La catastrofe economica italiana in cifre

'I crudi numeri fanno capire come le politiche austeritarie per tenere in piedi l''euro, il sistema bancocratico e il capitalismo-casinò, abbiano affossato l''Italia.'

La catastrofe economica italiana in cifre
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14 Luglio 2014 - 20.25


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da Sollevazione.blogspot.com.

I
crudi numeri non ci consegnano le dimensioni effettive del disastro
economico e sociale che vive l”Italia. Ma ci aiutano a comprenderlo, ed
anche a capire come le politiche austeritarie per tenere in piedi
l”euro, il sistema bancocratico e il capitalismo-casinò, abbiano
affossato il nostro Paese.

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PIL: dal 2007 al 2013 -8,7% .

PIL PRO-CAPITE: dal 2007 al 2013 – 9,1%.

REDDITO REALE DISPONIBILE PER LE FAMIGLIE: dal 2007 al 2013 -10,2%.

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RICCHEZZA NAZIONALE: dal 2007 al 2013 persi 843 miliardi pari al -9%.

PRODUZIONE INDUSTRIALE: dal 2007-2013 -25,5% 

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Nello stesso periodo, a livello mondiale la produzione industriale Ã¨ cresciuta del 10%. 

POTENZIALE INDUSTRIALE: dal 2007 al 2013 perso il 15%.

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NUMERO AZIENDE CHIUSE: nel periodo 2001-2013 perse 120mila fabbriche

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Nel periodo 2008-2013 hanno chiuso 75mila imprese artigiane. Il 2013 è stato l”anno record dei fallimenti: 111mila.


DISOCCUPAZIONE: dal 2007 è più che raddoppiata: dal 6,1% al 12,7% attuale.
I
disoccupati ufficiali sono 3milioni e 300mila, ai quali vanno aggiunti
altri 3 milioni di persone che non si rivolgono ai centri per l”impiego
(i cd. “sfiduciati”).

Nello stesso periodo la Germania ha conosciuto invece il record storico degli occupati.

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DISOCCUPAZIONE GIOVANILE: dal 2007 ad oggi è più che raddoppiata, passando dal 20,3% del 2007 al 43% attuale.

TASSO DI OCCUPAZIONE: è passato dal 58,7% del 2007 al 55,5% del 2013.


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POSTI DI LAVORO PERSI NELL”INDUSTRIA: dal 2001 persi 1 milione e 160mila posti di lavoro.


CONSUMI DELLE FAMIGLIE:   dal 2007-2013 -9,5%. Negli ultimi due anni: -4,3% del 2012, -2,6% nel 2013.


POVERTÀ: secondo Eurostat gli “individui a rischio povertà o esclusione sociale” nel 2008 erano in Italia il 25,3%, 29,9% nel 2012. L” Istat è più preciso: 
Un italiano su dieci in povertà assoluta. Tra
il 2012 e il 2013, l”incidenza della povertà assoluta è aumentata dal
6,8% al 7,9% (per effetto dell”aumento nel Mezzogiorno, dal 9,8 al
12,6%), coinvolgendo circa 303 mila famiglie e 1 milione 206 mila
persone in più rispetto all”anno precedente. Povera o quasi una famiglia
su cinque. 
Per
quanto riguarda la povertà relativa in Italia 3 milioni e 230 mila
famiglie sono sotto la soglia —si tratta dei nuclei composti di due
persone che spendono meno di quanto avvenga nella media pro capite del
Paese, cioè 972,52 euro mensili. Per la precisione, la loro spesa media
nel 2013 è stata di 764 euro mensili, in calo dai 793,32 del 2012. Un
dato che scende nel Mezzogiorno a 744 euro.
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DISUGUAGLIANZA: ne 2007 l”indice di Gini era
di 0,31, nel 2013 era di 0,34. Per la cronaca nel 1992 era 0,27. Quel
che possiamo dire è che la crisi ha accentuato le disuguaglianze. Con 0,34 l”Italia è risultata nel 2013 il paese più diseguale dell”Unione Europea dopo la Gran Bretagna.

SALARI: con uno stipendio netto di 21.374 dollari l”anno, l”Italia si colloca al 23 posto
nella classifica Ocse. Se la passano peggio degli italiani, in Europa,
solo i portoghesi e gli abitanti dei Paesi dell”Europa orientale.



RISPARMIO:
a fronte dell”aumento dei cittadini sotto la soglia della povertà, sono
cresciuti i denari lasciati in custodia alle banche: nel 2013 del + 5,7% sull”anno precedente, a 1.2016 miliardi di euro.

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DEBITO PUBBLICO: era al 103,3% del Pil nel 2007 nel 2013, ha raggiunto il 132,9%
del 2013. L”ultimo rilevamento di Bankitalia ci dice che il debito
pubblico ha toccato a maggio 2014 un uovo record storico: quota 2.166,3 miliardi. Con un aumento di 20 miliardi sul mese precedente.


DEBITO PRIVATO
qui possiamo fare i confronti con il 1998 (anno di ingresso nell”euro).
Nel periodo 1998-2012 le variazioni sono state queste (in % sul Pil): imprese da 85 a 120%, banche e istituzioni finanziarie da 40 a 110%, famiglie da 30 a 50%. In questo periodo quello che è cresciuto meno è stato proprio il debito pubblico: dal 120 al 127% del 2012. In totale il debito (pubblico e privato) è passato dal 275% ad oltre il 400%.


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SOFFERENZE BANCARIE: dal 2007 al 2013 sono cresciute di +100 miliardi. Ad Ottobre 2013 le sofferenze lorde erano pari a 147,3 miliardi. In rapporto agli impieghi il 7,7%, il massimo dal 1999.



FINANAZIAMENTI ALLE IMPRESE: malgrado i tassi della Bce siano prossimi allo zero, il tasso
medio per i prestiti alle Pmi (dati ottobre 2013) è al 4,49%, mentre
negli altri paesi dell”Eurozona una pmi a ottobre ha pagato in media un
tasso del 3,83 per cento.

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TASSE: la tassazione ha raggiunto il 44% rispetto al Pil. Se
si considera il periodo tra il 2011 e il 2012, soltanto l”Ungheria in
Unione Europea ha conosciuto un aumento delle tasse rispetto al Pil
superiore a quello dell”Italia. 


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