5x1000 e la giusta incazzatura del no profit

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26 Luglio 2012 - 08.29


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di Ettore Macchieraldo*

Non esce molto sui giornali, ma potete trovarne testimonianza sul magazine on-line Vita [1]: è in corso una battaglia tra quello che viene definito terzo settore e il governo Monti. Da una parte si vedono ridotti e eliminati diritti e cancellate promesse, dall”altra si agisce con sistematica freddezza facendo finta di nulla e chiudendosi in un elitario silenzio.

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E così anche la spending review si occupa di tagliare al no profit. Infatti prevede la cancellazione degli osservatori nazionali, fra cui quello del volontariato e dell”associazionismo, e addirittura l”articolo 4 del decreto legge impedirebbe la realizzazione di importanti servizi sociali per la comunità [2].

La partita più evidente è però sul 5 per mille. Ogni anno nella dichiarazione dei redditi possiamo indicare una quota (il 5 per mille appunto) da destinare a una specifica associazione o ente che riteniamo meritevole. In realtà questo per mille non è mai stato 5. Ogni anno viene ridotto da tetti imposti in finanziare o manovre. Ed è così anche quest”anno, nonostante le promesse di una stabilizzazione. Vocabolo ”tecnico” per ammettere che si è sempre derubato una quota del versamento che i cittadini destinano come parte delle loro tasse a precise e definite organizzazioni [3].

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C”è un annosa polemica, vecchia almeno quanto il movimento operaio. È quella che vede nel volontariato, ma anche nel mutualismo, il rischio di essere complice con il potere, con l”ingiustizia. È un rischio che effettivamente fu realtà. Fece comodo avere un cuscinetto a basso costo per attutire i colpi delle iniquità. Non fu solo così, ma lo era in parte.

Ora ritengo che non lo sia per niente. La reciprocità, il mutuo aiuto sono delle forme di organizzazione che ci porteranno fuori da questa crisi. È stato così in Argentina quando vi fu il crack.

Poteva essere un inferno, la guerra di tutti contro tutti per derubarsi e sopraffarsi a vicenda. Invece avviene il miracolo: la gente capisce che non si vince con l”individualismo, ma con la solidarietà collettiva e si organizza per fare comunità. Nascono le mense di strada, si organizzano gli orti comunitari, si avviano esperienze di baratto, si inventano le monete locali, si strutturano banche del tempo.

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Così descrive Francuccio Gesualdi il fenomeno argentino in un libro sulle imprese recuperadas d”Argentina (Lavorare senza padroni, Elvira Corona, Emi).

Se la condizione storica è questa (e lo è) bene fanno gli amici di Vita a denunciare la crudeltà e l”insensatezza dei tagli. Sappiano che non troveranno molti spazi di manovra e di trattativa finché nonj faremo coalizione. Non lobby, pratica diffusa e molto in uso nel terzo settore, ma lavoro di aggregazione, crescita di consapevolezza, definizione di pratiche e di obiettivi.

Questa è una gamba per camminare fuori dal vicolo cieco in cui ci troviamo, altro che spending review.

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(26 luglio 2012)

Note:

[1] www.vita.it

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[2] Il forum del terzo settore abbandona i tavoli col governo

[3] 5×1000: stop al tetto

* Membro dell”Ufficio Centrale di Alternativa – Alternativa Piemonte

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