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Lo sciroppo antitosse, la Cina e il Capitalismo

Pechino dice basta all'importazione di rifiuti europei di residui da riciclare. E di nuovo si svela l'insopprimibile vocazione al disastro totale del sistema capitalistico, che pure vuol rassicurarci

Lo sciroppo antitosse, la Cina e il Capitalismo
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15 Gennaio 2018 - 08.30


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di Turi Comito.

 

Fatto 1
L’altro giorno, causa una tosse che non mi veniva da anni, sono passato in farmacia per il classico sciroppo espettorante. Il farmacista mi porge una scatola con dentro bustine, dico che preferisco lo sciroppo alle bustine con polvere effervescenti e lui mi dice che quelle bustine non contengono medicinale effervescente ma sciroppo in comode confezioni monodose così, mi dice, invece che portarmi appresso la bottiglietta dello sciroppo (voluminosissima, pesantissima, fragilissima) ho una bustina da dove sorbire il contenuto e poi gettare (la bustina, non il contenuto).
Mi lascio convincere, tossendo, entusiasta all’idea di non dovermi portare appresso la bottiglia dello sciroppo ché, oggettivamente, è una cosa fastidiosa.
Strada facendo verso casa penso però che la bottiglia non me la sarei portata lo stesso appresso. Semplicemente avrei bevuto uno o due cucchiai di liquido espettorante prima di uscire al mattino e il resto la sera prima di andare a dormire, come ho sempre fatto da quando ho l’età per tossire.
Col nuovo metodo invece avrei buttato una decina di bustine di plastica nell’immondizia.
Poco male mi dico, tanto le metto nei contenitori per la plastica (che, anche se rari come una mosca albina, a Palermo esistono), le riciclano e la mia tosse non sarà fonte di ulteriore inquinamento per questo pianeta (ho una coscienza ecologista pure io, che si metta agli atti).

 

Fatto 2
Leggo stamattina su Il Sole 24 Ore un titolone di apertura che recita: “La Cina blocca l’import di rifiuti, caos riciclo in Europa“. Cazz’è questa storia? mi chiedo. Leggo il pezzo e tramortisco. Perché scopro che la nostra Europa (assieme alla peste nera statunitense) – che da decenni rompe le palle con la storia che dobbiamo riciclare tutto per non inquinare (plastica, vetro, alluminio, carta, aria, acqua, cervelli, organi riproduttivi, ecc.) – non riesce a riciclare i rifiuti che raccoglie con la differenziata. Piuttosto li mette sui container e li spedisce in Cina. Perché? Perché semplicemente l’Europa non ce la fa. Ci sono troppi rifiuti “differenziati” e troppe poche strutture di riciclaggio. Di più: ci sono perfino troppo pochi inceneritori (i famosi termovalorizzatori). Mentre la Cina, fino alla scorsa estate, non chiedeva altro che essere sommersa di munnizza differenziata da cui estrarre qualunque cosa avesse un minimo di valore e di possibilità di riuso.
Senonché, la scorsa estate appunto, la Cina comunica al WTO che “basta così. Non la vogliamo più la munnizza occidentale. Siamo diventati un paese sviluppato e produciamo sufficiente munnizza da soli.”
Tanto per dare un numero: nel solo 2016 la Cina aveva importato il 70% dei rifiuti plastici raccolti nei paesi occidentali.

Adesso gli opulenti governi occidentali stanno chiedendosi che fare. C’è chi vuole puntare su uno sviluppo gigantesco dell’industria del riciclaggio, chi vuole incentivare la plastica biodegradabile, chi vuole mettere tasse sugli imballaggi, chi vuole fare ingoiare i rifiuti a chi li produce a furia di calci in bocca, ecc. Insomma c’è caos; più panico allo stato nascente.

Di fronte a queste notizie realizzo immediatamente tre cose.
La prima è che la mia giustificazione circa l’impatto zero della mia produzione extra di plastica usando le bustine monodose invece che la bottiglietta di sciroppo è una giustifcazione che non vale nulla. Inquinerò più di prima.
La seconda è che questa campagna martellante sui benefici della raccolta differenziata era una puttanata gigantesca tenuto conto che si basava su un assunto falso (e cioè che il mondo era in grado di sopportare la produzione senza limite di munnizza visto che la si riciclava bellamente. Non era il mondo che poteva sopportare questo peso, era la Cina. Il che è un poco diverso).
La terza è l’ennesima conferma circa il fatto che il sistema (capitalista) ha una insopprimibile vocazione al disastro totale. Non solo, infatti, è incapace di gestire gli effetti deleteri di uno sviluppo economico incessante, velocissimo e planetario per un evidente difetto di programmazione, cioè di previsione delle reazioni che può produrre una azione. Ma ha anche un suo modo perverso di impedire che i destinatari del disastro se ne accorgano.
Semplicemente li convince che quello che è bene per lui è un’ottima cosa anche per tutti gli altri.
Non è forse comodissimo avere una bustina di sciroppo per la tosse appresso da prendere quando vuoi invece che una invadente bottiglietta da tenere sul comodino? Che ti frega se poi butti dieci o venti bustine di plastica nell’immondizia? Tanto il mercato sa come risolvere il problema. Ci saranno nuove aziende di riciclaggio e nuovi inceneritori e il mondo sarà più felice di prima.
Cina permettendo, si capisce.

 

 

Fonte: https://www.facebook.com/turi.comito/posts/10213006535472030

 

 

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