di Maurizio Blondet.
Il Fondo Monetario “rivede al rialzo le previsioni sulla crescita italiana”, dicono i media: da 0,8 saliamo a 1,3. Grandi esperti questi visitati del Fondo Monetario. Vengono a Roma e si fanno dare le cifre dal loro vecchio amico ministro Padoan. C’è bisogno di un po’ di ottimismo per sostenere il governo Gentiloni, consentire alla UE la finzione di credere ad una nostra maggior crescita per lasciarci sforare, fare ancora un po’ più debito senza “riforme” (le riforme vere, quelle dei 50 miliardi annui di sprechi e malversazioni pubbliche, non si faranno mai; magari tagliate un po’ le pensioni, suggerisce il FMI). Infine, c’è bisogno di far credere agli italiani che anche noi, sebbene meno e ultimi, “stiamo uscendo dalla crisi” come “tutto l’Occidente”. Ma soprattutto, credo, perché il Sistema deve scongiurare il panico della gente, mentre si moltiplicano i sinistri scricchiolii del crack prossimo venturo.
Altro che ripresa. Oggi il 44 per cento dei gestori di fondi, sondati dalla Bank of America, dicono che le azioni – specie quelle delle imprese “alta tecnologia” (il grande bluff) sono sopravvalutate; è la percentuale più alta dal 1999. A maggio, erano il 37% a rispondere così.
I grandi operatori prevedono titanici scoppi delle grandi bolle create dalle banche centrali con i loro mostruosi quantitative easing nella seconda metà dell’anno.
Quale operatore più grosso di Bill Gross? Il fondatore di Pimco, oggi di JAnus, una ricchezza sua di 2,5 miliardi di patrimonio, ha gestito 250 miliardi di fondi. E’ la quintessenza del finanziere, di quello che “fa soldi coi soldi” invece che investendo nell’economia reale, Adesso, a Bloomberg, dice: Un capitalismo finanziario guasto, sostenuto da una politica monetaria [delle banche centrali] sempre più distruttiva, ha cominciato ad erodere, non a promuovere, l’economia reale”.
Ed enumera: “Debiti eccessivi, popolazione che invecchia, conati di protezionismo, uso dei robot al posto degli uomini, creano una forza opposta al capitalismo creativo dell’inizio del secolo, schumpeteriano-darwiniano; oggi le arterie del capitalismo sono ostruite da forze secolari che bloccano la crescita Usa e globale molto al disotto delle norme storiche. La strategia di “far denaro col denaro” è seriamente minacciata”.
Marko Kolanovic, uno dei capintesta della JP Morgan, avverte che “un modesto rialzo della volatilità accoppiato ad un calo della liquidità può portare a perdite catastrofiche”. Jeff Gundlach, capo supremo del fondo DoubleLine avverte “gli speculatori: fate liquidità letteralmente adesso”.
Felix Zulauf, padrone del fondo speculativo svizzero Zulauf Asset Management, si aspetta un crollo dell’azionario cinese (FANG) e Nasdaq “fra agosto e novembre: e non parlo di un calo del 5%, ma del 20, che può giungere a -30, -40%”.
Howard Kunstler, saggista e giornalista, teme il momento in cui “i mostruosi debiti cumulati di persone, imprese, fondi sovrani, si mostreranno improvvisamente, traumaticamente, ed evidentemente non pagabili, e tutti i titoli che li rappresentano saranno risucchiati in quei vortici dello spazio-tempi di quei film di fantascienza su mummie e astronauti”. E aggiunge: “Nessuno al potere in questo paese dedica attenzione a quanto sia vicino questo epico momento. O più precisamente, non sanno come preparare i cittadini e cosa fare – Le società rispondono a crisi come l’imminente disfarsi della nostra economia finanziarizzata in modi disordinati e sorprendenti…”.
Negli Stati Uniti, VISA ha rivelato che le vendite nei negozi fisici sono calate del 5,3% anno su anno a maggio, il calo più rapido degli ultimi cinque anni. “Siamo al verde”. Ogni settimana chiudono un migliaio di negozi al dettaglio.
Alcuni titoli dai giornali americani:
“L’Apocalisse della vendite al dettaglio si estende al Canada”
“La recessione delle catene di ristoranti sta diventando strutturale? Un calo di 15 mesi”.
“Rinascono i mutui subprime”.
“I proprietari d’immobili calano 63,6 % – erano il 69% nel 2005 – un calo mai visto negli ultimi 50 anni”.
ww.govtslaves.com/u-s-homeownership-plummets-to-63-6-near-its-lowest-level-in-more-than-five-decades/
Per Michael Snyder, specialista in prodromi della catastrofe, la prossima crisi finanziaria è già avvenuta: in Europa. E punta il dito sulla “improvvisa implosione del Banco Popular”, sesta banca spagnola, salvata con un inghippo concepito dai regolatori UE con l’intervento del Santander, a cui l’hanno fatta acquistare per 1 euro. In cambio, Santander “prenderà ai suoi azionisti 7 miliardi di euro per alzare capitale necessario a risollevare il Popular: un drammatico salvataggio a spese dei privati. Infliggerà perdite per 3,3 miliardi agli azionisti ed obbligazionisti, ma eviterà un salvataggio a spese del contribuente. Il vero motivo della fulminea decisione è che il nervosismo, diciamo il panico, si stava già aggravando fra depositanti ed azionisti spagnoli, e la corsa agli sportelli stava avvenendo, mentre la speculazione accentuava le vendite allo scoperto (scommettendo sul ribasso) delle azioni di certe banche disastrate. Il feroce “salvataggio” privato del Popular ha aggravato il panico invece di calmarlo. Vista la rovina fulminea della sesta banca spagnola, ora i capitalisti si chiedono quale sarà la prossima: e si volgono a Liberbank, l’ottava banca iberica, ingrossatasi da qualche anno per “il matrimonio forzato con tre cajas (casse di risparmio) fallite”. Il governo ha vietato le vendite allo scoperto di Liberbank.
Ma tutti gli sguardi, ovviamente, in Europa si puntano su “una bolla enormemente più grande. Attualmente, un trilione di dollari (mille miliardi) di debito pubblico italiano hanno rendimenti negativi. E’ una situazione perversa: prestare allo Stato italiano comporta rischio, per cui i rendimenti dei titoli di debito italiani dovrebbero essere altissimi, non bassissimi”. Il miracolo, il trucco, è dovuto alla BCE che stampa denaro per comprare titoli di stato italici. Dal 2008, la BCE e le banche italiane hanno acquistato l’88% del debito pubblico nazionale. Berlino sta facendo pressioni perché la BCE smetta. Se la BCE smette, gli interessi sul debito pubblico italiota schizzano alle stelle, e lo Stato italiano non potrà più finanziare le sue spese. Le banche italiane, già praticamente fallite per conto loro, hanno in pancia 253 miliardi del debito pubblico; la frana dallo Stato si trasmetterà al sistema bancario, diventando valanga. Quel che succederebbe all’Europa intera, la seconda economia mondiale, non è nemmeno immaginabile.
E le banche centrali? Continuano a stampare denaro. Ossia trattano il problema d’insolvenza come un problema di mancanza di liquidità. “Non hai liquidi? Te ne presto un po’”. E’ la “soluzione” Grecia, a scala globale.
Ecco perché il Fmi è venuto a “rivedere al rialzo la crescita del Pil italiano”. Quando un sistema deve falsificare le cifre e le statistiche della propria economia – vedi Unione Sovietica – vuol dire che è proprio alla fine.
Fonte: http://www.maurizioblondet.it/capitalismo-great-again-salvo-grande-crack-autunno/.