di Pino Cabras.
Il blitz che travolge alcuni eurocrati di spicco conferma un punto che facevo notare qualche giorno fa a proposito delle inchieste che iniziano a decapitare la cosca di Kiev: quando un sistema entra in crisi, la corruzione diventa uno strumento politico che qualcuno molto abile sa manovrare, e dunque non si tratta di un incidente morale casuale.
Oggi, con la partita ucraina che scivola fuori dalle mani europee, è evidente che a Washington –dove hanno ancora tante lunghe e irriconoscibili leve che muovono certi apparati europei – qualcuno sta già lasciando le briglie più sciolte a chi vuole smontare il “giocattolo” costruito in questi decenni.
In questo contesto l’UE mostra la sua natura: appalti opachi, immunità revocate a orologeria, pedine sacrificate per riposizionarsi mentre gli equilibri crollano. Sarà pure trasparenza, ma vedetela anche come gestione del declino e guai ai vinti. I maggiorenti europei hanno capito che i prossimi mesi saranno decisivi. E stavolta si giocheranno tutto.
Alzeranno la posta con avventurismo e iniziative irresponsabili, scateneranno tutti i loro chihuahua russofobi per attribuire a Mosca una crisi che è invece tutta interna, e su cui anche Washington si appoggerà.
Non sarà un passaggio indolore, ma sarà rivelatore.
