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La risposta di Chiesa spazia dagli aspetti organizzativi fino al nodo della inevitabile “decrescita” che scuoterà società intere, classi sociali e convinzioni radicate.
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Egregio Giulietto Chiesa,
le scrivo questa breve lettera per spiegare i motivi della mia adesione ad Alternativa, e per provare a dare il mio modesto contributo sull”indirizzo che auspico possa prendere questo movimento. Purtroppo non so se potrò essere presente a Roma all”appuntamento del 17 aprile, ci sta che debba lavorare quel fine settimana.
Se ho scelto di far parte di Alternativa lo si deve al fatto che lei finora è stato il solo, o quasi, nel mondo politico-culturale italiano, ad aver individuato nella prossima crisi economico-energetico-ecologica, il principale problema (eufemismo) che ci troveremo a breve ad affrontare. Essendo un dottorando in Storia delle Dottrine Economiche mi sono infatti occupato del pensiero del padre dell”economia ecologica, Georgescu-Roegen, e in generale di temi che afferiscono ai problemi di sostenibilità ecologica e sociale dell”economia.
Ho parlato non a caso anche di sostenibilità sociale, perché accanto al serio problema ecologico si affianca il problema della sostenibilità sociale dell”economia, come brillantemente evidenziano anche Badiale e Bontempelli. Ho infatti svolto la tesi di laurea su “l”economia della felicità “, come viene chiamata la disciplina che ha messo in evidenza come i parametri soggettivi ed oggettivi del benessere siano negativamente correlati alla crescita economica.
Lavoro con uno dei principali studiosi italiani del ramo, Stefano Bartolini, del quale è prossimamente in uscita, per i tipi della Donzelli, un libro sull”argomento.
Queste sono le mie competenze, e su questi temi penso di potermi impegnare per dare un contributo. A questo proposito vorrei sapere quali sono le sue idee su cosa dovrebbe essere Alternativa. Un movimento politico nel senso classico del termine? Oppure, e questa è la soluzione che a mio modesto parere sarebbe la migliore, un think tank, sul modello per esempio della inglese NEF (New Economics Foundation), che si propone di rifondare l”economia mettendo l”uomo e il pianeta al primo posto? La NEF sta riuscendo a bucare il muro dei mass media tradizionali, le loro ricerche sono spesso sulle pagine del «Guardian».
Il Professor Stefano Bartolini potrebbe dar vita ad un centro studi simile anche in Italia. Il problema maggiore rimane, neanche a dirlo, quello di trovare i fondi. Si potrebbe imitare il loro sistema, ma non ho esperienza in questo campo, immagino che lei possa avere le idee molto più chiare in merito a ciò.
Mi piacerebbe sapere cosa pensa della cosa e se eventualmente è interessato al progetto, anche prescindendo dal fatto che possa essere un modello realizzabile per Alternativa.
Se scrivo a lei è perché le ho sentito fare delle lucide analisi sulla situazione, e magari, ripeto, un progetto di questo tipo le può stare a cuore anche se sviluppato parallelamente ad Alternativa. Ovviamente il mio impegno in Alternativa prescinde da quale tipo di forma prenderà , un impegno anche più strettamente politico, che abbia al centro queste tematiche , mi coinvolge comunque.
Un altro tema sul quale occorre riflettere seriamente è il modo comunicativo da utilizzare per portare a conoscenza del pubblico non specialista queste tematiche.
Se posso permettermi un”osservazione, occorre evitare quello che a mio giudizio è un errore tipico nel quale incorrono ad esempio alcuni movimenti ecologisti, come quello di Pallante: vale a dire non bisogna trasmettere l”idea che per ottenere cambiamenti decisivi nei comportamenti individuali siano decisive le adozioni di stili di vita alternativa sulla base di volontà individuale.
Provo a spiegarmi meglio: spronare la gente ad effettuare scelte di vita improntate alla sobrietà per quanto sia fondato su un ragionamento giusto non ha nessuna presa, e nessuna speranza di far presa, su parti considerevoli della popolazione.
L”invito all”ascetismo raggiunge l”unico risultato di creare sette, ma non arriva mai a mobilitare una massa critica. Se non si agisce sulla cultura profonda della gente è impossibile far capire che oltre che necessario tale cambiamento è auspicabile anche perché comporta un miglioramento della qualità della vita. Quelli che sono gli stili di vita desiderati sono stabiliti socialmente, solo poche persone con grande consapevolezza decideranno di privarsi degli agi materiali (o almeno di quegli agi che ancora possono permettersi) in base ad una decisione volontaria. Non che si debbano nascondere le difficoltà e i sacrifici che bisognerà sopportare, ma senza usare toni da Savonarola. «Se la situazione è ormai irrecuperabile tanto vale godersela finché dura» sarebbe la reazione più probabile, o forse ci risponderebbero con Oscar Wilde «Cosa hanno fatto i posteri per noi?»
Distinti saluti,
Piergiuseppe Mulas.
Caro Mulas,
benvenuto in Alternativa. La pubblico per tutti perché la sua lettera contiene spunti di riflessione e proposte che dovranno essere discusse e che, anche per me, sono aperte.
Cosa sarà Alternativa? Un partito? Un think tank? Un movimento?
Con le forze attuali sciogliere il nodo mi pare prematuro. Rispondo: vedremo. La questione è se saremo in grado di raggiungere una massa critica adeguata. Questa può avere diverse forme. Può avere la forma di un movimento di persone, ma anche di un centro capace di irraggiare idee forti; premessa questa per estendere la sua influenza. Dipende da come lavoreremo e dalla capacità che avremo di collegarci con altre realtà esistenti, tutte alternative a questo sistema politico e sociale ma con diversi gradi di consapevolezza, di visione, e con diverse analisi sullo stato di cose.
Le proposte che lei avanza sono tutte corrispondenti a quello che io penso dovremo fare. Ho già detto più volte che dovremo arrivare a sintesi più alte delle attuali e che avremo quindi bisogno di un forte potenziale culturale e intellettuale. Ma ribadisco che, anche per costruire questo potenziale, si dovrà mettere in piedi una struttura organizzativa molto seria e salda. Senza la quale si costruisce sulla sabbia.
Aggiungo che, come lei, io non penso che Alternativa possa essere soltanto italiana. In realtà la dimensione primaria dovrà essere europea. E dunque progetti europei come quello della NEF sono assolutamente necessari per raggiungere una massa critica di idee. Il problema del finanziamento è anch”esso essenziale, e io non ho una risposta ad esso. Sebbene io sia convinto che le dimensioni della crisi finiranno per aprire crepe anche nel compatto muro dei detentori delle “borse”: quando diverrà chiaro che la sopravvivenza concernerà anche alcuni di loro e li metterà in conflitto con il nucleo “stupido” del superclan.
Anche il problema della comunicazione è cruciale. Ho già detto che lo considero il perno su cui agire proprio per raggiungere ampi settori della cosiddetta pubblica opinione. Io ho sperimentato alcuni di questi modi comunicativi, ottenendo risultati parziali. Ritengo che sia questa una delle prime questioni di cui Alternativa dovrà occuparsi.
Da un errore dobbiamo guardarci: quello di progettare strategie comunicative in base al quadro attuale. Esso è destinato a modificarsi rapidamente in corrispondenza alla velocità con cui si chiuderanno le vie d”uscita illusorie che il potere, da un lato, e le vecchie sinistre, dall”altro, continuano ad alimentare. Non credo in una “decrescita felice”. La decrescita non sarà felice perché verrà imposta dalle circostanze. Ma sarà decrescita. Perché la ripresa della crescita (anche se temporaneamente potrà verificarsi) è sbarrata dai limiti insormontabili innalzati dalla “logica” della Natura. E quello che oggi si intravvede diventerà visibile. E costringerà molti, che adesso (perfino comprensibilmente, umanamente) rifiutano di vedere, ad aprire gli occhi.
Ma questo è terreno di un dibattito nuovo, che prima di tutto dobbiamo fare noi , per poi irraggiare i suoi risultati in tutte le direzioni possibili.
Cordiali saluti
Giulietto Chiesa.
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