Quelli che la Costituzione l'hanno già distrutta

'Manifesto “Non è cosa vostra!”, a difesa della Costituzione: tra le firme anche i parlamentari che l''hanno già stravolta con Pareggio di Bilancio e Fiscal Compact.'

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31 Maggio 2013 - 23.57


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di Daniele Mallamaci.

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Di
fronte dell’assalto alla Costituzione italiana da parte del governo
Napolitano-Berlusconi-Letta, l’associazione “Libertà e Giustizia” di Gustavo Zagrebelsky lancia un appello
per difendere la Carta e convoca per il 2 giugno una manifestazione in piazza a
Bologna.

Nel
Manifesto “Non è cosa vostra!”,
l’ex presidente della Corte Costituzionale denuncia lo stravolgimento cui rischia
di esser sottoposta la legge fondamentale della Repubblica: la maggioranza
PD-PDL-montiani, infatti, intende istituire un organismo estraneo al nostro ordinamento e burocraticamente
definito “Convenzione”, nel quale
saranno nominati alti esponenti delle due Camere e altre personalità prive di mandato elettivo cui sarà affidato l’incarico
di redigere una proposta di revisione
della Costituzione
da proporre al Parlamento.

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Zagrebelsky
sottolinea l’incostituzionalità di
un simile procedimento di revisione costituzionale: tale compito, infatti, non
può esser delegato ad individui che – non essendo stai eletti – non
rappresentano la volontà dei cittadini. Per Zagrebelsky quest’ultimo,
definitivo attacco alla tenuta
democratica del nostro Paese
ha un obiettivo prioritario: l’introduzione
del presidenzialismo (cioè la
votazione diretta del Capo dello Stato).

Il
giurista torinese, quindi, propone a movimenti, comitati, associazioni e
semplici cittadini di riunirsi il giorno della Festa della Repubblica per dare vita ad un movimento che nei
prossimi mesi controlli l’operato del Parlamento, vigilando su qualunque
eventuale comportamento o misura anti-costituzionale che i partiti
dell’esecutivo potrebbero approvare.

Sono
già numerose le adesioni all’invito
di “Libertà e Giustizia”: tra i grandi nomi, spiccano quelli di Roberto
Saviano, Paolo Flores D’Arcais, Stefano Rodotà, Maurizio Landini e Salvatore
Settis. Molte realtà importanti come l’Anpi, la Fiom , Libera, Alba, Articolo
21, Micromega, Arci e la Cgil hanno ugualmente sottoscritto l’appello del
presidente di “Libertà e Giustizia”, associazione della quale fanno parte cha
Umberto Eco, Paul Ginsborg, Valerio Onida, Gae Aulenti, Claudio Magris e Guido
Rossi.

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Eppure,
quest’iniziativa condivisibile nello spirito, nel contenuto e nelle finalità,
rischia di trasformarsi in una truffa
per le migliaia di persone che da ogni angolo d’Italia stanno mobilitandosi per
ascoltare i discorsi dei relatori che già hanno confermato la loro presenza a
Bologna. Relatori che però il popolo italiano già l’hanno truffato, e che
immaginano di beneficiare impunemente il 2 giugno del bagno della folla
richiamata invece dall’onestà e dalla coerenza degli altri firmatari del Manifesto.
Ingenuamente, folla e relatori onesti
regalerebbero ai truffatori una gratuità visibilità nello spettacolo della
(dis)informazione
mediatica nostrana,
sotto le inquadrature benevole dei Tg di regime e negli articoli dei giornali
compiacenti, in un tripudio di propaganda.

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Chi sono i truffatori?

Uno
di loro è Giovanni Bachelet. Porta
un cognome e una storia di alti valori nella Storia della Repubblica, è co-fondatore
e co-garante di “Libertà e Giustizia”, eletto nel 2008 alla Camera dei Deputati
nelle fila del Partito Democratico. È un cursus honorum nobile, il suo, ma sottrae
alla vista un’insostenibile contraddizione: ora infatti Bachelet si dichiara
contrario alla creazione della “Convenzione”, mentre il 6 marzo 2012 votava a favore della modifica dell’articolo 81
della Costituzione. Lui e due terzi dei suoi colleghi hanno deciso così d’introdurre
nella Costituzione il vincolo del
pareggio di bilancio
. Senza pentimenti.

Di
natura tecnicista e di stampo neo-liberista, il pareggio di bilancio limita la
libertà di spesa dello Stato italiano, vincolandolo a non spender più delle
risorse a sua disposizione: essendo lo Stato italiano enormemente indebitato e
le sue entrate fiscali in drastica diminuzione, approvando questa regola Bachelet ha contribuito a metter in
ginocchio l’intera popolazione italiana
: 60 milioni di persone sempre più
private dal loro stesso Stato di servizi vitali come la cura della salute,
l’istruzione, i trasporti, l’assistenza sociale, i sussidi occupazionali, la
manutenzione del territorio…

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Peggiorando
l’art. 81, il Parlamento ha di fatto
impossibilitato sé stesso ad adempiere ai suoi compiti istituzionali
, in primis assicurando al popolo italiano
il diritto al lavoro, alla dignità e alla sicurezza sanciti da una Costituzione che pertanto è già stata stravolta e svuotata, poiché
la votazione del pareggio di bilancio condanna i suoi principi fondanti ad un
destino di morte certa: come si possono costruire e far funzionare i servizi
vitali se non si dispone liberamente di quanto si produce e dei soldi raccolti
con la tassazione?

Bachelet
e gli altri onorevoli hanno perciò ucciso
la sovranità del popolo
che dovevano rappresentare, spodestandolo della
sovranità su una materia cruciale per la sopravvivenza di qualunque nazione: la
gestione delle finanze e dell’economia.

Da
allora, la Repubblica non appartiene
evidentemente più agli italiani ma a qualcun altro: a chi?

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Innanzitutto,
la vicenda dell’approvazione del vincolo del pareggio di bilancio testimonia
come gli italiani non siano più governati da propri rappresentanti ma da maggiordomi: politicanti che nel
Palazzo di Roma eseguono gli ordini dell’oligarchia politica seduta nei Palazzi
di Bruxelles, Berlino e Washington, costringendo il 99,9% degli italiani a
sopportare sacrifici su sacrifici per rimborsare degli astronomici interessi
generati all’infinito da un debito che nessun lavoratore o famiglia mai ha
voluto contrarre e mai è stato informato d’aver contratto. Interessi usurai che si traducono in un fiume di denaro, un’enorme
quantità di soldi, una montagna di valore trasferita dai risparmi, dai salari e
dalle pensioni dei cittadini alle tasche di un élite di finanzieri con sede a
New York e Londra: un club di
proprietari universali
sempre più ricco e potente, mentre centinaia di
milioni di italiani e soprattutto greci, spagnoli e portoghesi si svegliano
ogni mattina più poveri, ignoranti ed impauriti, in Paesi dove quotidianamente
aumentano la disoccupazione, la precarietà, l’inflazione. Un caos sociale ormai
insostenibile, favorito dai Parlamenti nazionali – ovvero da chi li guida e chi
ne è membro – che votano decisioni improntate all’austerità: prima gli interessi sul debito e dopo gli interessi dei
cittadini; prima i proprietari delle azioni di banche, fondi e multinazionali,
dopo la sopravvivenza e il destino d’interi popoli.

Questa
logica di sfruttamento è da secoli alla base dello sfruttamento dei Paesi
poveri, i cui abitanti conducono un’esistenza segnata dalla violenza, dalla
fame e dalle migrazioni: questo è lo scenario che si prospetta anche per gli
europei, se non ci organizza per ribellarci ai proprietari universali e ai loro
maggiordomi.

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Invece di organizzare
la ribellione
, dopo
aver votato per il pareggio di bilancio, cos’hanno invece fatto i truffatori
che il 2 giugno vogliono esser bagnati
dalla folla e pubblicizzati dai media
?

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Ebbene,
il 19 luglio 2012, Bachelet ha votato
anche per la ratifica del trattato europeo denominato “Fiscal
Compact”
, obbligando l’Italia a pagare ogni anno circa 40 miliardi di euro per ridurre il
proprio rapporto deficit/PIL.

40
miliardi di euro è una cifra mostruosamente elevata, simile a quella della
storica manovra finanziaria “lacrime e sangue“ approvata nel 1992 dal governo
di Giuliano Amato, il quale poco prima di varare la più consistente e
anti-popolare finanziaria della storia repubblicana, già aveva autorizzato il prelievo forzoso dai conti correnti
degli italiani, applicando per decreto legge un “interesse straordinario” del 6
per mille data la “situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica”.
Per aver anticipato di un ventennio la pratica del prelievo forzoso di cui sono
stati recentemente vittima i ciprioti, Amato è stato nominato Presidente
dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Cavaliere della Repubblica e
Presidente della Scuola Sant’Anna di Pisa, nonché maggior consulente in Italia
della Deutsche Bank.

Attualmente,
il “Dottor Sottile” è uno dei più importanti esponenti d’area del PD, partito
principe dell’inciucio la cui azione di governo è giustamente temuta da
Zagrebelsky.

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Oltre
a Bachelet, del partito espressione dell’odierno primo ministro Letta – tra i
principali sostenitori della “Convenzione” – hanno fatto o fanno parte anche
altri truffatori aderenti all’iniziativa di Bologna, ognuno dei quali ha
avvallato sia il vincolo di pareggio di bilancio, sia il “Fiscal Compact”.
Questi impresentabili sono Silvana Amati,
senatrice; Rosy Bindi, deputata
(assente alle votazioni di entrambi i provvedimenti perché “in missione”); Felice Casson, senatore; Paolo Nerozzi, senatore; e Sandra Zampa, deputata.

Inoltre,
la lista pubblicata sul sito dell’evento riporta pure il nominativo di Antonio Borghesi: capogruppo
dell’Italia dei Valori alla Camera, fu firmatario del ddl sul pareggio di
bilancio che ovviamente votò, mentre si astenne nella votazione sul “Fiscal
Compact”.

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Dunque,
non la possibile introduzione del presidenzialismo – atto la cui gravità
Zagrebelsky ben descrive – quanto piuttosto l’introduzione del vincolo del
pareggio di bilancio e delle disposizioni del “Fiscal Compact” ha costituito il
piede di porco con cui la Costituzione è
stata violata
da due terzi dei parlamentari, eletti con una legge
elettorale appunto chiamata “porcata”. Parlamentari che hanno così legittimato
la ruberia dei responsabili della crisi, i quali stanno tutt’ora continuando
impunemente a privatizzare la ricchezza che i cittadini hanno prodotto e
risparmiato in anni di lavoro e mercificare i loro beni comuni: gli ospedali,
le scuole, l’acqua, le ferrovie, il territorio, le autostrade, i monumenti, le
aziende e gli istituti statali, le riserve d’oro, le coste…

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Ecco la verità
sull’Italia all’inizio dell’estate 2013 che i media non raccontano e che
“Libertà e Giustizia” non può permettersi di mistificare:
il nostro Paese è governato da truffatori-maggiordomi che in cambio di
privilegi, condoni, poltrone, mazzette ed amnistie stanno svendendo il presente
e il futuro di decine di milioni di loro concittadini ad un élite di persone
delle quali nessuno conosce l’identità e che s’impossessano delle nostre vite
soltanto per accresce il loro profitto ed estendere il proprio potere.

Stato,
Regioni, Province e Comuni sono incapaci di opporsi al furto di democrazia, ai diktat della finanza globale e alla mafiosità
delle corrotte clientele locali.

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Nonostante
la mancanza di lavoro sia ormai il problema della maggioranza degli abitanti
d’ogni angolo d’Italia e nonostante migliaia
di piccole e medie aziende
siano costrette
a chiudere
per l’insolvenza di crediti contratti con le istituzioni stesse,
nessun amministratore ha fin’ora osato disobbedire agli assurdi dettami del “Patto di Stabilità”.

Il
Parlamento è costituito da un lato da persone elette da segreterie di partiti
in mano ai proprietari di cooperative, televisioni, banche, giornali e
assicurazioni, dall’altro da membri di un movimento che scambiano la rete
virtuale e i dibattiti in Aula con l’opposizione nelle strade e nelle piazze, e
che sottostanno al condizionamento di due individui proprietari del marchio del
movimento. Il governo è stato nominato da un Presidente della Repubblica
asservito alla politica militare della superpotenza degli Stati Uniti e alle
esigenze dei signori della Troika che stampano incessantemente moneta inondando
i mercati di una liquidità che affogherà tutti.

Ecco
la fotografia dell’Italia, parte di un film più vasto in cui alla decisione democratica
di tanti si sostituisce la volontà autoritaria di pochi, mentre aumenta il
numero e la distruzione delle guerre che si combattono a sud e ad est del Mar
Mediterraneo.

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Di
questo quadro, Zagrebelsky e la maggioranza dei promotori e sottoscrittori dell’appello
“Non è cosa vostra!” sono consapevoli.
Forse però non hanno valutato le implicazioni del sostegno ufficiale alla loro
iniziativa di alcuni dei truffatori-maggiordomi che hanno contribuito a
traghettare gli italiani in questo pericoloso guado tra democrazia e “nazismo
bianco” (copyright Tremonti).

O
ci salviamo da noi, ribellandoci alla dittatura della banco-finanza a partire
dai quartieri, dai luoghi di lavoro e dalle cerchie di conoscenti, informando e
mobilitando per iniziare lotte locali a difesa della nostra sovranità, per
decidere sulla vita nostra e del nostro territorio; o sarà la catastrofe.

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Perciò,
è sperabile che il 2 giugno Zagrebelsky e i cittadini che risponderanno al suo
appello non permettano di parlare a nessuno dei parlamentari che non si sono
opposti al pareggio di bilancio e al “Fiscal Compact”: “Libertà e Giustizia”
deve eliminare le loro firme dalla lista degli aderenti.

Se
il Manifesto per la festa della Repubblica è sincero, lo stesso filtro dovrà
esser adottato pure nei confronti di altri autorevoli esponenti della pattuglia
dei sostenitori, diretti ed indiretti, della politica di austerità e sacrifici
che il governo del “pensiero unico” Napolitano-Berlusconi-Letta sta portando
avanti: per esempio, depennando i nomi di Susanna
Camusso
– fautrice del recente accordo tra Confindustria e i sindacati
confederati che ha annullato i diritti dei lavoratori conquistati in
centocinquant’anni di lotte sindacali – e di Nichi Vendola, Presidente di Sinistra Ecologia e Libertà – partito
che alle ultime elezioni nazionali ha deciso di far parte della coalizione
guidata dal PD, così appoggiando la linea neoliberista, cortigiana e inciucista
dell’allora segretario e candidato premier Pier Luigi Bersani.

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In
effetti, la Costituzione non è cosa loro!

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