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“Doveva essere una serata tranquilla, stavamo andando a giocare a carte ad un torneo di poker in un noto circolo dei potenti siciliani. Arrivati all”ingresso del circolo c”era un”auto blu che aspettava mio padre e Rosario Nicoletti, segretario della Dc siciliana.
Erano stati convocati d”urgenza a casa del ministro della difesa Attilio Ruffini per una riunione”. Sono i ricordi di Massimo Ciancimino rispetto alla sera del 27 giugno 1980, ai nostri microfoni.
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Ciancimino ai magistrati palermitani nel 2008 aveva raccontato di aver saputo dal padre Vito, l”ex sindaco di Palermo organico a Cosa Nostra, che ad abbattere il DC9 Itavia sui cieli di Ustica era stato un aereo francese.
I pm romani Erminio Amelio e Maria Monteleone che hanno riaperto l”inchiesta sulla strage di Ustica lo hanno convocato come teste e dovranno cercare riscontri della sua testimonianza. “Ricordo il malessere di mio padre nel non poter dire ad un caro amico quello che era successo.
Era l”ingegnere Roberto Parisi della Icem, l”azienda che aveva in gestione l”illuminazione pubblica a Palermo. Parisi perse la moglie e la figlia Alessandra sull”aereo”. Ciancimino spiega perché il padre venne coinvolto: “Posso dire che mi fu detto subito che era stato un aereo francese.
C”era una volontà di controllo del territorio, in quel momento c”erano grandi obblighi da parte della politica siciliana collusa e controllata da Roma che imponeva le scelte di alcune aree da destinare agli alleati quindi anche per questo la scelta di coinvolgere mio padre, non solo per il suo rapporto con i cosiddetti corleonesi”.
Ascolta Ciancimino:
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