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In un Paese dove annualmente in media vengono consumati 500 Km2 di territorio, ambienti invasi dal cemento sottratti alla natura e all”agricoltura, sapere che l”edilizia sta subendo un forte rallentamento dovuto alla crisi non può far dispiacere a chi ha a cuore la tutela del territorio. Tutela che a nostro modo di vedere non è solo conservazione che ovviamente in taluni casi è imprescindibile, ma è sviluppo nella direzione della sostenibilità che fino ad oggi non si è realizzato. Ovviamente non possiamo dimenticare che nel settore edilizio lavorano tra gli 8 e i 10 milioni di persone, che rappresentano tra il 14 e il 17% della popolazione, e che molte di queste, causa la congiuntura, stanno vivendo periodi drammatici.
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E poi c”è l”indotto ed i settori collegati come ad esempio quello delle macchine movimento terra.
Secondo i dati raccolti da Ascomac Cantiermacchine relativi al primo trimestre di quest”anno, si registra mediamente una contrazione delle vendite di macchine movimento terra, impiegate nei cantieri, nelle manutenzioni stradali, negli interventi di sistemazione territoriale, pari ad oltre il 21% rispetto allo stesso periodo del 2011. Un calo che va ad aggiungersi al trend negativo che ha colpito il comparto dal 2007 al 2011 registrando una contrazione della domanda di questi macchinari del 65%. Questi numeri, dietro i quali ci sono delle persone, sono preoccupanti e si spiegano con il fatto che ci sono minori risorse pubbliche e private per acquistare il “nuovo” (i dati delle vendite del settore auto sono una conferma in altro campo) e si mira a rendere ancora utilizzabile l”esistente anche se vetusto.
Il Paese però ha bisogno di impiegare la sua forza lavoro del settore edilizio in quelle infrastrutture strategiche (pensiamo allo stato in cui versano le ferrovie nel Sud o gli acquedotti) che ancora non ha o che non sono adeguate, e nella riqualificazione dell”esistente. Non Leggi Obiettivo quindi che sono servite a finanziare soprattutto strade, tra l”altro molte mai finite, non cemento abusivo e condoni edilizi ma buona pianificazione che tenga conto del “limite” di utilizzo del territorio. Inoltre se le imprese sono obbligate dalla crisi a innovare la tecnologia, alla ricerca dell”efficienza con la riduzione di consumi di materia e energia e alla riduzioni degli impatti ambientali, è un bene per la collettività .
Una conferma viene proprio da Ascomac «Questo è un momento molto delicato, per il nostro Paese e per tutta l”Europa. La crisi ha colpito il nostro settore, in particolare fin dal 2008, pur essendo un motore ed un volano di sviluppo per tutto il comparto delle costruzioni- ha dichiarato la presidente di Elisa Cesaretti- Le nostre imprese costruiscono strade, edifici, estraggono le materie prime per l”industria, sono le più vicine alle risorse della nostra Terra. Per questo, nonostante la crisi, ci stiamo impegnando in due direzioni: da un lato indirizziamo le attività verso l”innovazione tecnologica, l”alta efficienza di macchine ed impianti, l”elevata formazione e quindi professionalità delle maestranze dirette ed indirette, la semplificazione burocratica, un sempre più elevato standard di sicurezza sul lavoro, sulla qualità di materiali ecosostenibili ed efficienti; dall”altro tendiamo alla costruzione di un cantiere a impatto energetico ed ambientale quasi zero,oltre che alla riduzione fino all”eliminazione degli infortuni, ad una burocrazia più snella nel pieno rispetto della legge e della sicurezza».
Del resto rimanendo nel settore edilizio ci sono dati che mettono in evidenza un”altra faccia della medaglia. Il tema della riqualificazione, gestione e conduzione ecosostenibile sta assumendo sempre di più il ruolo di priorità dominante nel mercato delle costruzioni e nei prossimi anni costituirà il segmento più dinamico dell”intero mercato edilizio. Quindi è necessario creare una sistema di competenze sui temi della sostenibilità , attraverso il confronto per  mettere in comune metodi, strumenti, best practices e trovare soluzioni integrate.
Questo è proprio l”obiettivo di RE+build, un incontro nazionale promosso da Habitech, Progetto Manifattura e Riva Fiere e Congressi, che si svolgerà dal 17 al 19 settembre 2012 presso il Palazzo dei Congressi di Riva del Garda. «Gli immobili contribuiscono nel loro insieme al 40% delle emissioni, motivo per cui è indispensabile intervenire in modo radicale sugli edifici esistenti - ha dichiarato Gianluca Salvatori, presidente Progetto Manifattura. In questa prospettiva, RE+build costituirà un primo e importante punto di partenza per dare nuovo impulso alla rivalorizzazione del patrimonio immobiliare e stabilire strategie di lungo termine, secondo un innovativo modello partecipativo e di confronto tra grandi player nazionali e internazionali e piccole realtà locali. Il progetto si inserisce nell”esigenza globale di ridurre le emissioni di CO2 nell”atmosfera e nella necessità di rispettare gli obiettivi del – 20% di emissione entro il 2020 e del – 80% entro il 2050, in modo da contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici». RE+build, secondo gli obiettivi degli organizzatori, vuole essere uno strumento concreto, basato su analisi tecniche e finanziarie, per dare impulso al mercato portando con sé le positive esperienze del Trentino Alto Adige, in quanto laboratorio prototipale per la sostenibilità . «È necessario un cambio radicale di approccio: la crisi finanziaria, il mercato immobiliare e i cambiamenti climatici esigono interventi incisivi –  ha aggiunto  Gianni Lazzari, amministratore delegato Habitech- Per questa ragione, RE+build affronterà i temi della riqualificazione profonda degli edifici esistenti, avendo come principale obiettivo la riduzione significativa dei consumi, in modo da liberare risorse finanziarie da re-investire in pratiche di conduzione sostenibile».
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Fonte: http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&;id=%2015759.
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