione repentina di migliaia di ordini poco prima che vengano eseguiti, è molto diffusa.
È chiaro a cosa serve: prima i trader dell”Hft “sparano” sul mercato questi ordini voluminosi, sapendo che avranno l”effetto di spostare i prezzi, poi li cancellano e piazzano altre transazioni per lucrare sui movimenti di prezzi che loro stessi hanno provocato. Tutto questo è molto più raffinato e sottile dell”aggiotaggio vecchio stile, ed è possibile solo grazie alla tecnologia. Ma anche grazie alle evidenti lacune nella normativa. Per questo le norme stanno cercando di recuperare il ritardo. Negli Stati Uniti la Securities and Exchange Commission (Sec) ha varato requisiti di trasparenza più severi su tutti i trader di larghe dimensioni, chiedendo in particolare informazioni dettagliatissime sulle transazioni elettroniche ad alta velocità . In Europa la Commissione di Bruxelles ha presentato la proposta di direttiva “Mifid II” che va nella stessa direzione.
Il commissario europeo al mercato unico, Michel Barnier, ha preso di mira in particolare i “dark pool” o “bacini oscuri”, vere e proprie Borse parallele dove si stanno spostando molte transazioni Hft per sfuggire alla curiosità degli organi di vigilanza. Come le nuove regole della Sec, anche la direttiva Mifid II della Commissione europea si applicherebbe alle transazioni su ogni tipo di attività finanziaria: azioni, titoli pubblici, obbligazioni private, futures e derivati. Sarebbe un limite serio, per la prima volta da anni, al dilagare dei nuovi strumenti tecnologici. Ma di tutte le proposte di riforma in circolazione, la più efficace resta la Tobin Tax, cioè l”imposizione di un prelievo fiscale su ogni transazione finanziaria. La Tobin Tax avrebbe un”aliquota molto bassa, sicché l”impatto sul risparmiatore sarebbe insignificante. Ma essendo una tassa che scatta ad ogni operazione, il suo costo sarebbe invece tutt”altro che trascurabile per i colossi dell”Hft.
Di fatto la Tobin Tax colpirebbe in modo spoporzionato proprio loro, i grandi squali delle transazioni alla velocità della luce, quelli che non hanno bisogno di fare insider trading perché ci bruciano sul traguardo sapendo già quel che facciamo noi. Guarda caso, il dibattito sulla Tobin Tax appare e scompare, ma finisce sempre su un binario morto. E” forse l”unico caso di una tassa che piacerebbe “al 99%”, ma l”1% che ne blocca l”approvazione ha dimostrato di avere un potere di veto finora insormontabile.
20 Aprile 2012
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