'De Magistris: ''''le inchieste mi furono sottratte illegalmente'''''

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2 Settembre 2010 - 22.28


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Roma. “La procura di Salerno conferma ancora una volta che le inchieste Why Not e Poseidone che stavo conducendo a Catanzaro mi furono sottratte illegalmente, in seguito ad un accordo corruttivo tra i vertici degli uffici di Procura e alcuni indagati”.
Lo afferma Luigi de Magistris, ex pm nel capoluogo calabrese, oggi europarlamentare Idv e responsabile giustizia del partito, rendendo nota la richiesta di rinvio a giudizio per alcuni magistrati all”epoca in servizio a Catanzaro: l”allora procuratore della Repubblica Mariano Lombardi, il procuratore aggiunto Salvatore Murone, il procuratore generale facente funzioni Dolcino Favi.

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Chiesto – secondo quanto rende noto l”interessato – il processo anche per i presunti beneficiari e istigatori delle condotte illecite, e cioe” l”imprenditore Antonio Saladino, l”avvocato e senatore Giancarlo Pittelli, l”ex sottosegretario alle Attivita” produttive Pino Galati, la moglie di Lombardi Maria Grazia Muzzi, e il figlio di lei, l”avvocato Pierpaolo Greco. Tra i reati contestati ad alcuni magistrati figurano la corruzione, il falso e la corruzione in atti giudiziari.

“Nonostante il Csm fosse informato da tempo sulle gravi commistioni e le illegalita” che interessavano i vertici degli uffici giudiziari di Catanzaro – continua de Magistris – non ha mai ritenuto di dovere intervenire. Oggi alcuni di quei magistrati sono saldamente al proprio posto, anche titolari di inchieste delicate, come quella assegnata all”aggiunto Murone sugli attentati al procuratore generale di Reggio Calabria.

Quello stesso Csm ha invece dimostrato una solerzia straordinaria quando, al termine di processi disciplinari farsa, ha proceduto all”esecuzione professionale mia, e dei valorosi colleghi di Salerno Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Si e” intervenuto soltanto per fermare quei magistrati che con l”attivita” di indagine stavano portando alla luce scenari e contesti del tutto analoghi a quelli poi emersi nelle indagini di altre Procure sulle ”cricche” e la cosiddetta ”P3”, nelle quali peraltro spiccano i nomi di personaggi che hanno avuto un ruolo anche nelle vicende catanzaresi.

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Oggi l”attivita” di indagine ha dimostrato che non ci si trovava di fronte ad accuse fantasiose o al complotto di un manipolo di sovversivi, ma che la cosiddetta ”guerra tra procure” e” stata soltanto un nome mediatico per coprire la resistenza illegale dei magistrati catanzaresi rispetto ad una legittima e doverosa attivita” giudiziaria da parte della Procura di Salerno”.

Tratto da: rainews24.rai.it

 

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