Tra zombie e vampiri

In un prossimo futuro: «Vivremo in un mondo di zombie dominato e controllato da vampiri».

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27 Maggio 2013 - 16.42


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di Gustavo Esteva

Ha ragione Zygmunt Bauman: la notizia che il capitalismo è morto sembra un po’ esagerata, data la straordinaria capacità di resurrezione e di rigenerazione che ha mostrato questo regime. Ma è utile, per orientare l’attuale lotta sociale, esplorare se tale capacità di tipo parassitario, che si nutre di altri organismi viventi, oggi non potrebbe essere la causa della sua estinzione.

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Per esplorare questa ipotesi bisognerà ricordare alcune cose stupide note a tutti. Il capitale non è un bene, ma una relazione. Il modo di produzione capitalistico accumula rapporti sociali di produzione. Il profitto che il capitalista ottiene, impossessandosi del plusvalore estratto dalla forza lavoro, è investito in nuove assunzioni per continuare il ciclo di espansione del capitale.

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Per una varietà di fattori che sono stati oggetto di un ampio esame negli ultimi anni, questo modello di espansione del capitale avrebbe raggiunto il suo limite. Non è il limite previsto da Rosa Luxemburg, quando immaginò il momento in cui non ci sarebbero più state economie pre-capitalistiche come terre vergini da sottoporre il dominio del capitale. È che la stessa possibilità di accumulazione allargata sarebbe esaurita, ciò che interromperebbe la tregua tra le classi che permetteva la relativa stabilità del sistema, basata sul fatto che i lavoratori generano profitti per ilc apitale e questo lavoro per loro. I lavoratori generano più profitti che mai, ma il capitale non può più svolgere la sua parte.

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Dato il deterioramento del tasso di profitto (Keynes prevedeva che intorno a questi anni sarebbe stato prossimo allo zero), i capitalisti hanno cominciato a fuggire dalla sfera della produzione, nella quale predominano le relazioni sociali che definiscono il sistema, alla ricerca di uguali guadagni o più alti di quelli che avevano in altri settori.

Non c’è nulla di nuovo in questo. Il fenomeno si è verificato periodicamente nella storia del capitalismo. Tanto meno è una novità che in questo regime si faccia ricorso al saccheggio diretto, privando gli altri dei loro beni. L’accumulazione originaria, che costituì la proprietà privata, è consistita in questo tipo di saccheggio: la parola “privato” deriva dal privare. Questa forma di accumulazione non ha mai cessato di esistere. La novità non sta solo nella scala in cui questo accade ora o in alcune relativamente nuove forme di funzionamento, ma nel fatto che si è spostata su questo tipo di saccheggio la dinamica stessa del sistema, la sua capacità di espandersi, il che cambia la sua natura e lo rende esausto.

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Si è alluso a questo processo con il termine “estrattivismo”, specificamente il relazione con l’estrazione delle materie dal sottosuolo. Raul Zibechi recentemente lo ha applicato al contesto urbano e ha mostrato come funziona nelle città l’accumulazione per esproprio (La Jornada, 5 marzo ’13). Esiste anche l’estrattivismo finanziario, in particolare per gli strumenti di nuova creazione che giocano un ruolo diverso da quello del credito nell’economia capitalista. La spossessione e le forme del saccheggio hanno caratteristiche molto diverse, ma in tutti i casi non si tratta più di produzione di capitale. La categoria pertinente per analizzare questo processo è la rendita.

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I profitti esorbitanti che sono stati generati con questa gamma di diverse procedure che chiamiamo estrattivismo, con l’estensione che qui dò al termine, provengono per l’immensa maggiornaza dalla sfera produttiva, a cui li si strappa. Contribuiscono così al suo esaurimento. In senso stretto, si starebbero impiegando procedimenti pre-capitalisti in una condizione post-capitalista. Anche se il sistema nel suo complesso sarebbe ancora basato sulla appropriazione di plusvalore nella sfera produttivo, la sua dinamica starebbe sempre più nelle mani di coloro che la parassitano. Vivremmo in un mondo di zombie dominato e controllato da vampiri, e questi, a rigore, non potrebbero più essere chiamati capitalisti, nonostante il carattere della fonte di accumulazione di cui si appropriano.

La spoliazione che caratterizza questo stile di operazione avffronta sempre una resistenza e deve fare affidamento, per prevalere, a procedure precapitaliste di tipo coloniale basate sull’uso della forza. Anche se zombie e vampiri si uniscono per spogliare i lavoratori delle loro conquiste in duecento anni di lotta sociale, i loro interessi e comportamenti sono separati e si scontrano sempre più, come si osserva anche in coloro che mantengono in modo schizofrenico la doppia qualità. In ogni caso, si sta provocando la distruzione dello stato-nazione, il regime politico che è nato con il capitalismo, e le forme democratiche vengono rapidamente abbandonate.

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Se questo è vero, se questa ipotesi è valida, i movimenti sociali hanno bisogno di adottare modi radicalmente diversi di lotta. Molti di essi hanno iniziato a farlo, le loro intuizioni politiche si orientano al postcapitalismo.

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Pubblicato su La Jornada, lunedì 27 maggio 2013.

Fonte: [url””]http://www.democraziakmzero.org/2013/05/27/tra-zombie-e-vampiri/[/url]

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