FMI contro UE: il debito greco va tagliato

L’avevano già detto e ora rincarano la dose. Al fondo monetario non piace la dottrina tedesca e ci si sfila dalle clausole vessatorie imposte ad Atene.

FMI contro UE: il debito greco va tagliato
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15 Luglio 2015 - 08.27


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di Pier Luigi Fagan.

Attenzione
all”FMI!

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So
che molti, a leggere la sigla del Fondo Monetario Internazionale, vengono presi
dall”orticaria, ma invito a fare uno sforzo: la realtà è più multiforme e complessa.
L”FMI è un fondo a cui partecipano 186 Paesi del mondo (su 200): fino ad oggi,
è stato certo una longa manus degli
USA e di un certo tipo di interesse occidentale. Eppure, dalla settimana
precedente il referendum greco, in maniera clamorosa sebbene ignorata da gran
parte dei grandi organi di informazione, l’FMI è entrato in rotta di collisione
con l’Unione Europea. La ragione di questo scontro inatteso deriva dal
ribilanciamento dei pesi interni al fondo, cosa che ha a che fare con la nuova
banca BRICS e con gli equilibri geopolitico-economici su scala globale.

Lunedì
l’FMI – o qualcun altro – ha fatto avere un rapporto riservato a Reuters, un
testo inviato a tutti i membri dell”Eurogruppo e compilato dopo aver letto la fatidica
bozza di “accordo” da prescrivere ai greci. Il rapporto ripete ciò che aveva
già detto il giovedì prima del referendum suscitando il gaudium magnum di Yanis Varoufakis. I punti del rapporto contraddicono
clamorosamente la dottrina Schäuble imposta alla Grecia:

1)
dovete raddoppiare il periodo di grazia per la Grecia (da 15 a 30 anni);

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2)
dovete tagliare non un pochino, non ‘abbastanza’, ma tanto il debito, perché il debito è tecnicamente insostenibile. Non
ristrutturarlo, bensì tagliarlo
(haircut).

Questi
sono i due punti sostenuti da Varoufakis e Tsipras nella trattativa durata
cinque mesi. Possiamo perfino immaginare qualche rassicurazione di Obama al
governo greco che potrebbe aver influito sulla postura negoziale di Atene fino
all’ultimo. Il perché spero sia chiaro. Ora, pare
che l’FMI abbia detto a chiare lettere
ai padroni dell’Euro: o fate come
abbiamo detto ed allora noi vi aiutiamo con i soldi, oppure ve la spippate da
soli. Da soli significa che ci mettete voi i soldi, soldi che non avete (i
famosi 83 miliardi dell”accordo).

Ieri,
qualcuno dell”Eurogruppo ha cominciato a dire che il prestito ponte alla Grecia
(pochi spiccioli) lo si fa coi fondi europei (non dell”eurozona a 18 ma dell”UE
a 28). Classici conti senza l’oste: inglesi e svedesi hanno fatto gentilmente
sapere che nel caso sono pronti ad uscire dall”UE 0,1 secondi dopo.

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Insomma,
l’incombenza è più complicata di quanto a molti appare, ma è proprio nella
natura della faccenda. La seguiamo perché promette esiti sconvolgenti, ma non solo per i poveri fratelli e sorelle
ellenici. Volerà qualche grossissimo straccio. Ricordo solo che nel marasma
pre-referendum, forse ai più è sfuggito che il perito agrario Jeroen Dijsselbloem
(il presidente dell’Eurogruppo) dopo aver letto il rapporto di quel fatidico
giovedì esclamò: «all’FMI, quelli di Blanchard non sanno quello che dicono!».

Spero
sia chiaro a tutti cosa significherebbe se Germania, Francia, Italia, dovessero
far evaporare del 50% o anche solo del 30% i loro crediti verso i greci…

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