Criptovalute, monete fuori dal controllo della borghesia

Con il boom di Bitcoin e i suoi parenti cadono i veli delle vecchie monete e la credibilità dei potenti e di chi canta le loro lodi. E ora Draghi e Savona appaiono relitti di un tempo finito [Giuseppe Masala]

Criptovalute, monete fuori dal controllo della borghesia
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11 Dicembre 2017 - 23.14


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«Nulla è meno materiale del denaro, giacché qualsiasi moneta…è, a rigore, un repertorio di futuri possibili. Il denaro è astratto, ripetei, il denaro è futuro…una moneta simboleggia il libero arbitrio…»
Jorge Luis Borges
 
«Quello che sta avvenendo, ma sul nulla, perché dietro non c’è attività reale che ne giustifichi il valore, né un autorità che li protegga. Lo ripeto, vivono perché i possessori lo vogliono e altri lo consentono»
Paolo Savona.
 
di Giuseppe Masala.
 
Chi è l’economista e chi è il somaro? Chi ha capito cos’è una moneta e chi parla di moneta da una vita senza sapere di cosa si tratta? Pazzesco. Ma l’epoca delle criptovalute aiuta se non altro a far cadere molti veli.
Non chiedete dunque agli economisti cos’è la moneta, non lo sanno (tranne rare eccezioni come Augusto Graziani, John Keynes, Karl Marx e Joseph Schumpeter).
Se volete sapere cos’è una moneta andate da un filosofo e da un semiologo. In alternativa si può sempre leggere lo Zahir di Jorge Luis Borges. Oh, quanto si sarebbe divertito Borges nel leggere di questa moneta anarchica e nascosta dentro un involucro di equazioni matematiche che vaga nel cyberspazio! Il divino labirinto degli effetti e delle cause. Anzi, il criptolabirinto.
Che tristezza gli economisti, ridotti a corifei di un Potere rantolante. Ma andiamo con ordine.
 
Ora vi spiego un po’ a cosa servono (politicamente) le criptomonete.
Per decenni gli instancabili cantori del capitalismo ci hanno inculcato l’idea che bisogna difendere l’indipendenza delle banche centrali “dall’interferenza della politica”. Locuzione che può e deve essere vista come “vietare il controllo democratico (degli organi eletti democraticamente) sulle banche centrali”. Bene, ora si possono dire le cose come stanno. Non vi è alcuna interferenza degli organi democraticamente eletti sulla politica monetaria attuata dalle banche centrali ma vi è l’esatto opposto: vi è l’interferenza del potere autocratico, incontrollato e incontrollabile, delle banche centrali sugli organi costituzionali democraticamente eletti.
Il caso più plateale riguarda proprio l’Italia. Nel 2011, la Banca Centrale Europea, ha dettato l’agenda della politica economica agli organi costituzionali italiani. Non c’è alcuna norma dei Trattati europei che dia questo potere alla BCE. Si tratta di una gravissima interferenza che peraltro ha chiesto lacrime e sangue al popolo italiano, tra cui una riforma delle pensioni di ferocia belluina (diventata legge sotto il governo Monti e conosciuta come “Legge Fornero”). Non solo, hanno preteso che fosse inserito in Costituzione il pareggio di bilancio, scolpendo così nel bronzo della carta costituzionale una concezione determinata, una visione economica teorica controversa diventata una inscalfibile “Verità di Stato” sancita dalla legge più solenne (non ha alcuna importanza che questa visione di teoria economica sia giusta o sbagliata, questo va lasciato al dibattito degli studiosi di teoria economica).
 
Pensate che ciò che ho scritto sia falso? Pensate sia il delirio di un complottista? No. Non lo è. Carta canta. Tutto questo è stato scritto in una lettera della BCE controfirmata dal suo Presidente uscente (Trichet) e dal suo Presidente entrante (Draghi).
Ecco, ripeto, la BCE non aveva alcuno, e ripeto, alcun titolo per scrivere una cosa del genere, e per il poco e nulla che capisco di diritto configura platealmente un reato grande come una montagna: un attentato contro la personalità dello Stato, un’indebita intromissione in prerogative riservate all’inviolabile libera scelta del Parlamento e del Governo e così via.
Ecco, lamentare questo sopruso prima della diffusione delle criptovalute era semplicemente inutile: il potere ce l’avevano loro. La regola era ed è brutale: loro mettono il giogo e noi stiamo sotto al giogo, come i buoi che tirano l’aratro. La novità è che adesso la denuncia non è più una voce velleitaria perché c’è un’alternativa, sebbene embrionale, e puoi chiedere che chi ha commesso questa enormità sia sottoposto al giudizio dei tribunali.
Ecco, cos’è l’uso politico delle criptovalute. Quantomeno puoi dire a Draghi che in un futuro non lontano ogni patina di legalità con cui si è coperto in questi anni cadrà. Potremo finalmente scoprire quanto nudi e crudi possono essere i grandi delitti. I giornali che tenevano il sacco, tutti quelli più importanti, perdono ogni anno un quinto dei loro lettori e ne perderanno ancora. I veli cadono, e molti economisti non sono più economisti, molti uomini credibili non sono più credibili, i delinquenti sono delinquenti.
Ecco, caduti i veli, a questo servono le criptomonete.
Nelle immagini che seguono potete vedere il corpo del reato, gli ordini imposti a un intero paese piegato dall’austerity eurocratica. E il fatto che qualcuno osi firmare una simile enormità apre anche scenari di tipo psichiatrico: delirio di onnipotenza, intoccabilità e ingiudicabilità degli atti commessi. Solo che alle volte il fare troppo il Marchese del Grillo (io so’ io, e voi non siete un cazzo) può portare male.
 
E Paolo Savona e il suo allarme?
E soprattutto, tutto questo farneticare contro le criptovalute (contro l’esperimento delle criptovalute) è legato ad una questione fondamentale: quella che le criptovalute sono delle monete fuori dal controllo della borghesia. Il tema sta tutto lì.
Ora si stanno accorgendo che esistono, e iniziano a lanciare allarmi. Non è concepibile leggere certe bestialità. Come fa un economista come Savona a scagliarsi contro le criptovalute perché non sarebbero garantite da nulla? E perché di grazia, Signor Professore, mi dica lei, l’Euro da cosa sarebbe garantito? Mi pare di aver studiato che il tallone aureo sia finito il 15 agosto 1971. Da allora le monete statali non sono garantite esattamente da nulla. Come le criptovalute.
Puerile poi l’appello di Savona all’Autorità che dovrebbe vietare il nuovo mostro monetario. Illustrissimo professore, mi risulta che viviamo in uno stato di diritto. Occorrerebbe un qualche appiglio in relazione all’ordinamento vigente per vietare qualcosa. Per non parlare poi del fatto che servirebbe un trattato mondiale per stabilire chi sia mai l’autorità suprema nel Cyberspazio. Vede, nientemeno che Mario Draghi, il Potentissimo Professor Draghi, nel Cyberspazio è uno semplice sviluppatore di una moneta chiamata Euro. Esattamente come gli altri mille sviluppatori. Non ha autorità di nulla.
Non basta, lei, straparla, di “riciclaggio”. Ma mi scusi Chiarissimo Professore, i capitali illeciti sono sempre esistiti, e lei sa bene (se ha capito il blockchain) che sarebbe forse il modo più stupido quello di riciclare denaro attraverso un database indelebile e immodificabile. Sorvolo sul fatto che non ricordo nessuna sua intemerata contro le attività illecite che venivano e vengono transate con il danaro di Stato. Si sveglia solo ora?
Non parliamo poi della sua uscita su un ipotetica causa legale futura dove un creditore chiede ad un giudice di rendere nullo un pagamento di un debito effettuato con criptovalute. Lei dimostra di non aver capito. Nessuno paga debiti in Bitcoin o altre criptovalute. Eventualmente, qualcuno offrirà i Bitcoin in cambio di danaro di Stato e successivamente pagherà il suo debito. Molte banche offrono il servizio.

 

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E infine la solita vexata quaestio. Che cos’è una Moneta? Rifletta su quello che diceva Borges, potrebbe esserle utile.

 

 

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