'Nell''austerità troverai la felicità'

'Il Corriere elogia un nuovo modello sociale: il ''think positive'' impermeabile all’evidenza dei fatti. Vogliono che i sacrifici selvaggi siano uno stile di vita da amare.'

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22 Maggio 2014 - 01.45


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di Deanna Pala.

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Ieri
mattina trovo nella cassetta della posta lo speciale “Italia che
ce la fa”
del Corriere della Sera. Mi guardo a destra e
a sinistra, lo hanno anche i vicini. Il sospetto che la propaganda ti
insegua c’è, ma lo leggiamo comunque. La prefazione è “dare un
altro racconto del nostro paese”. Un altro rispetto a quale?

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Ti
aspetti di trovare la storia dell’amico dei tuoi genitori che sta
resistendo con le unghie e con i denti per non chiudere l’impresa
di manutenzione anche se gli sono rimasti tre dipendenti,
Equitalia
che lo aspetta anche nel bagno di casa e due ore di sonno al giorno.

No,
non si parla di lui, è un altro, il racconto dell’Italia che ce la
fa. È l’elogio di un nuovo modello sociale e di un nuovo modo di
interpretare le cose che per semplicità potremmo definire un think
positive impermeabile all’evidenza dei fatti. È
l’Italia
che sa accontentarsi
,
che sa
vedere
i vantaggi e opportunità
nell’austerità,
che sa fare del
sacrificio
uno
stile di vita da amare
.

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Il
direttore De Bertoli ci ricorda che ci lamentiamo che la crisi ha
falcidiato redditi e risparmi ma poi non sappiamo vedere la
positività che ci circonda. E se non riusciamo a vederla il
Corriere
della Sera

comunque ce la indica: il modello
Eataly
“
che
ci riporta alla maggiore considerazione del consumatore
”
(ma non a quella del lavoratore), l’aumento dell’auto-impiego dei
giovani (
e
delle
nuove 50.000 partite IVA nuove ogni anno senza sicurezza né
pensione
),
del welfare aziendale che ha sostituito quello statale (per pochi e
pressoché inutile).

È
tempo di cambiamenti, signori, e per definizione non possono che
essere positivi.

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Il
tuo nuovo 
life
style
 deve
essere positivo, accogliente, mai conflittuale. 
Lamentarsi
ti fa brutto
 (e
porta pure sfiga), individuare dei colpevoli è infantile, pretendere
è deresponsabilizzante. Saprai vedere così 
i
lati positivi dell’austerità
.
Ci viene proposto l’esempio positivo di una famiglia con quattro
figli e 3000 euro è intimamente felice di aver rinunciato a tutto
tranne ai bisogni “autentici”.

“Tommaso
sorride
 (scrive
l’articolo) 
niente
vacanze ma grandi giri in bicicletta per la città
Siamo
ottimisti, c’è in gioco il futuro dei nostri figli
”.
È l’elogio di quello che viene eufemisticamente chiamato “la
responsabilità collegiale” ovvero la famiglia che sa trovare
soluzioni sfidanti (ma anche se vinci la sfida non c’è il premio)
per farsi carico della precarietà lavorativa dei figli e delle 
nuove
forme dell’abitare. 
Tradotto: tu
sostieni i tuoi figli che guadagnano 700 euro e vivono pure con te
(puoi trovare nuove forme dell’abitare soppalcando il soggiorno)
.

Il
tema ricorre spesso: meno Stato e più condivisione tra cittadini
perché le risorse sono poche. 
Lo
Stato spende poco e riduce il deficit, tu spendi al posto dello Stato
e aumenti il tuo deficit
.

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La
ripartenza del tuo Paese dipende da te e da nessun altro, se vuoi
puoi, se vedi positivo tutto diventerà positivo. Nel mondo della
negazione non c’è dialettica, non c’è macroeconomia, non c’è
conflitto, non ci sono pretese. Non c’è neanche lo Stato. Perché
come è scritto nello speciale “nonostante tutto bisogna
sorridere”.

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