Ddl Giustizia, una amnistia mascherata per tutelare il premier

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13 Novembre 2009 - 08.43


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di Mariafrancesca Ricciardulli – dazebao.org

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Presentato al Senato il disegno di Legge nel segno dell”accordo Fini-Berlusconi. Gasparri annuncia altre misure devastanti.

 

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ROMA – Elaborato dal consigliere giuridico del premier, Niccolò Ghedini, porta le firme del capogruppo Maurizio Gasparri, del vice capogruppo Gaetano Quagliariello e di altri senatori del Pdl (Tofani, Casoli, Bianconi, Izzo, Centaro, Longo, Allegrini, Balboni, Benedetti Valentini, Delogu, Gallone, Mugnai, Valentino) ed è stato siglato anche dal presidente dei senatori della Lega Federico Bricolo e dal senatore Sandro Mazzatorta.

Il titolo è «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell”articolo 111 della Costituzione e dell”articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell”uomo». Ecco il disegno di legge sul “processo breve” arrivato questa mattina in Senato. Solo uno dei primi passi verso il compimento di un progetto più grande, definito da Gasparri stesso come il «decalogo sulla giustizia» che il centrodestra intende portare avanti e che comprende fra le altre cose «nuove norme antimafia, riforma del processo civile, riforma della professione forense, intercettazioni e riforma costituzionale della giustizia».
Il documento si compone di tre articoli. E” proprio sfogliando il cosiddetto decalogo della giustizia si comprende bene come in realtà si punti ad una vera e propria devastazione di uno dei pilastri fondamentali della società italiana. In effetti, quando si giunge al termine della lettura del disegno di Legge, mettendo insieme i vari tasselli, si scopre che di riforma c”è ben poco, ma si tratta di un provvedimento che è un”amnistia mascherata.

RAGIONEVOLE DURATA DEI PROCESSI – Il primo articolo modifica la legge Pinto che, approvata nel 2001, introduce una riparazione per chi ha subito processi troppo lunghi. Finora, il giudice doveva decidere a sua discrezione se fosse stato violato il principio della ragionevole durata dei processi, mentre ora per la prima volta viene esplicitato che il processo, per non essere ingiusto, ma in linea con le sollecitazioni del Consiglio d”Europa, non deve durare più di due anni in primo grado, due anni in appello e altri due in Cassazione, cui si aggiunge un altro anno se viene disposto il rinvio. In pratica tutti i processi – penali, civili e amministrativi – non dovranno durare nel complesso più di 6 anni, termine oltre il quale il cittadino può reclamare un risarcimento danni dallo Stato per violazione della ragionevole durata del processo. ””L”obiettivo – è scritto nella relazione illustrativa al ddl – è quello di rendere più certi i presupposti, la procedura e la quantificazione dell”equo indennizzo, nel quadro di un generale contenimento degli effetti, anche economici, derivanti dalla ragionevole durata dei processi””. Prima della richiesta di indennizzo, però, la “vittima” dovrà presentare al giudice un”istanza di accelerazione che farebbe scattare una corsia preferenziale per definire il processo in tempi brevi, con tanto di sentenza motivata in modo sintetico.

PRESCRIZIONE PROCESSUALE –
Il secondo punto del ddl riguarda la prescrizione processuale con la creazione di una nuova norma del codice di procedura penale (l”articolo 346 bis). Il testo prevede che, in caso di processi per reati con pene non superiori a 10 anni, ciascuna fase del processo non possa durare più di due anni (sei in totale), altrimenti scatterà la prescrizione. Tale norma non si applicherà ai recidivi e ai delinquenti professionali o abituali e nei processi relativi a delitti come: associazione a delinquere, incendio, pornografia minorile, sequestro di persona, atti persecutori, furto aggravato, circonvenzione d”incapace, delitti in violazione di norme sulla sicurezza e l”igiene sul lavoro e sulla circolazione stradale, reati previsti dal testo unico di disciplina dell”immigrazione, traffico illecito di rifiuti.

ENTRATA IN VIGORE –
Tutto ciò, forse, almeno in parte, sarebbe indiscutibile se non avesse effetti retroattivi. In realtà il “tranello” arriva al terzo articolo, dove cioè si legge che la prescrizione viene applicata anche ai processi in corso, ma limitatamente a quelli pendenti in primo grado. In questo modo, rientrano nella previsione sia il processo sui diritti tv Mediaset, in cui il premier è imputato per reati societari, sia quello Mills, nel quale Berlusconi deve rispondere per corruzione in atti giudiziari. Ma insieme a questi andranno estinti altre migliaia di processi. E più che di riforma allora si dovrebbe parlare di amnistia.

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Fonte: dazebao.org.

 

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