L'ultimo pugno di dollari: il Fedcoin

Chi pensa al controllo di una banca centrale, tornare alla Lira, domare l’Euro, ricostituire un sistema monetario tradizionale, guarda un film B/N da un vecchio Telefunken a tubo catodico

L'ultimo pugno di dollari: il Fedcoin
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19 Giugno 2017 - 07.50


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di Alberto Micalizzi.

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Nella prima parte di questo articolo abbiamo dimostrato che le bolle speculative originate sequenzialmente da precise scelte di politica monetaria hanno consentito di finanziare il deficit commerciale USA ed espandere il PIL americano.

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Tuttavia, soprattutto l’ultima di queste bolle, quella “monetaria” iniziata nel 2008, ha prodotto quasi $7.000 miliardi di liquidità in 8 anni che è finita in parte nelle maglie dei mercati finanziari e del sistema bancario, in parte in mano a sottoscrittori esteri (Cina e Giappone in primis) ed in parte ha alimentato una straordinaria impennata del debito privato USA (famiglie, imprese e banche) che nel 2016 ha raggiunto il 250% del PIL [vedi articolo: L’ultimo pugno di dollari (prima parte)].

Tutto ciò pone la FED di fronte al maggiore dilemma di sempre: da un lato non può più abbassare i tassi ed espandere così la massa monetaria; dall’altro, non può aumentare i tassi ed evitare la fuga dal dollaro (già in atto per Cina e Giappone) perché questo provocherebbe costi immensi per interessi passivi alla sfera privata e pubblica dell’economia.

Quindi, il dollaro come strumento supremo di politica monetaria è inutilizzabile! Cosa fare?

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L’unica possibilità praticabile è quella di un cambio di valuta, dove la vecchia va pian piano ad estinguersi tramite accordi bilaterali soprattutto con i Paesi creditori e la nuova subentra gradualmente secondo regole e termini che consentano alla FED di riacquisire controllo sul sistema monetario.

L’occasione di questo storico cambio valutario arriva alla FED proprio dalle cripto-monete, e specificamente dal fatto che le grandi banche d’affari stanno entrando in questo settore con proprie piattaforme. Nella seconda parte di questo contributo ho citato l’articolo del Financial Times che svela che banche del tenore di UBS, Deutsche Bank, Bank of New York e Santander stanno creando reti di cripto-valute da lanciare all’inizio del 2018 [vedi “L’ultimo pugno di dollari (seconda parte)”].

Peraltro, nello stesso articolo, ricordavo che questa occasione è ghiotta per le stesse banche d’affari in quanto grazie a queste piattaforme non creeranno più soltanto credito, sotto forma di moneta bancaria a favore dei propri clienti (moneta che notoriamente non contabilizzano tra gli attivi, come invece dovrebbero), ma creeranno direttamente moneta spendibile con la quale potranno regolare i propri pagamenti – concetto assibililabile alla moneta bitcoin di cui ho già parlato.

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L’entrata delle banche centrali nelle cripto-valute

Non aspettiamoci che la FED ci racconti la storia vera di questo passaggio storico al nuovo dollaro.  Un articolo dello scorso Novembre del Financial Times dal titolo “Le banche centrali esplorano le blockchain per creare valute digitali” esordiva affermando “se non puoi combatterli, unisciti ad essi”, parafrasando il pensiero dei banchieri centrali nei confronti delle oltre 180 cripto-valute in circolazione, delle quali il Bitcoin è certamente la più nota. A ciò l’articolo aggiunge la considerazione che le banche centrali siano quasi costrette a questa mossa dato che numerose banche commerciali e operatori finanziari stanno entrando nel settore. In realtà così non è.

Le banche centrali impiegheranno cripto-valute “manomesse”. Infatti, la tecnica di fondo di una cripto-valuta si chiama “blockchain” ed è traducibile come “successione di scambi”. Questa tecnica è contraria alla logica accentratrice di una banca centrale. Per usare parole semplici, un blockchain funziona come sistema indipendente che registra le operazioni nel momento stesso in cui si verificano. Nessuno può intromettersi dato che la rete di computer che supporta la piattaforma aggiunge automaticamente l’ultima operazione di scambio eseguita tra due punti ad una catena pre-esistente, permanente e accessibile a tutti. Tutto ciò è eseguito da algoritmi prestabiliti. Inoltre, le operazioni di trasferimento di valuta sono “da punto a punto”, senza intermediari, un po’ come funziona la chat in un gruppo Facebook…

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Ecco, questo è il punto. Prendiamo Facebook, solo per avere un termine di raffronto utile. Una cripto-valuta sta ad una valuta classica come Facebook sta alla posta tradizionale (è una forzatura, lo ripeto, ma serve per capire il senso del salto logico). Nella posta tradizionale noi consegniamo la missiva al fattorino che la raccoglie, la smista e la prepara per la consegna. Il servizio di intermediazione costa e richiede tempo. Allo stesso modo, un bonifico classico implica la consegna delle istruzioni alla banca, che le raccoglie, le organizza e le consegna. Anche questo cosa tempo e soldi.

Invece, Facebook consegna immediatamente il messaggio e non implica costi. Allo stesso modo, un addebito/accredito di cripto-valuta, similmente ad un messaggio Facebook, arriva subito e non ha costi. La traccia di questa operazione è istantaneamente e permanentemente aggiunta ad una catena di “messaggi” precedenti che codificano tutto, incluso il codice identificativo del computer o smarthphone di partenza (detto “IP”).

Per chi non avesse ancora colto il punto, lasciatemi porre un paio di domande: lo scambio di messaggi su Facebook avviene in piena libertà ed autonomia? Non capita di assistere alla sospensione di funzioni determinate? Non capita di essere bannati? Ecco, il ruolo di una banca centrale rispetto ad una piattaforma di cripto-valuta va immaginato esattamente come il ruolo del “team di facebook” verso i nostri account.

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Tant’è che le banche centrali, e la FED in primis, stanno predisponendosi ad aprire conti correnti in valuta digitale a favore degli utilizzatori finali, cioè famiglie ed imprese, non soltanto alle banche del sistema.

 

La testimonanza di Doug Casey

Ma torniamo alla FED ed agli obiettivi “politici” dell’entrata delle banche centrali nelle cripto-monete.

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C’è un testimonial “oculare” del progetto FED che egli stesso chiama “Fedcoin”. Lui è Doug Casey, noto come l’anarco-capitalista che ha previsto i principali cicli economici americani degli ultimi 30 anni, guadagnandoci una fortuna. E’ lo stesso che il 21 Aprile del 2016 azzeccò la vittoria di Trump dicendo in una intervista “dice cose stupide, ma tutte le persone che girano dicono cose stupide. Io scommetto i miei soldi sulla vittoria di Trump…”.

Nell’intervista dal titolo “La prossima previsione scioccante dell’uomo che predisse la vittoria di Trump” curata da Bob Irish, un giornalista investigativo che scrive per Moneywise, Casey ha esordito ricordando che “ci sono circa $10.000 miliardi fuori dagli USA. Questo è un grande problema perché il prodotto maggiormente esportato dagli USA negli ultimi 30 anni è stato il dollaro. I cari giapponesi ci mandano prodotti Sony e auto Toyota ed i cari tedeschi ci mandano auto Mercedes e noi in fondo ci limitiamo a stampare dollari e mandarglieli. E’ così che 10.000 miliardi di dollari sono finiti fuori dagli USA…..

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Ma quanto afferma subito dopo è ancora più chiaro: “il dollaro si basa sul nulla … io sono parte di un Governo che è in bancarotta. I suoi debiti sono largamente eccedenti gli attivi… i primi ad abbandonare il dollaro saranno gli stranieri, ed ecco che 10mila miliardi di dollari si riverseranno negli USA creando un’inflazione esplosiva”.

Quando Bob Irish lo incalza per una previsione, Casey afferma sicuro: “la FED sta preparando una valuta completamente digitale chiamata Fedcoin che agirà come parallela ed alternativa al dollaro. Avrà molti vantaggi per il Governo… e la gente l’accetterà”.

Concetti simili vengono riportati da bitcoin.com, nell’articolo “Fedcoin: Gli USA emetteranno una moneta elettronica che tu userai”. Per essere più preciso, Casey ha anche scritto un libro dal titolo “Sopravvivere al Fedcoin: come proteggerti e guadagnare dall’imminente cambio valutario”.

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Quali sono i vantaggi, dunque della nuova valuta americana? Se pensiamo alla FED ed al Governo USA come ad un’unica cabina di regia di questo storico salto monetario, dobbiamo pensare almeno a tre vantaggi di fondo:

i) Recupero di leve di politica monetaria e drenaggio della liquidità (FED)

ii) Eliminazione del problema fiscale (Governo)

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iii) Perfezionamento del sistema di controllo delle informazioni a livello planetario (FED e Governo)

Difficile trovare un’altra mossa singola foriera di così tanti vantaggi per la “cabina di regia”.

Il primo punto richiama direttamente il problema dei 10 miliardi di dollari detenuti fuori dagli USA, che a mio modo di vedere sono il vero motore dell’accelerata della FED verso la nuova valuta. In questo concordo con Casey. Il Fedcoin darà a FED e Governo USA la forza di rinegoziare le posizioni con i creditori del Far-East minacciando, questa volta con più credibilità, di operare una mega-svalutazione dell’ormai vecchio dollaro. Probabilmente proporranno un piano di riassorbimento graduale dei vecchi dollari, a condizione che i creditori accettino di continuare a fornire merci agli USA e di essere pagati in Fedcoin.

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Per comprendere invece il punto ii) e iii) dobbiamo ricordare che il Fedcoin, come tutte le altre cripto-valute, sono totalmente digitali, quindi prevedono l’azzeramento assoluto del cash. A questo va aggiunto che il blockchain tiene traccia istantanea e permanente di qualsiasi transazione fatta, diversamente da quanto accade, ad esempio, con le carte di credito, che pure vengono contabilizzate con ritardo.

Dunque, il gestore di un blockchain conosce tutto di tutti, ed in maniera istantanea. La giornata di un americano (ma presto anche quella di un europeo..) sarà riflessa e codificata nel blockchain, cioè nella sequenza di transazioni, e vi rimarrà per sempre, osservabile in maniera istantanea ed indelebile. E’ la fine di qualsiasi possibilità di protezione della privacy. Non vi è più nulla che accada senza che la “piattaforma” non lo registri.

Che dire dell’evasione fiscale? Un gioco da ragazzi. Già oggi le cartelle esattoriali e le dichiarazioni dei redditi arrivano pre-compilate. Ma oggi possiamo ancora “contestare” delle voci. Domani no, la cartella sarà perfetta, precisa al centesimo e sarà stata calcolata da un algoritmo che ci ha osservati 24 ore al giorno, tenendo traccia di qualsiasi movimento compiuto, in tempo reale.

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Dicevo poco sopra che una banca centrale dovrà alterare il normale funzionamento di un blockchain, adattandolo alle proprie esigenze di controllo. In un paper scientifico di rara lucidità uscito proprio in questi giorni (Maggio 2017), due accademici, Michael Bordo e Andrew Levin (“La valuta digitale delle banche centrali ed il futuro della politica monetaria”), propongono alcune modifiche strutturali a una classica piattaforma tipo Bitcoin affinché la valuta digitale possa essere gestita da una banca centrale.

Tra gli adattamenti più interessanti vengono citati i) la creazione di conti depositi reali intestati a tutti gli operatori della rete, inclusi individui e imprese; ii) intervento sugli algoritmi di creazione della moneta digitale in modo da garantire la stabilità dei prezzi e dell’inflazione; iii) corresponsione di interessi attivi sui depositi di valuta digitale presso la banca centrale.

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Si tratta di adattamenti inevitabili che, tuttavia, non stravolgono il meccanismo di funzionamento del blockchain che rimane basato su algoritmi e capace di registrare le transazioni in tempo reale.

 

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La lezione da trarre

Quale è la lezione più importante che dobbiamo trarre da tutto ciò?

La progressiva cessione di sovranità monetaria dai vecchi ministeri delle finanze a istituzioni internazionali di proprietà privata sta compiendo un ulteriore salto di “qualità”: entrano in azione gli algoritmi, sostituendo, o meglio codificando, la volontà di ristretti gruppi oligarchici annidati in istituzioni e mercati finanziari che così facendo renderanno totalmente irreversibile il processo di riappropriazione delle strutture monetarie tradizionali.

L’arrivo delle monte digitali o “criptiche” è il maggiore salto nella storia dei sistemi monetari. Cambiano le funzioni delle banche centrali e di quelle commerciali, perdono significato le divise estere e cambia il ruolo dei tassi di interesse. Si evolve il ruolo della finanza nell’economia. La distribuzione del signoraggio si parcellizza attraverso piattaforme valutarie in competizione tra di esse nell’accaparrarsi nuovi utilizzatori, ed il problema della proprietà della moneta sarà completamente sostituito da quello del controllo, affidato ad algoritmi.

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Essere capaci di lanciare e gestire una piattaforma di cripto-moneta sarà più importante che fondare una banca centrale!

Chi ancora pensa di “riprendere” il controllo di una banca centrale, di tornare alla vecchia Lira (pre o post ’81), di rendere l’Euro più umano, o comunque di ricostituire un sistema monetario tradizionale sta guardando un film in bianco e nero da un vecchio Telefunken a tubo catodico…

Le battaglie di avanguardia per il ripristino della sovranità, anche monetaria, oggi si combattono altrove e con strumenti totalmente diversi. La partita si riapre… per chi saprà giocarla.

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Fonte: https://albertomicalizzi.com/2017/06/18/lultimo-pugno-di-dollari-il-fedcoin-terza-parte/.

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