di Giorgio Bongiovanni.
Giovanni Aiello, l’ex poliziotto della Mobile di Palermo considerato da ben quattro procure l’oscuro “Faccia da mostro”, è morto questa mattina in spiaggia, in provincia di Catanzaro, stroncato probabilmente da un infarto. Stava portando a riva la sua imbarcazione e dopo averla sistemata con l’aiuto di altri bagnanti, Aiello si è accasciato a terra ed a nulla sono serviti i soccorsi dei presenti.
Scompare così l’uomo dal volto sfregiato sospettato di essere coinvolto in uno dei periodi più bui della storia Italiana: quello degli omicidi eccellenti e delle stragi di mafia che hanno insanguinato il Paese tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90. E con lui scompaiono anche tanti segreti e interrogativi mai risolti.
Sul suo conto è stato detto di tutto: Indicato da alcuni pentiti come un appartenente ai servizi segreti contiguo a Cosa nostra, indagato (e in molti casi archiviato) dalle procure di Palermo, Caltanissetta, Catania e Reggio Calabria, per le stragi di via d’Amelio, di Capaci e per il fallito attentato all’Addaura. E’ stato accusato di aver avuto un ruolo nell’omicidio dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio e su questo le indagini erano ancora aperte. Si è detto anche di un suo possibile coinvolgimento nell’assassinio del piccolo Claudio Domino ucciso nel 1986 mentre si celebrava il maxiprocesso. L’ultima inchiesta che lo ha chiamato in causa è quella coordinata dal pm Giuseppe Lombardo sul coinvolgimento dei clan calabresi nella strategia della tensione portata avanti a suon di bombe dalle mafie agli inizi degli anni ’90.
Ma chi fosse realmente Giovanni Aiello ancora non si sa, o meglio, le indagini e i processi non sono riusciti ancora a svelarlo. Forse qualcuno che all’epoca militava nei servizi segreti o qualche ministro che allora sedeva nelle poltrone del potere potrebbe svelare qualcosa riguardo questo personaggio, indagato ma mai arrestato o condannato che ha fatto tanto parlare di sé. Oggi più di ieri possiamo dire che solo Dio sa chi è stato Giovanni Aiello e davanti a lui ora l’ex poliziotto dovrà render conto.
Noi possiamo solo porci ancora un ultimo interrogativo su questo travagliato personaggio: come mai è “morto di infarto” proprio quando i magistrati antimafia di Palermo, Reggio Calabria e Caltanissetta erano arrivati ad un passo da lui con indagini che potrebbero scoperchiare un sistema criminale che va ben oltre la mafia?
Forse il sistema criminale integrato temeva che “faccia da mostro” potesse sapere e riferire qualcosa? E se Aiello avesse raccontato verità indicibili ai magistrati sui segreti dello Stato-mafia avrebbe forse provocato la morte di Sansone con tutti i filistei?
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