'Il default è dietro l''angolo anche se lo spread cala'

'Il punto sulla crisi. Le borse vivacchiano e i titoli di Stato italiani trovano mercato in asta. E'' tutto OK? Nemmeno per sogno. E'' solo una tregua.'

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15 Maggio 2013 - 07.49


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di Fabio Sebastiani.

Lo spread scende, le borse vivacchiano discretamente e i titoli
di Stato italiani trovano mercato in asta. Va tutto bene? Nemmeno per
sogno. Potrebbe essere soltanto una tregua quella dei mercati, che un
anno fa tenevano in ostaggio i Btp italiani e i bonos spagnoli e
costrinsero la Bce ad un intervento straordinario. Secondo l’agenzia di
rating Ficht c’è il rischio che l”estate sia calda, anzi rovente.
Intanto, altro crollo della produzione
industriale in Italia
: a marzo il calo registrato si attesta al 5,2%
rispetto allo stesso mese del 2012. Per Eurostat è il peggior dato tra
le grandi economie continentali. Senza contare che cӏ anche un nuovo record del debito pubblico
a marzo. Il dato, informa la Banca d”Italia, ha raggiunto quota
2.034,725 miliardi di euro, contro i 2.017,615 miliardi di febbraio.

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L”allarme
sulla reale situazione in Italia viene formulato, da un altro punto di
vista, anche da Lorenzo Bini Smaghi, ex consigliere esecutivo Bce, che
sottolinea la delicata posizione dell’Italia che “dovrebbe presentare
richiesta aiuti all”Esm e riutilizzare i fondi per ricapitalizzare le
banche come ha fatto la Spagna””. E d”altra parte, secondo Bini Smaghi,
le difficoltà del credito all”economia vengono proprio dalle banche non
adeguatamente capitalizzate: ””dobbiamo risolvere i problemi delle
banche e ricapitalizzarle””.

“Ripresa anemica, speculazione su di giri”
Nel
suo rapporto trimestrale Fitch avverte: se il rally dei mercati ””non è supportato da una stabilizzazione economica e da progressi verso
l”unione bancaria, il pericolo è che la volatilità torni a vendicarsi
in estate, come nel 2011 e nel 2012””. Anche Standard & Poor”s,
un”agenzia concorrente, vede nero sui fondamentali economici: ””la crisi
del debito nell”Eurozona rimane un rischio-chiave per le condizioni
creditizie nel 2013 e 2014””, e d”altra parte ””l”Eurozona restera” in
recessione quest”anno, per poi avere una ripresa anemica nel 2014
anziche” nella seconda parte di quest”anno””.
Un quadro che rischia
di complicare le cose secondo Fitch: l”86% degli investitori è convinto
che una recessione prolungata – e quella europea si appresta a superare
il record del 2008 segnato dopo il crac di Lehman Brothers –
rappresenti un rischio elevato per i mercati obbligazionari. Se lo
spread
è a livelli ridotti, è solo grazie alla liquidità senza
precedenti immessa dal Giappone e dagli Usa sui mercati
.

Il nodo del sistema bancario
Che
il sistema bancario stia vivendo grandi tensioni, e propri in seno
all’Europa dove ci sarebbe bisogno di una situazione di relativa
stabilità, grazie anche ai minimi storici raggiunti dal tasso di sconto,
lo si capisce da come sta reagendo la Germania al tentativo della Bce
di “mettere ordine” negli istituti di credito. A polemizzare ieri sono
stati il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, e il
presidente dell”Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. L’oggetto? La creazione
del sistema unico per la risoluzione ordinata delle crisi bancarie
dell”Eurozona. Mentre Schaeuble, in un intervento pubblicato dal
”Financial Times”
, ha tirato il freno, affermando che l”autorità unica
di risoluzione non si può fare senza una riforma dei Trattati Ue,
Dijssebloem ha ribadito al suo arrivo all”Eurogruppo, ieri, che si può
procedere già ora a predisporre gli ulteriori ”tasselli” (”building
blocks”) dell”unione bancaria, e che la questione della modifica dei
trattati “può essere affrontata più tardi”.

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Le banche tedesche il vero pericolo
L”autorità
unica di risoluzione delle crisi costituisce la seconda tappa della
costruzione dell”unione bancaria, dopo l”approvazione, già avvenuta, del
meccanismo unico di vigilanza per gli istituti di credito, che sarà
pienamente operativo entro la metà del 2014 (e prima del sistema comune
di garanzia per i depositi, che nel frattempo è scomparso
dall”orizzonte). Ma secondo Schaeuble per ora si può solo procedere
verso un coordinamento dei sistemi nazionali di risoluzione, perché le
attuali basi giuridiche (ovvero gli articoli dei Trattati che permettono
di legiferare in questo campo) non sarebbero adeguate a sostenere un
sistema unico per le banche di tutta l”Eurozona. Per questo, il ministro
tedesco ha perorato un processo in due tempi: completamento e
perfezionamento dei sistemi nazionali prima, e autorità unica europea
solo dopo aver modificato i Trattati. Un processo lungo e non privo di
insidie, che rischia di far perdere impulso all”intera unione bancaria.
Di cui verrebbe così vanificato l”obiettivo principale, quello di
spezzare il più presto possibile il ”circolo vizioso” fra crisi bancarie
e crisi del debito sovrano nell”Eurozona
. E un chiaro tentativo dei
tedeschi di prendere tempo rispetto al tentativo di controllo da parte
della Bce sui loro istituti di credito, messi in condizioni non certo
positive a causa dello tsunami finanziario originato dalla crisi dei
subprime. Che i prossimi anni continueranno a essere difficili per le
banche tedesche, lo dice uno studio della società di consulenza Ernst
& Young
, secondo cui ””la congiuntura in Germania si sta sviluppando
più lentamente del previsto e l”aumento delle insolvenze accrescerà il
rischio di perdite sui crediti””.

La Grecia di nuovo sotto tiro grazie alle privatizzazioni
Intanto
la speculazione non sta certo a guardare. E nei piani dei fondi
speculativi torna la Grecia. Alcuni dei maggiori operatori del settore
stanno indirizzando danaro e scommesse rialziste sui titoli bancari
ellenici. Sono convinti di poterne ricavare ingenti profitti, secondo
quanto riporta il Financial Times, mentre il paese cerca faticosamente
di rimettere in piedi la sua economia con la dura cura su conti e
riforme operata dal governo su sollecitazione di istituzioni e partner
europei, che proprio ioeri sono tornati a chiedere altri sacrifici. La
“porta d’entrata” dei fondi sono, guarda caso, le privatizzazioni e gli
istituti di credito.

E così entità come Farallon Capital, York Capital
Management, Qvt Financial e Droemus, fondi hedge, ovvero con modalità
operative aggressive, hanno deciso di partecipare alle
ricapitalizzazioni delle banche elleniche. Ad esempio la Alpha Bank,
seconda maggiore della Grecia, che a metà giugno conta di raccogliere
550 milioni di euro da investitori privati. E parallelamente questo
aumento di capitale sarà accompagnato da una infusione di capitale da 4
miliardi di euro da parte del fondo anticrisi bancario greco.

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Ad
attrarli sono stati anche degli escamotage tecnici sulle speciali
garanzie che vengono offerte gratuitamente assieme alle azioni di nuova
emissione delle banche greche. Consentirebbero di realizzare utili
rilevanti perché successivamente saranno scambiabili quasi
autonomamente, due volte l”anno in cambio di azioni. “La Troika ha
finito per fare questo incredibile affarone per gli hedge fund”,
commenta un gestore di portafoglio che resta anonimo, in riferimento
alle condizioni di queste ricapitalizzazioni stabilite dalla Grecia di
concerto con le autorità Ue.

Fonte: http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2013/5/14/33617-il-default-e-dietro-langolo-anche-se-lo-spread-cala-e-i/.

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