'Italia, 68 condanne dall''Europa dei diritti umani'

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30 Aprile 2010 - 22.39


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di Davide Pelanda – Megachip.

Nessuno nel governo italiano ha fatto una piega. Men che meno il ministro della giustizia Alfano, alla lettura del dossier curato dall”Osservatorio sulle sentenze della Corte europea di Strasburgo per i diritti umani, che fa capo all”Avvocatura della Camera dei deputati, dove si dice esplicitamente che l”Italia nel 2009 ha un triste primato: per spessore delle materie e numero delle condanne (ben 68 per violazione dei diritti umani) è il primo paese dell”Europa più sviluppata

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nella specifica graduatoria a carico degli Stati membri del Consiglio d”Europa e sottoscrittori della Convenzione. In testa ci sono Turchia (365 condanne), Russia (219), Romania (168), Ucraina (126), Grecia (75). Subito dopo l”Italia. Mentre la Francia ha subito 33 condanne, appena 21 la Germania, 18 l”Inghilterra, 17 la Spagna, mentre le più virtuose sarebbero la Danimarca e la Norvegia (3 a testa), i Paesi Bassi (4), la Svizzera (7).

Ma ciò che colpisce ancor di più è che in Italia le più numerose condanne sono per violazione della vita privata e per interferenza con la vita privata dei detenuti (27), a cui seguono a quota 23 quelle per iniquità dei processi, poi le condanne per violazione del diritto di proprietà (solo 16).

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Nell”imbarazzante dossier si da conto dei casi eclatanti di violazione dei diritti umani come la morte di Carlo Giuliani avvenuta a Genova durante i lavori del G8 per mano del carabiniere Mario Placanica: in questo caso, dopo l”archiviazione del Gip del procedimento penale a carico di costui (legittima difesa, uso legittimo delle armi), la Procura non aveva strumenti per impugnare la decisione né la famiglia Giuliani per costituirsi parte civile. Da qui il ricorso alla Corte europea che ha ritenuto non sufficiente le ricerca della verità svolta nell”inchiesta penale seguita alla gravissima vicenda.

Fanno parte di questo dossier altre due sentenze: quella di Angelo Izzo – condannato all”ergastolo per essere uno dei mostri del massacro del Circeo avvenuto nel 1975 – che nel 2004 aveva ottenuto la semilibertà da un giudice di sorveglianza e l”anno dopo aveva ammazzato moglie e figlia di un altro detenuto, Giovanni Maiorano, la cui famiglia aveva cercato di far valere la responsabilità dei magistrati: il giudice e un procuratore. Ma la sezione disciplinare del Csm non era andata oltre un modesto provvedimento disciplinare nei confronti dei due magistrati. Di qui il ricorso alla Corte di Strasburgo da cui scaturisce la severa censura: ci voleva una maggiore ponderazione nel valutare la richiesta di Izzo in considerazione della sua pericolosità sociale; e per giunta il procuratore aveva omesso di comunicare al giudice la ripresa delle attività criminali (ma non ancora il duplice delitto) dell”ergastolano. E dunque lo Stato italiano non solo non ha adempiuto al dovere di protezione e diligenza ma non ha interamente adempiuto all”obbligo di stabilire le responsabilità dei suoi funzionari.

Ancora, nel dossier della Corte europea si segnala, tra le varie sentenze di condanna dell”Italia sulla violazione dei diritti umani, il caso di Umberto Bossi che, all”indomani dell”uccisione del giuslavorista Marco Biagi avvenuta a Bologna nel marzo 2002, aggredisce in una intervista l”allora segretario della Cgil Sergio Cofferati; poi c”è la vicenda del cittadino della Bosnia-Erzegovina Sulejmanovic, che sconta una condanna a un anno e nove mesi nel carcere romano di Rebibbia: divide la cella con altri cinque reclusi in uno spazio troppo angusto di soli 2,70 mq di superficie.

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Di qui il ricorso alla Corte di Strasburgo: la Convenzione (art. 3) proibisce l”uso della tortura, e precedenti pronunce della stessa Corte indicano in 7 mq. superficie minima di cui un detenuto deve poter disporre. Quindi i giudici condannano lo Stato italiano: situazione di sovraffollamento talmente evidente da giustificare, da sola, la constatazione della violazione dell”art. 3. La reclusione in meno di tre metri quadrati è trattamento inumano e degradante.

Viene anche citata dall”Unione europea di Strasburgo la condanna dell”Italia in materia di libertà di espressione, di insegnamento e di educazione riguardante il prof. Luigi Lombardi Satriani, docente universitario che si era visto negare, dopo anni di insegnamento, la conferma della cattedra di filosofia del diritto alla Cattolica di Milano in base ad un “parere” della Congregazione per l”educazione cattolica. Ed ancora, sempre in questo campo, da segnalare il caso del diritto della signora Lautsi, finlandese residente in Italia, ad ottenere la rimozione dal crocefisso dalle aule frequentate dai suoi due figli.

A sollevare la questione e a rivelare la presenza di questo dossier della Corte europea dei diritti umani è stato il deputato Lorenzo Ria (Udc), che ha ricordato anche che esistono ben 2.471 sentenze della Corte europea dei diritti dell”uomo cui il nostro Paese non ha dato seguito concreto. La gran parte di queste sentenze esigeva ed esige una riparazione anche monetaria, mentre 45 di esse richiedono agli Stati modifiche legislative generali.

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Eppure il nostro ministro della giustizia ha taciuto, ascoltato e taciuto. Senza smentire nulla, neanche il deputato Ria che lo interpellava in proposito. È plausibile, ci si domanda da più parti, che il ministro Alfano non sia stato messo al corrente del contenzioso con Strasburgo, e magari neanche abbia letto il volume edito dall”Avvocatura della Camera dei deputati?

È mai possibile essere così irresponsabili nel governo italiano?

 

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