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«Decine di strutture carcerarie, sparse in tutto il Paese, edificate o incomplete e, comunque, abbandonate come, ad esempio: il carcere di Morcone (Benevento), che sarebbe stato ultimato, abbandonato, poi ristrutturato e mai aperto; il carcere di Busachi (Sardegna), che sarebbe costato 5 miliardi di lire e non avrebbe mai funzionato; l”istituto di Castelnuovo della Daunia (Foggia), che sarebbe arredato inutilmente da 15 anni; il penitenziario di Revere (Mantova), ancora incompleto, i cui lavori sarebbero fermi dal 2000 e i locali sarebbero stati saccheggiati». E” la Corte dei Conti a scrivere queste parole in una sua indagine svolta tra gli anni 2004 e 2009 ed appena resa pubblica.
Gli stessi giudici della Corte riconoscono anche che «l”intera gestione in materia di edilizia penitenziaria risulta contrassegnata da pesanti difficoltà di attuazione per varie ragioni, fra le quali emergono particolarmente la cronica insufficienza dei finanziamenti, i tortuosi meccanismi di assegnazione delle risorse disponibili, le lungaggini procedurali, il frequente e rapido mutamento delle esigenze e degli obiettivi, la dilatazione dei tempi nella fase esecutiva di costruzione delle nuove strutture penitenziarie dovuta anche al sorgere di contenziosi».
Una situazione insostenibile che «diventa sempre più grave con il passar del tempo per il continuo incremento della popolazione detenuta, alla cui formazione concorre, in maniera consistente e crescente, la criminalità d”importazione, che si aggiunge a quella nazionale». Siamo infatti giunti a quota 68 mila detenuti.
Viene dunque auspicato dai magistrati «un cambiamento di rotta in direzione di una forte accelerazione dell”attività realizzativa diretta sia alla costruzione di nuovi istituti penitenziari, sia all”ampliamento delle strutture esistenti», anche se nella relazione viene riconosciuto il problema della grave carenza del personale stesso da impiegare nelle nuove strutture realizzate o in fase di realizzazione: «Detta carenza – sottolineano i giudici – avrebbe già causato la sottoutilizzazione di istituti detentivi, fra cui il nuovo istituto di Rieti, che per questa ragione ospiterebbe un numero di detenuti di gran lunga inferiore alla sua capienza».
Ma il quadro dei dati e delle informazioni in possesso da parte dei giudici della Corte sembrerebbe incompleto e probabilmente poco chiaro. Tant”è che gli stessi giudici chiedono ai dirigenti di svolgere una raccolta di dati e notizie per comunicarle in seguito ai magistrati contabili. La raccolta serve ai seguenti obiettivi «a) individuazione di istituti non utilizzati o sottoutilizzati e di strutture edificate totalmente o parzialmente, ma abbandonate. Indicazione delle relative cause; b) accertamento della consistenza numerica del personale effettivamente addetto e della sua inadeguatezza in rapporto al numero dei detenuti. Verifica circa il pieno impiego del personale disponibile e indicazione dell”entità e delle cause dell”eventuale scostamento e/o non ottimale distribuzione del personale stesso».
Nel passato le cronache hanno riferito con clamore di numerose strutture carcerarie dismesse sia per l”antieconomicità di gestione, sia perché non rispettavano i requisiti normativi di piena funzionalità e sicurezza, nonché per la capienza ridotta «oscillante, in media, fra 10 e 30 posti – scrivono i giudici contabili – tranne pochi casi di ricettività pari a una quarantina di posti».
Tutto questo ed altro ancora lo si può leggere nella corposa relazione «Indagine di controllo concernente “Programmi di costruzione, recupero, ristrutturazione e dismissione degli istituti penitenziari“» del 2010.
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