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Europa delle banche? NOOOOO!!! Non è tollerabile, ormai è stato ampiamente dimostrato.
E allora? Ritorno alla cara vecchia Italia perché così facendo si recupera la Sovranità ? Magari fosse così facile.
In giro: per le strade, sui giornali, in tv e soprattutto nel web, il dibattito si gonfia. Tracima. Fior di pensatori e storici, economisti, scrittori, giornalisti e politici si cimentano con il dilemma che puzza un po” di amletico: Europa Sì – Europa No? Per la stampa internazionale gli italiani sono diventati “euroskeptics”. Scettici! Noi?… Proprio noi che eravamo in prima fila nel drappello degli “eurooptimistics” e beotamente sbandieravamo l”idea comunitaria di un grande continente che avrebbe detto la sua nelle questioni internazionali, che sarebbe stato ascoltato e rispettato per la sua Antica Cultura. Quel sogno per molti è diventato un incubo e oggi si paventa e si auspica un referendum sull”uscita dall”Euro.
E nell”immaginario popolare si confonde in continuazione l”uscita dall”Euro con l”uscita dall”Unione Europea, che certo non sono la stessa cosa, ma sono un bell”incastro al quale è difficile mettere mano senza lasciare sul campo chissà che.
Da cui: Guelfi contro Ghibellini, cavouriani contro garibaldini, grilliani contro montisti e bersanisti, mariti contro mogli, tassisti contro clienti, etc… L”importante, ancora una volta nei secoli dei secoli, in ossequio al pensiero monolineare, monocausa-monoeffetto, in ossequio alla maschia affermazione “delle due l”una” , è essere contro qualcosa, contro qualcuno, avere un Cattivo da battere, avere un serpente al quale tagliare la testa, togliere di mezzo un Caino, un Caino qualsiasi . e certo le Banche, la Finanza Internazionale, i perfidi Mercati, i sacrifici delle attuali e prossime generazioni, il verticismo algido della Commissione Europea, le norme sul Fiscal Compact e tanto altro . certo tutto questo HA il volto di un laido Caino .
Quindi qualche problema nella scelta: “Euro Sì, Euro No – Europa Sì , Europa No” bisogna porselo. Bisogna riflettere al di là della sensazione di sentirsi (sempre e comunque) Abele. Perché?
Perché una scelta importante conduce sempre a un nuovo bivio: chi ce lo assicura che uscendo dal labirinto Unione Europea, così come è configurata oggi, ci ritroveremmo in una Italia SOVRANA? Esiste ancora un uovo chiamato Italia che si può ricomporre dalla frittata Europa? Secondo molti analisti questo è un quesito mal posto che conduce a una “no way solution”.
Cerchiamo di capire perché . Intanto uscire dall”Euro-Europa, e non uscire dalla Nato non assicurerebbe alcuna Sovranità militare. Inoltre uscire dall”Euro-Europa e non uscire dalla World Trade Organization non consentirebbe alcuna Sovranità commerciale. Per ottenere una parvenza di Sovranità bisognerebbe stracciare o rivedere radicalmente un bel numero di accordi internazionali e riportare le lancette della Storia indietro. Molto indietro. Infine: il ritorno alla Lira (o altra definizione di moneta apparentemente Sovrana) significherebbe comunque la restituzione di un debito pubblico immenso che si tradurrebbe in un valore probabilmente superiore da pagare in altra valuta.
Non facciamoci ingannare dal “coraggioso e temerario” esempio di nazioni quali l”Argentina o l”Islanda. La prima è nuovamente sotto attacco: a seguito della decisione di un giudice di New York, subito impugnata dal governo argentino, il paese potrebbe vedersi sequestrare nelle banche americane le risorse finanziarie necessarie per pagare gli interessi sui debiti pregressi, già ristrutturati dopo il default del 2001, che è stato il più grande nella storia dei default dei debiti sovrani.
L”Islanda è un”eccezione geopolitica. Ma soprattutto non sottovalutiamo le dimensioni : in Argentina si trattava di 95 miliardi di dollari del 2001 poi rinegoziati. In Islanda si tratta di 4 miliardi di euro.
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In Italia potrebbe accadere quanto accaduto in Islanda?
No! La dinamica degli eventi e delle scelte è sicuramente dipesa da alcune caratteristiche peculiari del paese nordico: 320mila abitanti sparsi su un territorio vasto e ricco di risorse; un”economia con un peso specifico relativamente basso all”interno delle dinamiche europee e mondiali; una situazione di relativo isolamento e indipendenza.
L”Italia ha un debito pubblico di quasi 2mila miliardi: cioè 126-128% contro il PIL. Se i cittadini italiani decidessero di non pagare quel debito farebbero crollare all”istante l”intera economia europea, e buona parte di quella mondiale.
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Circola poi un”altra ipotesi , conseguente all”eventuale uscita dall”Euro: torniamo a stampare moneta, svalutiamo, sottraiamoci al Fiscal Compact che ci impone il pareggio di bilancio e riutilizziamo l”antica soluzione del deficit. Qui intanto si manifesta l”incastro Euro-Unione Europea . È pensabile sottrarsi al Fiscal Compact e rimanere nell”Unione Europea ? E inoltre, in un mondo globalizzato è sufficiente svalutare per rilanciare le esportazioni e rilanciare l”economia?
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Oggi c”è il G20. E in sede G20 si chiede un “bilanciamento” del costo del lavoro su scala planetaria. Le merci “made in Italy”, ancorché offerte a prezzi inferiori, sarebbero veramente competitive o costerebbero in ogni caso troppo? La loro promozione e collocamento sugli altri territori sarebbe facile come in passato?
Sempre in casa G20 si chiede piuttosto che in ogni territorio del Mondo si paghino le stesse tasse . e questo può fare la differenza.
Un conto dunque è guardare la Storia con occhiali italiani, un conto con gli occhiali dell”Europa delle Banche, un altro conto è guardare la Storia con gli occhiali del G20. Che certo non è una congrega di Frati Terziari, né una ONG con fini umanitari, ma . chist” tenimmo.
Se qualcuno ha la facoltà di “inventare” tavoli di compensazione più affidabili e evoluti, lo faccia.
CHI fornisce le visioni del futuro, siano esse rivelate dai libri sacri o dimostrate dai nuovi Premi Nobel (visioni che spesso coincidono), sa bene che nell”estenuante passaggio dalla affermazione-difesa dello spirito individuale all”equilibrio con lo spirito della specie in un pianeta globalizzato, sebbene con grandi sofferenze, il diritto individuale cede il passo al diritto di famiglia che cede il passo al diritto di gruppo che cede il passo al diritto di nazione e così via, fino al raggiungimento in progress del diritto della specie .
In questa stagione il dibattito tra gli umani, dopo aver fortunatamente sancito alcuni Diritti dell”Uomo in sede ONU, ora pone all”ordine del giorno (sarebbe meglio dire “del secolo”) la nuova determinazione condivisa di alcuni valori cardini dello sviluppo nel pianeta.
Questi sono per lo meno tre :
–       il valore e la composizione della Moneta di Riserva Planetaria, che non può più essere il Dollaro statunitense (e qui l”Euro gioca un ruolo importante);
–       il valore delle tasse che deve essere uguale in ogni territorio (e questo è vitale per chi deve restituire debito pubblico);
–Â Â Â Â Â Â Â il valore dell”ora lavoro che deve, inevitabilmente DEVE, tendere all”equilibrio sostenibile (e con questo le economie locali devono fare i conti).
Apro una parentesi: qualcuno può difendere pubblicamente il fatto che un”ora lavoro in Occidente costa X e in molti altri paesi costa 1/30 di X ? Se qualcuno vuol provarci si faccia pure avanti ma dovrà convincere i governi, le economie e i popoli del BRIC che – comprensibilmente – hanno una diversa visione. E dovrà fare i conti con i delocalizzatori, quelli che spostano le catene di produzione sui territori dove il lavoro costa meno.
In tutto ciò non c”è etica? No! Perché la Legge del Principe, condivisa ai vertici della global power élite , è tuttora «Chi prende il piatto ha ragione»: una brutale interpretazione di «il fine giustifica i mezzi», specialmente valida se il fine è la supremazia. Ci si può sorprendere, rattristare o anche indignare ma ancora tali sentimenti non sono riusciti a cambiare il modello dell”avidità dominante. Â
Tutto ciò premesso è evidente che l”Italia rischia di sciogliersi definitivamente, e suo malgrado, all”interno dell”Unione Europea ed è evidente che l”Europa delle Banche si sta sciogliendo all”interno del Pianeta. Nessuno ha idea di quanto tempo ci vorrà , ma sarà così.
Oppure, non sarà così se andiamo ad una serie di guerre planetarie che conducono alla costruzione di nuove vaste aree con frontiere militarmente protette e modelli di sviluppo diversi (leggete Orwell, ma non è una bella prospettiva).
Ma siccome la WTO, il FMI, l”OMS, la FAO, etc… hanno già ampiamente costruito le premesse per ONE WORLD dove le barriere si chiamano “taxes and tariffs”, è attualmente inevitabile intraprende la strada della vera globalizzazione.
Qui dobbiamo distinguere: una cosa è quella che la gran parte dei popoli ha subito finora, cioè la globalizzazione passiva realizzata dalle corporates multinazionali e dalla finanza speculativa, un”altra cosa è la globalizzazione attiva realizzata da ogni forza vitale presente nel pianeta .
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Sono bei discorsi lo so. Sono solo bei discorsi. Ma io sono d”accordo con Marshall McLuhan quando scriveva «c”è tanta strada da percorrere e le stelle non sono altro che stazioni di cambio lungo la via». Quindi, se si cerca di costruire una bussola, questa bussola deve essere concepita per portarci fino alle stelle. (In questi giorni abbiamo un astronauta italiano che va a passeggio nello spazio.)
Non si può adottare una bussola che guidi lungo un percorso a ritroso. L”Italia degli anni passati non era comunque l”Eden. “Aridatece la lira puzzona” non fa neanche ridere . crea ansia e sgomento.
I nostri ex Governanti, debolmente, maldestramente, da maggiordomi ossequiosi, ci hanno condotto nel labirinto, ma dopo l”ingresso le porte per tornare alla Sovranità sono tutte state murate.
Allora, torniamo all”Europa. I Popoli sono stati gabbati. E” vero. Alcune vaste porzioni avrebbero fatto meglio a studiare, a consumare meno e meglio invece di costruire seconde case abusive, girare col SUV e andare allo stadio.
I Popoli non hanno sorvegliato e hanno concesso rappresentanze incaute, frettolose, emozionali. Questa è una Verità storica che deve cominciare a risuonare alta.
Alcuni gruppi di individui (Bilderberg, Aspen, Trilateral, il cartello delle banche nazionali e internazionali, etc…) sventolando la carota del Sogno Europeo hanno costretto pertanto i Popoli a subire il bastone e li hanno legati alla macina del Prestito e della restituzione esosa e coatta del Prestito.
E” vero che così com”è non funziona , non può funzionare .
L”Italia genera un PIL (ufficiale) di circa 1600 miliardi di euro e deve restituire annualmente circa 60-70 miliardi di euro di interessi passivi alle banche, il che significa circa il 4-4,5% del suo PIL. Per farlo dunque dovrebbe rilanciare la propria economia e generare un minimo di + 5% annualmente . Un tale obiettivo, stante la situazione mondiale, è impensabile a breve (e forse anche a lungo) termine. Lo dice anche il FMI.
Farsi ridare il denaro dalle Mafie o dalle stesse Banche o dai politici sarebbe bello ma è impensabile a meno di smontare l”intero sistema finanziario planetario un”azione che non si compie con un referendum . Un”azione che i Grandi capi del Pianeta minacciano di fare ma che non stanno facendo.
Ciò significa che il Popolo italiano, privato delle sue Sovranità , politica e monetaria, rischia di essere in schiavitù dei Banchieri per chissà quanti anni.
E” una prospettiva mostruosa che giustifica la Fuga dall”Europa-Euro.
E” una prospettiva che giustifica l”ipotesi emozionale e emozionante di referendum per l”uscita dall”Euro.
Ma l”auspicata consapevolezza di questa consultazione popolare (a patto che sia veramente consapevole) deve , sin da ora, coniugarsi con la consapevolezza che ciò non risolve la indispensabile messa in equilibrio dell”exItalia con la Globalizzazione forzata. E la Globalizzazione potrebbe travolgere sia l”Europa che qualsiasi Stato tentasse il ritorno alla propria origine.
Allora bisogna in ogni caso arroccarsi sull”Europa dei Popoli. Difendere il Diritto a vivere dignitosamente delle maggioranze contro l”avidità ottusa della Dominant Minority . Sostenere nei Parlamenti, dovunque e a ogni livello, Umani evoluti, coraggiosi, compassionevoli che possano “cacciare”, sì , cacciare gli attuali gnomi e costruire un nuovo assetto politico che favorisca l”aggancio storico dell”Europa con gli altri vasti territori del Pianeta.
Bisognerà trovare un punto di equilibrio all”interno di una triade molto complessa : uscita/permanenza nell”Euro; uscita/permanenza nell”Unione Europea; rinegoziazione del debito pubblico.  Non sarà facile ma questa è la sfida del III Millennio.
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Fonte: http://glaucobenigni.blogspot.it/2013/02/euro-europa-si-o-no.html.
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