Gli errori nelle previsioni: dal meteo all'economia

Un recente studio dimostra che le previsioni dei maggiori analisti economisti e delle organizzazioni ufficiali non hanno predetto quasi nessuna recessione [F.Sylos Labini]

Gli errori nelle previsioni: dal meteo all'economia
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17 Settembre 2014 - 07.09


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di Francesco Sylos Labini.

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Un secolo fa le previsioni del tempo erano basate sull’idea della
regolarità che molti fenomeni fisici mostrano: l’idea era semplicemente
quella di cercare nel passato una situazione abbastanza “vicina”
all’oggi e da questa trarre una previsione per il domani. I risultati
delle previsioni così effettuate erano abbastanza disastrosi per un motivo che oggi ben conosciamo:
l’atmosfera si comporta in maniera caotica e piccole variazioni dei
parametri fisici possono indurre grandi cambiamenti nei comportamenti
del tempo meteorologico. La svolta nelle previsioni avvenne grazie alle
intuizioni del fisico Lewis Richardson che propose di usare le equazioni
delle ben note leggi fisiche che regolano l’evoluzione dell’atmosfera.

Grazie allo sviluppo dei computer che permettono di risolvere
numericamente complicati sistemi di equazioni e all’osservazione delle
condizioni atmosferiche attraverso una vasta rete di satelliti, le idee
di Richardson sono diventate realtà e la qualità delle previsioni
meteorologiche è aumentata costantemente nel tempo dai primi anni
ottanta in poi. Ad esempio,
è diventato possibile ottenere previsioni a sette giorni
ragionevolmente affidabili solo dal 2000 mentre le previsioni a cinque
giorni di oggi hanno la stessa qualità delle previsioni a tre giorni dei
primi anni novanta.

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Anche la maggior parte dei cambiamenti climatici degli ultimi vent’anni è avvenuta all’interno della gamma di variabilità
prevista dai modelli e vi è una certa accuratezza nella previsione, ad
esempio, delle temperature globali e dei livelli del mare. Dall’altra
parte dello spettro troviamo le previsioni delle recessioni economiche.

Un recente studio
ha mostrato che le previsioni effettuate dai maggiori analisti
economisti e dalle organizzazioni ufficiali nazionali e internazionali,
oltre ad essere altamente correlate, non hanno predetto, con un anno di
anticipo, quasi nessuna delle 88 recessioni (diminuzione del PIL reale
su base annua) avvenute nel periodo 2008-2012 nei paesi avanzati, tanto
che gli autori hanno concluso che “il record di fallimento nella
previsione delle recessioni è praticamente senza macchia”. Ciò significa
che una buona regola è considerare che esattamente il contrario delle
previsioni ufficiali e di quelle dei maggiori commentatori è, con ottima
probabilità, quello che succederà: o,  insomma, piuttosto più probabile
di una decisione basata sul lancio di una moneta.

Non è però
sorprendente che quegli stessi modelli economici  e economisti che non contemplavano neppure la possibilità di una crisi storica come quella avvenuta nel 2008, non sono neanche abbastanza affidabili da prevedere le recessioni.

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Per giustificare il fallimento si racconta, ovviamente a
posteriori, che queste avvengono a causa di shock esterni (ad esempio,
le crisi politiche) che non sono contemplati dai modelli. In entrambi i
casi, la situazione è comunque molto preoccupante, perché quegli stessi
modelli che non sono capaci di prevedere le crisi e le recessioni, sono
utilizzati nella cabina di comando dell’economia.

Se gli albergatori
dell’Emilia Romagna hanno deciso di querelare
quei siti d’informazione che diffondono bollettini meteo non affidabili
(malgrado il progresso, le previsioni meteo bisogna saperle fare), sul
fronte delle previsioni economiche sembra che tutto possa passare senza
conseguenze di sorta e i soliti “esperti” che guidano e consigliano le
scelte economiche, e dunque politiche, d’interi paesi, non sono mai
disponibili a imparare dai propri errori  assomigliando sempre più al Marty Feldman di Frankenstein Junior: “Errori? Quali errori?”.

ps: In una recente polemica sul ruolo delle previsioni in economia  scrive Carlo Clericetti , riassumendo egregiamente il punto: â€Il problema, allora, non è il metodo quantitativo in sé, ma quali metodi quantitativi si usano, sulla base di quali teorie…”.  La
fisica, ad esempio, pullula di esempi di teorie matematicamente
corrette ma completamente irrilevanti in quanto basate su ipotesi
errate: queste teorie  dunque portano a risultati contraddetti dagli
esperimenti. Ma se un esperimento è in disaccordo con la teoria non si
conclude che questo “discredita il metodo quantitativo”  quanto
piuttosto si ragiona sulle ipotesi su cui è basato il modello e si
identificano quali solo quelle sbagliate. E ovviamente si cambia
modello: più  del rigore matematico (quando c’è…) è importante la
rilevanza fisica, ovvero il confronto con la realtà.

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ppss: Ci sono anche economisti che fanno previsioni corrette: in genere sono però eclissati dai mezzi di informazione.

Fonte: http://www.syloslabini.info/online/gli-errori-nelle-previsioni-dal-meteo-alleconomia/.

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