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Ogni anno forze dell”ordine e magistratura colpiscono duramente la criminalità organizzata nei suoi patrimoni, tanto che, attualmente, i beni confiscati in via definitva alla mafia risultano essere undicimila. Uno sforzo che rischia di essere vanificato dalla difficoltà di restituire quei beni alla società civile, sottraendoli davvero al controllo delle mafie. L”istituzione dell”Agenzia per i beni confiscati, lo scorso marzo, è stato un segno di buona volontà da parte del Governo, ma appare inutile creare un organismo, se poi non gli si dà la possibilità di operare con efficacia.
Il punto sul tema è stato fatto durante un convegno organizzato a Isola a Capo Pizzuto (Crotone), su un terreno confiscato alla famiglia Arena.“Siamo troppo pochi – è il grido d”allarme del direttore Mario Morcone – Con 30 persone non si va da nessuna parte, ne servono altre 120. Parliamo di un patrimonio immenso, serve una squadra forte, anche in vista dell”apertura delle sedi di Palermo, Napoli e Milano. Purtroppo questo non viene compreso da qualche ottuso burocrate romano”.
Affermazioni a cui si aggiungono quelle ancor più allarmanti del Procuratore Nazionale Anitmafia Pietro Grasso: ” Solo il 47% dei beni sequestrati – ha ammonito – è stato destinato, il restante 53% è inutilizzato per una serie di cause: ci sono immobili ancora occupati dai mafiosi e dalle loro famiglie, su alcuni gravano ipoteche, altri vanno in malore o sono distrutti da atti di vandalismo”.
Per cambiare questo stato di cose, secondo Grasso, “occorrono risorse”. Risorse che potrebbero essere reperite dal Fondo Unico di Giustizia, alimentato proprio dai soldi sottratti ai clan ed arrivato a quota 2,2 miliardi di euro. Ma per ora il fondo, che dovrebbe essere ripartito tra i ministeri Interni e Giustizia, non è stato utilizzato. E Grasso punta il dito contro il ministro dell”Economia. “Tremonti – accusa Grasso- riduce sempre di più la quota del fondo disponibile. Auspichiamo che questi soldi vengano destinati agli uffici giudiziari più attivi nel campo del sequestro dei beni ai mafiosi”.
Il ministro degli Interni Roberto Maroni, presente al dibattito, ha promesso che l”Agenzia verrà presto potenziata. La speranza è che non si perda nel vuoto e che anzi vengano accolte le richieste di Don Ciotti, intervenuto al convegno. Il sacerdote ha chiesto come sia possibile che i clan continuino a produrre il finocchio sulle terre sequestrate, riprendendo una vicenda accaduta nei mesi scorsi quando si è scoperto che le cosche di ”ndrangheta continuavano a produrre sui terreni oggetto di provvedimenti giudiziari. Don Luigi Ciotti ha quindi chiesto la costituzione di un fondo di garanzia nazionale per aiutare le cooperative che incontrano difficoltà soprattutto nella fase iniziale. “In passato -ha raccontato- abbiamo dovuto fare delle collette per aiutare le cooperative a partire”. Altre richieste di Libera sono le risorse per la ristrutturazione degli immobili e procedure rapide e certe per la destinazione dei beni.
In merito all”utilizzo dei beni confiscati è intervenuta, con un comunicato, anche Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell”Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili: “Tutta questa aria di festa che spira quando si parla di beni confiscati alla mafia non possiamo condividerla visto che molte delle nostre vittime aspettano il completamento di quella giustizia almeno civile dopo una lungaggine che pare non avere mai fine. Devono finire le scandalose rateizzazioni del Fondo 512 e forse solo allora si potranno proporre incontri di trionfalismo sulla mafia”. “Crediamo sia molto valida – aggiunge Maggiani Chelli – la denuncia del procuratore nazionale antimafia sul fatto che buona parte dei beni confiscati alla mafia non vada a buon fine, ossia resti inutilizzato, del resto noi ne siamo l”esempio più eclatante. La sentenza civile contro la mafia che ci riguarda è datata 30 ottobre 2007 e solo nel 2011 si completerà quell”iter farraginoso di rimborso del danno subito, messo in atto a suon di rateizzazioni. Infatti il Fondo 512 legge del 1999, il fiore all”occhiello per la lotta alla mafia, non è mai finanziato in modo che tutte le vittime possano essere rimborsate immediatamente dell”intera cifra che gli spetta, come recitano le sentenze di causa civile. Sono anni che lo diciamo, parte dei beni confiscati alla mafia vanno venduti, monetizzati e va finanziato quel Fondo che deve dare alle vittime di mafia il ristoro al quale hanno sacrosantamente diritto”.
Fonte: http://www.antimafiaduemila.com/content/view/30784/78/.
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