Grecia, una nuova moneta fiscale la salverà?

'Comunque siano andate le trattative con la Troika, il governo Tsipras dovrà certo chiedersi se emettere o no una moneta nazionale parallela all''euro. E anche noi...'

Grecia, una nuova moneta fiscale la salverà?
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Redazione Modifica articolo

20 Febbraio 2015 - 22.48


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Comunque
siano andate le trattative con la Troika, il governo Tsipras dovrà
porsi certamente la questione se emettere o no una moneta nazionale
parallela all”euro, possibilmente al posto della dracma. Su questo il
Financial
Times
sembra
avere tesi contrapposte. Ma per uscire dalla crisi di liquidità
anche l”Italia dovrebbe emettere certificati di credito fiscali, non
vi sono altre soluzioni.

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di
Enrico
Grazzini
.

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La
Grecia può stampare una

sua moneta parallela all”euro? Sì, secondo Wolfganf Munchau,
autorevole commentatore del
Financial
Times
. Questo sarebbe il
vero piano B del governo greco per uscire dalla crisi: emettere una
(quasi)moneta, cioè un titolo fiscale che funzionerebbe come mezzo
di pagamento per sfuggire alla stretta monetaria imposta dall”Unione
Europea e dalla BCE [1].
Munchau è stato però aspramente contraddetto sull”autorevole
quotidiano britannico da Hugo Dixon, noto editorialista della
Reuters. Secondo Dixon se la Grecia stampasse una sua moneta
parallela si suiciderebbe [2].

Comunque
vadano le trattative in corso sul programma di “salvataggio” (?)
della Grecia, una cosa è certa: il governo greco dovrà certamente
porsi la questione se emettere o no una moneta nazionale, una moneta
parallela all”euro, possibilmente al posto della dracma. Anche
l”Italia ha un problema analogo di crisi di liquidità, e, secondo
l”appello lanciato da Luciano Gallino, Biagio Bossone, Marco
Cattaneo, Guido Ortona, Stefano Sylos Labini e da chi scrive,
dovrebbe emettere una sua moneta statale-fiscale [3].

In
questi giorni si stringe la morsa teutonica sulla Grecia, mentre
diventa evidente che la Commissione UE conta poco o nulla. La
cosiddetta
Europa (ovvero
la Commissione Europea) nei negoziati tra Grecia e stati
dell”eurozona conta niente: il confronto è tra il fanatismo
ordoliberista tedesco e il nuovo governo greco di sinistra, che vuole
salvare il suo popolo dall”agonia del debito e dell”austerità
inutile e suicida.

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La
trattativa è direttamente tra il governo tedesco popolar-socialista
Merkel-Sigmar, il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble da una
parte e Alexis Tsipras e il suo ministro delle finanze Yanis
Varoufakis dall”altra. L”Unione Europea – che gli europeisti
italiani continuano a scambiare con l”
Europa
tout court, ma che sta distruggendo la cooperazione europea – nella
persona del Commissario per l”Economia Pierre Moscovici fa la parte
del poliziotto buono e impotente, mentre il Parlamento Europeo è
completamente tagliato fuori dai negoziati (come lo è sempre nelle
questione economiche e finanziarie, cioè quelle che contano).

Le
trattative con i creditori, cioè con lo European Stability Mechanism
(ESM, formato dai 19 paesi dell”eurozona), la BCE e il FMI, sono
vitali perché la Grecia, con un debito pari al 175% del PIL in
valuta estera (l”euro) e soggetto alle leggi anglosassoni – cioè
rimborsabile solo in euro e non in valuta nazionale (come invece
sarebbe per l”Italia) – con questo debito non si risolleverà mai.
Sarà una
non nazione, un
non stato
, soggetto alle
leggi dei creditori, in primis ai diktat della Germania e delle
banche tedesche.

In
questo senso l”Italia è messa assai meglio della Grecia, perché è
ancora in grado di ripagare i suoi debiti, non è uno stato fallito.
Se l”Italia non avesse un governo codardo e subalterno, potrebbe
ancora riprendere la sua autonomia verso questa cosiddetta
Europa,
cioè verso la Commissione UE e il resto della famigerata Troika, la
BCE e l”FMI. Tutti organismi che nessuno ha eletto.

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Come
andranno a finire le trattative tra Golia-Germania e Davide-Grecia
non lo sa nessuno. Ma, che abbiano esito positivo (per chi?) o no,
comunque il problema della moneta nazionale si porrà
inevitabilmente. Infatti la Grecia è in crisi di asfissia monetaria,
non ha più moneta. Le banche greche, sono attaccate alla canna
d”ossigeno fornita dalla BCE – che però si chiuderà alla fine di
febbraio –, non fanno più credito e l”economia muore. Anche se i
negoziati in corso si concludessero positivamente per la Grecia, il
paese non può risollevarsi senza nuovo ossigeno, senza liquidità,
senza nuova moneta.

Che
cosa propone allora Munchau dalle colonne del Financial Times? Il
governo greco dovrebbe emettere una quasi-moneta denominata in euro,
ovvero un titolo statale di credito fiscale, valido per pagare le
tasse e quindi universalmente accettato in Grecia come moneta. Questo
titolo fiscale funzionerebbe infatti come mezzo di pagamento, pur non
essendo moneta legale vera e propria Рperch̩ secondo il trattato di
Maastricht la moneta legale in Europa deve essere monopolio della BCE
-. La quasi-moneta fiscale emessa dallo stato greco potrebbe essere
utilizzata per pagare le pensioni o per ricapitalizzare le banche. Ma
servirebbe anche per fare la spesa ed effettuare ogni tipo di
transazione commerciale. In questo modo, mediante i titoli fiscali,
il governo di Tsipras supererebbe il problema della scarsità di
liquidità che affligge la Grecia, senza però dovere uscire
dall”euro.

Munchau
si riferisce a due proposte avanzate da altrettanti autorevoli
economisti, il conservatore John Cochrane [4],
e Robert Parenteau, un economista americano associato al Levy
Institute di New York, un think tank progressista nel cui board siede
anche Joseph Stiglitz [5].
Ogni altra soluzione è perdente, avvisa Munchau. La Grecia non può
continuare a essere soffocata dai debiti. Non può risollevarsi da un
regime terribilmente inefficiente – quello dell”euro e
dell”austerità teutonica – che si è dimostrato analfabeta sul piano
economico e insostenibile sul piano politico [6].
Anche il ministro greco Varoufakis ha prospettato in passato una
soluzione analoga di moneta fiscale [7].

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Munchau
avverte che non esistono molte altre soluzioni possibili: la Grecia
non può sopportare il debito estero e la tragica austerità imposta
dalla Troika, ma anche uscire unilateralmente dall”euro sarebbe
disastroso. La nuova moneta fiscale permetterebbe all”economia di
riprendersi, ed eventualmente consentirebbe alla Grecia di fare
default sul debito senza però uscire formalmente dall”euro. Infatti
fallire senza uscire dall”euro è perfettamente legale. A quel punto
sarebbe l”Europa – intesa come l”Unione Europea e il governo
Merkel-Sigmar – a dovere gestire la patata bollente del debito (e
dell”euro) tra le mani. E a dovere affrontare il problema
dell”austerità che peggiora senza fine la crisi pubblica e privata.

I
Certificati di Credito Fiscale, CCF, che proponiamo in Italia nel
nostro appello “
Helicopter
Money per l’Italia: uscire dalla crisi con l’emissione di nuova
moneta statale-fiscale complementare all’euro

sono simili alla moneta fiscale descritta da Munchau. Sono infatti
titoli statali di credito validi per pagare qualsiasi tipo di impegno
verso la pubblica amministrazione, cioè le tasse, i contributi, ecc,
dopo due anni dall’emissione. Questi titoli dovrebbero essere
distribuiti gratuitamente dallo stato ai lavoratori e alle imprese, e
sarebbero pienamente convertibili in euro.

La
moneta fiscale non farebbe competizione con l”euro, non sarebbe una
moneta parallela. Sarebbe invece una moneta complementare che
servirebbe a scongelare la liquidità in euro immagazzinata nelle
banche e nelle grandi aziende. Chi ha bisogno di liquidità immediata
venderebbe a sconto i CCF e otterrebbe euro da spendere sul mercato;
chi ha liquidità e vorrebbe pagare meno tasse, comprerebbe CCF e
cederebbe euro. I CCF possono garantire immediatamente ai cittadini e
alle imprese un forte potere d’acquisto. Così sarebbe possibile
creare rapidamente nuova domanda privata e pubblica, rilanciare la
produzione e il PIL, aumentare la competitività e ridare slancio
all”occupazione. L”Italia dovrebbe seguire la Grecia emettendo moneta
complementare all”euro.

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Secondo
Hugo Dixon la proposta di Munchau sulla Grecia è però suicida.
L”Unione Europea e la BCE non accetterebbero mai di essere scavalcati
da una moneta parallela. Le conseguenze sarebbero devastanti. La
nuova moneta fiscale greca si svaluterebbe immediatamente, ci sarebbe
una corsa agli sportelli delle banche per ritirare gli euro, i
capitali volerebbero all”estero, l”inflazione salirebbe e le
importazioni di medicinali e di petrolio diventerebbero assai più
problematiche. La UE e la BCE farebbero ritorsioni contro il governo
(e il popolo) greco e in pratica la Grecia fallirebbe e uscirebbe
dall”euro. Dixon pretende insomma che il governo greco si pieghi alla
Troika e ai diktat della Germania senza progettare alcuna
alternativa.

Quello
che Dixon ignora completamente è che i titoli fiscali non sono cosa
nuova: sono usati correntemente dalle amministrazioni pubbliche degli
Stati Uniti per finanziare lavori pubblici che altrimenti non
avrebbero altre fonti di finanziamento: e finora hanno avuto
generalmente successo, anche se ovviamente con qualche problema e
alcuni (pochi) fallimenti. In pratica si finanziano con credito
fiscale dei lavori pubblici che altrimenti non potrebbero essere
realizzati: la ricchezza prodotta da queste attività genera poi nel
tempo abbastanza ricavi fiscali da compensare i debiti delle
amministrazioni maturati nei confronti dei titolari dei crediti
fiscali.

Un
altro aspetto fondamentale è che la nuova moneta statale è dentro
la legalità europea: infatti è costituita da titoli che ogni stato
può emettere e che non sono (almeno ufficialmente) moneta; i titoli
sono di credito e non di debito; e sono titoli fiscali, e la
fiscalità è ancora materia per la quale gli stati sono pienamente
sovrani (Lussemburgo e Irlanda insegnano). Difficilmente la Germania,
la UE, la BCE e il FMI potrebbero obiettare all”emissione di crediti
fiscali, anche se ovviamente cercherebbero di contrastare la manovra
in tutti i modi.

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Non
sembra che possano esserci molte altre vie oltre all”emissione di
titoli fiscali per superare la crisi di liquidità, aumentare la
domanda e fare crescere l”economia. Un fatto è certo: senza crescita
e inflazione non si possono ripagare i debiti. E la moneta unica dei
19 paesi dell”eurozona è troppo rigida per fare crescere i paesi del
sud Europa in crisi. E” una camicia di forza. L”architettura
deflazionistica dell”euro congela o deprime le economie europee.
Occorre che gli stati riprendano parte della loro autonomia monetaria
grazie alla moneta fiscale. Solo così sarà possibile fare manovre
espansive senza aumentare il debito pubblico.

E”
opinione comune di tutti i maggiori commentatori che il Quantitative
Easing concesso dalla BCE per non fare morire l”economia europea
servirà a ben poco. Il QE è stato deciso per fare guadagnare tempo
alle banche e agli stati ma non risolve i problemi dell”economia
reale e dei cittadini. Potrà forse aumentare un po” l”inflazione,
dare qualche respiro alle banche e agli stati mediterranei in crisi,
ma non risolverà nulla sul piano dell”economia reale, dei redditi
delle famiglie, dei consumi, del welfare, e dell”occupazione. Senza
nuova moneta statale, si porrà davvero il problema di essere
costretti ad uscire dall”euro. Ma l”uscita è un salto nel buio e
produce caos sia a livello economico che geopolitico.

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NOTE

[1]
Wolfganf Munchau, Athens
must stand firm against the eurozone’s failed policies
,
Financial Times, 15 febbraio 2015.

[2]
Hugo Dixon, A
parallel currency would have devastating consequences
, Financial
Times, 16 febbraio 2015.

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[3]
www.monetafiscale.it
, Helicopter Money per l’Italia: uscire
dalla crisi con l’emissione di nuova moneta statale-fiscale
complementare all’euro”.

[4]
John Cochrane”s blog, Beware
of Greeks Bearing Bonds
, 6 febbraio 2015.

[5]
Rob Parenteau, neweconomicperspectives.org, How
to exit austerity without exiting the euro
.

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[6]
Secondo Munchau, quello greco è «the first government in the
eurozone with a democratic mandate to stand up to an utterly
dysfunctional policy regime that has proved economically illiterate
and politically unsustainable.» FT, 15 febbraio 2015

[7]
Enrico Grazzini, Micromegaonline, Eurocrisi,
serve una nuova moneta fiscale: lo dice anche Varoufakis
, 10
febbraio 2015

(19
febbraio 2015)

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