di Enrico Grazzini.
“La soluzione più ovvia all’insostenibilità dell’Italia nella zona euro sarebbe la ristrutturazione del suo debito pubblico. Ma i governi della zona euro non sono preparati a questa possibilità. E’ invece più probabile che valute parallele, titoli di debito non convenzionali o addirittura criptovalute offriranno l’opportunità per un’uscita non ufficiale (dell’Italia dai vincoli dell’euro, nda). In tal modo si scoprirà che si può essere dentro l’eurozona e fuori dall’eurozona nello stesso tempo”.
Così Wolfgang Munchau, l’editorialista del Financial Times per l’Europa, conclude il suo articolo del 28 aprile intitolato The unbreakable, unsustainable eurozone. Munchau sottolinea la contraddizione genetica del sistema dell’euro. L’euro infatti ha un’architettura che lo condanna a essere insostenibile, ma è anche strutturato in maniera tale da non permettere a un Paese di uscire prima dello schianto. Come un’automobile con le portiere bloccate che corre inesorabilmente verso il burrone. Munchau fa un’analisi cruda e realistica. Il sistema della moneta unica può sopravvivere solo se viene riformato strutturalmente: altrimenti è destinato a spaccarsi con la prossima prevedibile crisi finanziaria.
Per Munchau la soluzione migliore per uscire dalla crisi sarebbe quella di emettere degli eurobond, ovvero un titolo sovrano comune che dimostri la forza dell’Europa sia sul piano finanziario che su quello geopolitico. Ma lo stesso editorialista del Financial Times ammette che gli eurobond sono un vero e proprio tabù per la Germania e per Bruxelles. Quasi certamente Berlino e la Ue non accetteranno di condividere nessun debito.
L’anello debole della catena è l’Italia a causa dell’elevato debito pubblico. Ormai la crescita del debito è fuori controllo: lo Stato italiano infatti cerca soldi sul mercato finanziario solo per tentare di pagare tutti gli interessi sul debito pubblico. Ma non ci riesce. Così il debito cresce a spirale, nonostante l’Italia da 25 anni registri un saldo primario positivo di bilancio pubblico: vale a dire che da 25 anni i contribuenti pagano più tasse di quanto lo Stato spende per i servizi sociali a favore dei cittadini. In sostanza gli italiani lavorano e pagano le tasse per pagare alle grandi banche e alla speculazione finanziaria gli interessi sul debito di Stato. Ma, malgrado viviamo al di sotto dei nostri mezzi, il debito aumenta. Chiedere sacrifici ulteriori è politicamente e umanamente improponibile.
Bisogna allora che l’economia italiana cresca più del debito: per fare questo è necessario aumentare gli investimenti, i consumi, la spesa pubblica produttiva, cioè fare crescere la domanda aggregata. Occorre ridare ossigeno e liquidità all’economia italiana senza però aumentare il debito pubblico. Per Munchau l’unica soluzione possibile per l’Italia è l’emissione di una moneta complementare all’euro: infatti la Bce di Mario Draghi ha pompato moneta ma solo per le banche. Le banche europee scoppiano di liquidità – hanno riserve pari a 1,6 migliaia di miliardi di euro – ma non fanno abbastanza credito all’economia reale. In Italia il credito bancario è addirittura diminuito rispetto all’inizio della crisi partita nel 2008. E poi l’economia italiana è già troppo indebitata.
Per Munchau (giustamente) il governo dovrebbe intervenire con una manovra “non convenzionale”. La mia proposta non convenzionale è che lo Stato italiano emetta urgentemente e assegni gratuitamente agli enti pubblici, alle famiglie e alle imprese dei Titoli di Sconto Fiscale a maturità differita (maturità al quarto anno) per almeno il 2-3% del Pil. La manovra espansiva, pari a circa 40-50 miliardi, potrebbe essere attuata gradualmente in tre anni. Al quarto anno dall’emissione i Tsf possono essere usati per ridurre i pagamenti delle tasse, dei contributi, delle tariffe, ecc. I titoli fiscali sarebbero però subito negoziabili – proprio come i Bot e i Btp – e quindi immediatamente convertibili in euro sul mercato finanziario a un tasso di sconto minimo. Così si incrementerebbe subito il potere di acquisto in euro dei soggetti economici e ripartirebbero gli investimenti, pubblici e privati, e i consumi.
I Tsf sono perfettamente dentro le regole dell’euro: infatti sono titoli di Stato – proprio come i Bot e i Btp – e non sono moneta, quindi non scalfiscono minimamente il monopolio della Bce sulla moneta legale. Inoltre i Tsf (a differenza per esempio dei mini-Bot proposti dalla Lega) non provocano deficit pubblico: alla scadenza, al quarto anno dall’emissione, i Tsf si ripagherebbero certamente con la forte crescita del Pil nominale legata al moltiplicatore del reddito e alla crescita dell’inflazione dovuta all’aumento della domanda.
I Tsf verrebbero emessi senza chiedere soldi al mercato, cioè senza fare aste per collocare titoli di debito presso i primary dealers: quindi nessun rischio per gli operatori finanziari, niente debito e niente aumento dello spread. I Tsf sarebbero anche titoli meno rischiosi dei Btp perché sarebbero sempre utilizzabili al loro valore facciale per “pagare le tasse” anche se lo Stato non riuscisse a ripagare i suoi debiti in euro. I Tsf sarebbero quindi certamente promossi dalle agenzie di rating, ed essendo titoli di Statoinvestment grade sarebbero automaticamente accettati dalla Bce come collaterale per i prestiti alle banche. E’ noto che se un titolo viene promosso dalla Bce e dalle banche viene accettato anche dai mercati. Quando la Bce promuoverà questa soluzione tutto diventerà possibile: anche uscire dalla crisi.