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di
Paul Joseph Watson.
Con
nota di Megachip in coda all”articolo.
In
mezzo alle feroci polemiche scatenate dall’accordo che ha visto la
liberazione di cinque talebani, l’ex funzionario del Dipartimento
di Stato Steve Pieczenik ha rivelato in esclusiva all’Alex Jones
Show di essere stato incriminato dall’amministrazione Obama per
complicità nell’assassinio dello statista italiano Aldo Moro,
in quanto si era rifiutato, a quel tempo, di negoziare con i
terroristi delle Brigate Rosse.
Pieczenik
ha rivelato in esclusiva a Infowars di aver recentemente ricevuto un
mandato di comparizione dall’FBI della Florida, su intimazione sia
di Eric Holder a nome del Dipartimento della Giustizia, sia del
giudice distrettuale della Florida Cecilia Altonaga, che richiede la
sua comparizione e l”eventuale incriminazione per aver seguito la
“politica della fermezzaâ€, rifiutando di negoziare con i
terroristi, al tempo in cui lavorava per il Dipartimento di Stato
durante il rapimento e il successivo assassinio dell”eminente
politico italiano Aldo Moro nel 1978.
«Ho
subito un’incriminazione per…essere stato coerente nel seguire la
nostra “politica della fermezza†rifiutando di collaborare con i
terroristi delle Brigate Rosse…35
anni dopo il Dipartimento di Stato e il Dipartimento di Giustizia,
agli ordini di Obama, giusto una settimana fa, mi hanno intimato di
comparire davanti alla Corte….su
ordine di un procuratore italiano,
con l’implicita ipotesi di venire incriminato nel caso non dovessi
rivelare cosa ho fatto nel salvare l’Italia e nel rifiutare la
negoziazione con i terroristi»,
ha dichiarato Pieczenik all’Alex Jones Show.
Pieczenik
ha negato che queste accuse contro di lui abbiano a che fare con i
suoi frequenti e controversi commenti espressi nel corso degli ultimi
anni e quasi tutti trasmessi dall’Alex Jones Show.
Come
ricordano i resoconti giornalistici,
Pieczenik, uno sperimentato gestore di crisi internazionali nonché
negoziatore di ostaggi per il Dipartimento di Stato, ha dichiarato
che era necessario “sacrificare†Moro per la “stabilità â€
dell’Italia al fine di impedire che l’Italia cadesse in mano ai
comunisti.
Il
ruolo di Pieczenik era quello di rendere chiaro ai terroristi delle
Brigate Rosse che nessun negoziato avrebbe avuto luogo e che gli
Stati Uniti già consideravano Moro come morto.
Moro
venne rapito da terroristi armati che lo prelevarono dalla sua auto a
Roma e fu tenuto prigioniero per 55 giorni prima che lo uccidessero
sparandogli.
Si
era impegnato per stabilire un’alleanza tra la Democrazia Cristiana
e il Partito Comunista Italiano: una scelta che, come Henry Kissinger
disse alla moglie di Moro, questi avrebbe “pagato a caro prezzoâ€.
La
potenziale incriminazione di Pieczenik per aver sostenuto la
“politica della fermezza†con i terroristi è estremamente
rilevante data la valanga
di critiche che
in questi giorni vengono rivolte all’amministrazione Obama in
merito all’accordo che ha permesso la liberazione del Sergente Bowe
Bergdahl, un disertore, in cambio di cinque prigionieri talebani.
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Traduzione
per Megachip a cura di Tullio Cipriano.
Nota
di Pino Cabras per Megachip.
Steve
R. Pieczenik
è una vecchia conoscenza, l”autentico regista del caso Moro, un
habitué
dei media “controinformativi†di Alex Jones, eppure uno che
frequenta i piani alti del potere globale, come vedremo. Ne parliamo,
Giulietto Chiesa e io, nel libro Barack
Obush.
È
un personaggio la cui biografia riempirebbe una biblioteca: «È
al tempo stesso tanto l”ispiratore quanto il ghost-writer
di molti romanzi spionistici di Tom Clancy, e autore egli stesso.
[…], uomo dalla carriera mirabolante, che ha frequentato
contemporaneamente Harvard e il Massachusetts Institute of Technolgy
(cumulando le disparate qualifiche di medico psichiatra e di esperto
di relazioni internazionali), che viene considerato uno dei massimi
esperti al mondo di psy-ops
(le operazioni di guerra psicologica), che fa parte del
rockefelleriano
Council
on Foreign Relations,
il think
tank
dell’élite globale.
D”accordo,
un originale. Se non fosse che è stato anche vice sottosegretario
con ministri del calibro di Henry Kissinger, Cyrus Vance, James Baker
negli anni più delicati della Guerra Fredda, quando – ancora
giovanissimo – ricopriva in giro per il mondo incarichi in stile
“sono il signor Wolf, risolvo problemiâ€,
quisquilie tipo orientare la trattativa durante il sequestro di Aldo
Moro (era lui il super-consulente americano che si vedeva
costantemente al fianco di Francesco Cossiga, ministro degl”Interni,
nei fatidici 55 giorni).»
In
cosa consisteva questo orientamento della trattativa?
Pieczenik
dichiarò ad Emmanuel Amara, un giornalista investigativo francese,
nel libro-intervista Abbiamo
ucciso Aldo Moro:
«Francesco
Cossiga ha approvato la quasi totalità delle mie scelte. Moro era
disperato e doveva senza dubbio fare ai suoi carcerieri
rivelazioni importanti su uomini politici come Andreotti. È stato
allora che Cossiga e io ci siamo detti che era arrivato il momento di
mettere le BR con le spalle al muro. Abbandonare Moro e lasciare che
morisse con le sue rivelazioni. Sono
stato io a preparare la manipolazione strategica che ha portato alla
morte di Aldo Moro, allo scopo di stabilizzare la situazione
italiana».
Una
piena rivendicazione della logica che ha ispirato la strategia della
tensione.
In
realtà , come
ha dichiarato Ferdinando Imposimato, il magistrato che istruì le
inchieste sul caso moro nonché autore con
Sandro
Provvisionato del libro “Doveva
morire“,
Chiarelettere 2008) «non
cӏ stata alcuna fermezza, cӏ stata una vergognosa messa in scena:
il falso comunicato numero 7 che concorse ad accelerare la uccisione
di Moro da parte delle BR.
Il piano fu attuato da uomini
della P2 al vertice dei
servizi militari, attraverso mafiosi della Magliana. Lo disse
Pieczenik e lo ripetè Danilo Abbruciati al giornalista Luigi
Cavallo: “per Moro
abbiamo fatto tutto e subitoâ€Â».
L”articolo
odierno su Pieczenik fa un riferimento a una rogatoria italiana
rivolta alle autorità statunitensi. Se rievochiamo
la cronaca del settembre 2013 dovremmo dedurre che si tratti
dell”indagine del pm Luca Palamara, titolare del più recente
procedimento aperto sul sequestro e l”omicidio dello statista
democristiano.
Eppure,
data l”abilità e l”opacità con cui Pieczenik abitualmente imprime
gli effetti del suo “spin†mediatico, è d”obbligo chiedersi cosa
veramente voglia muovere, e se ci siano in ballo ricatti legati alla
gestione di trattative controverse più recenti, come
pure lascia presagire l”autore dell”articolo.
La
carriera di Pieczenik non si era certo fermata al caso Moro. Lavorò
«con Saddam Hussein, quand”era nostro alleato, e contro Saddam,
quando non lo era più»; guidò la squadra dei negoziatori durante
gl”incontri israelo-egiziani di Camp David; partecipò alla
trattativa durante la crisi degli ostaggi USA in Iran nel 1979; fu
mandato dal governo americano a comunicare a Manuel Noriega che
doveva andarsene da Panama, e tante altre cose ancora.
In
Barack Obush ci divertiamo a snocciolare i picchi più
bizzarri della sua fiammeggiante carriera: «E se molti dei lettori
possono vantare alcune altre caratteristiche in comune con Pieczenik
– come, ad esempio, essere maestri di pianoforte, essere nati
all’Avana da madre ebrea russa e padre polacco, crescere a Tolosa e
New York, aver scritto un musical all’età di otto anni – e mentre
altri lettori ancora saranno autori di corposi e citati saggi sulla
“Disfunzione mitocondriale e le vie molecolari per le malattieâ€,
scritti fra un romanzo best-seller e un altro, oppure saranno
insigniti per due volte dell’Harry C. Solomon Award della facoltÃ
di medicina di Harvard e ispireranno un ruolo dell’attore Harrison
Ford – si può essere quasi certi che nessuno dei lettori potrÃ
vantarsi, senza apparire un fanfarone, di aver conosciuto
personalmente Osama Bin Laden e aver lavorato con lui, naturalmente
“quand”era nostro alleatoâ€.
Steve
R. Pieczenik può dirlo: ha incontrato molte volte Osama, ha
collaborato con lui in Afghanistan, conosce il milieu del
personaggio, sa come è stato usato, da chi e perché, e in questi
anni ha continuato a frequentare gli ambienti dell’amministrazione
statunitense che curavano il dossier bin Laden. Pieczenik è insomma
una voce molto interna, legata all’ala più realista
dell’establishment nordamericano. Soprattutto conosce – e non ne
fa mistero – le strategie che hanno maneggiato il terrorismo.»
Tutto
limpido, come no?
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