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A proposito di balle spaziali. Qualche giorno fa due funzionari della Polizia scientifica vengono sentiti nel processo di Palermo al generale Mori, imputato per favoreggiamento a Provenzano. E riferiscono le conclusioni della loro perizia sui 55 documenti consegnati da Massimo Ciancimino sui rapporti fra il padre Vito ed esponenti di Cosa Nostra, della politica e degli affari. Queste: 54 documenti, alcuni in originale altri in fotocopia, sono autentici, cioè compatibili in tutto e per tutto (grafia, epoca, contenuti) con quanto racconta il testimone; uno solo presenta anomalie, cioè contiene nello stesso foglio fotocopiato alcuni scritti di Massimo e altri di don Vito.
In quegli appunti si leggono parole come “Berlusconi-Ciancimino”, “Milano truffa assicurazioni”, “Milano-Gelli-Bono-Calvi”. La Stampa titola a tutta pagina: “Berlusconi e la mafia, il falso di Ciancimino”.
E ricorda che il 28 settembre il generale Mori aveva accusato Ciancimino jr di aver fabbricato “documenti contraffatti in maniera rozza” con successive fotocopiature e l”ausilio del Photoshop: in particolare uno, quello con la famosa minaccia di “uscire dal mio riserbo” (cioè di parlare) se Berlusconi non avesse “messo a disposizione le sue reti tv” (diverso da quello messo in dubbio dai poliziotti).
Ora la perizia della Scientifica, secondo La Stampa, confermerebbe quella gravissima accusa, in grado di mettere in dubbio l”attendibilità del figlio di don Vito. Anche Il Giornale gongola. Titolo: “Il falso di Ciancimino, l”oracolo di Annozero”.
Svolgimento:
“Un falso grossolano. Due fogli messi insieme, due scritture, quella di don Vito Ciancimino e del figlio Vito (sic, ndr), fuse in un”unica fotocopia. È un colpo alla credibilità del figlio del defunto sindaco… Da tempo i tecnici della difesa Mori parlavano di contraffazioni, ma ora un”inaspettata conferma arriva, nientemeno, dai consulenti della Polizia scientifica. Almeno uno dei 55 documenti è un falso. E, guarda la combinazione, parla di Berlusconi”.
Evviva, Ciancimino fabbrica carte false per provare accuse false, dunque B. con la mafia non c”entra.
La posta in gioco è altissima: se fosse vero quel che dicono Massimo Ciancimino e ultimamente anche la madre, vedova di don Vito, sugli investimenti del padre e di altri mafiosi nel gruppo B., dovrebbe riaprirsi l”indagine per mafia e riciclaggio sei volte archiviata a Palermo a carico del Cavaliere per insufficienza di elementi per sopportare un giudizio.
Dunque è fondamentale sapere se Ciancimino porta merce avariata o genuina. La risposta è in un verbale del 1° dicembre 2009 reso da Massimo ai pm Sergio Lari e Nino Di Matteo.
Quel giorno consegna un foglio fotocopiato e avverte:
“Guardando il foglio alla mia sinistra è la mia grafia, alla mia destra è la grafia di mio padre. Gli appunti più chiari sono scritti a matita da mio padre, infatti li ho fotocopiati per evidenziarli meglio. Quelli più scuri… è la mia grafia. Erano argomenti che mi ripromettevo di approfondire con mio padre (in vista del libro di memorie che avrebbero dovuto scrivere insieme nel 2001-2002 e che poi non si fece perché don Vito morì nel novembre 2002, ndr)”.
Domanda dei pm:
“Quindi è un foglio misto?”.
Risposta: “Sì, è un figlio misto”.
Pm: “Quindi è un collage?”.
MC: “Esatto”.
Pm: “Ridotto in fotocopia?”.
MC: “Sì”.
Quindi fu lo stesso Ciancimino a informare immediatamente i pm che dieci anni fa, quando mai avrebbe immaginato che sarebbe stato chiamato a risponderne, fotocopiò su un foglio A4 due appunti, uno suo l”altro del padre. Appunti assolutamente autentici. Possibile che diventino “un falso” solo perché sono riprodotti nella stessa fotocopia? Sì, se lui avesse detto che erano entrambi del padre. No, visto che ha detto subito chi aveva scritto cosa, ben prima che lo scoprisse la Scientifica.
Dunque anche il 55° documento è autentico.
Dunque Ciancimino esce confermato su tutta la linea.
Dunque gli unici falsi, in questa storia, sono i titoli della Stampa e del Giornale.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano
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