Non pretendere che tutte le "caselle logiche" vadano a posto

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21 Aprile 2010 - 15.04


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Ciao Giulietto.

Sabato scorso, come credo ricorderai, ho partecipato alla prima assemblea di Alternativa. Era sin troppo facile notare che i tempi erano stretti, troppo stretti per permettere di intervenire al dibattito a tutti coloro ne sentissero la necessità.

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Io, e altri come me, sono abituato ad ascoltare e leggere prima di dire la mia.

 

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Lo si  nota anche dall”assenza (finora) di miei commenti sul sito. Non è semplice modestia: è pragmatismo, che mi spinge a pronunciarmi solo dopo aver appurato che

1) ci sia il tempo

2) nessuno abbia toccato la questione negli altri interventi.

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Mancando soprattutto il primo di questi ingredienti, sabato molte idee mi sono rimaste in testa nell”attesa di comunicarle in altro modo. E il modo non si è presentato certo nella maniera migliore in piazza S. Giovanni, nella metropolitana, nelle vie di Roma, al bar. Ho apprezzato molto la convivialità, ma per dialogare approfonditamente ci vuol ben altra situazione.

Ti chiederei dunque di ripescare la e-mail che ti ho spedito il 28 marzo, con i suoi due  allegati. Mi piacerebbe infatti che tu mi dicessi la tua al riguardo: sono molti gli spunti da me suggeriti, non so quanto condivisibili e  attuabili.

Tali spunti, in parte, non mi sono parsi coerenti con alcuni approcci di sabato scorso, e comunque non ho avuto modo di parlarne. Parlo ad esempio della sez. B del mio testo denominato “Alternativa.doc”. Infatti, se da un lato le premesse sono sostanzialmente condivise, dall”altro il progetto attuativo auspicato pare andare in direzione  diversa. Se non erro, si spera sostanzialmente un giorno di arrivare a presentarsi fruttuosamente alle elezioni: in sostanza, si tratterebbe di studiare ogni mezzo per scalzare la famosa scimmia dalla console di comando.

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Io preferirei invece mostrare prima ai passeggeri come sia più logico organizzarsi la sopravvivenza, piuttosto che dar per scontata la funzionalità dei motori e la professionalità del  pilota. Se si corre troppo, immaginando sin da subito una partecipazione o una comunicazione diretta nell”agone parlamentare, a mio avviso si rischia appunto di dare troppe cose per scontate: che le nostre analisi e i nostri progetti siano immuni da errori e inattaccabili dalle emergenze quotidiane della  politica-spettacolo, che la “maniglia” debba essere attaccata sin da  subito al  Parlamento o alla piazza tradizionale (quella dove ci si conta a  sinistra), che  i veri poteri stiano per forza sempre lì, che…

Ecco, insomma: dico di prenderla con calma. Non credo che noi si abbia ancora i mezzi per attaccare i nostri avversari nel Palazzo d”Inverno. Forse è  solo questione di tempo, ma non possiamo dirlo ora.

Riterrei più conseguente (rispetto alle impostazioni teoriche di Alternativa) la  priorità di costruire un modello di sostenibilità umana, da costruire con un  approccio multidisciplinare e da proporre come maniglia attraverso la  comunicazione, prima che attraverso il consenso  elettorale.

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In particolare, ritengo importante mostrare all”umanità come la decrescita (non importa in tale contesto se felice o infelice, forzata o  volontaria) sia la maniglia più logica per sopravvivere, mentre invece le pratiche insostenibili discendono dal capitalismo moderno per  senso comune.

Le mie “bestie nere”, che mi sembra rischino di affossare ogni analisi ed ogni progetto sin dalla ricerca di una convinzione comune preliminare,  sono:

1) il relativismo irrazionalista, che impedisce l”affermazione della verità contro le menzogne (se si è superficiali, si esclude a priori ogni modello che “puzzi” di  logica, come se logica fosse sinonimo di chiusura intellettuale);  ben inteso che in questo Ratzinger e i suoi ripensamenti c”entrano solo  poco; c”entra forse di più la mia formazione culturale di fisico;

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2) il “dare per scontato”, che impedisce di vedere dove un”analisi sia  superficiale e dove un progetto non sia pronto ad  affrontare scenari molteplici anziché univoci  (cosa faremo se…..?)

Aderisco ad Alternativa, proprio perché queste “bestie nere” le  vedo soprattutto nei suoi avversari.  Però riconosco che esse possono sempre presentarsi nel dibattito interno, come rischi che io nel mio piccolo posso affrontare solo accendendo qualche semaforo giallo lampeggiante.  Un semaforo rosso no, non sono nessuno per farlo e non sarebbe giusto per la democrazia entro Alternativa.

Ribadisco del resto che, se anche le mie idee non saranno accolte nella “piattaforma” di Alternativa, sarò ancora  della centuria.

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Su altre questioni teoriche (ad esempio sul problema climatico, che mi riguarda un po” più da vicino per motivi professionali), ci sarà il tempo di discutere nelle varie sedi. Anche su tali temi, sento personalmente più il bisogno di dialogare che di dire la mia.

Ecco poi una nota sulla questione dell”autofinanziamento.

Una soluzione per me risparmiosa (non me ne vergogno!) consisterebbe nel fare come ho già fatto in un”occasione. Ho infatti scritto un articolo per Cometa, chiedendo di devolvere il compenso corrispondente direttamente a Megachip. Ebbene, potrei fare lo stesso con una certa regolarità ma devolvendo i compensi ad Alternativa. Potrei trattare argomenti connessi alle mie conoscenze specifiche (come nell”articolo per il n° 2) oppure parlare di alcuni altri aspetti dibattuti in Alternativa. Collegata direttamente a questi aspetti di economicità, c”è poi la questione delle assemblee periodiche a Roma, per regioni o per aree  tematiche.

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Infatti:

a) sarebbe oneroso per me intraprendere troppi viaggi a Roma (spese dell”ordine di 150 Euro per volta!); varrà almeno in parte la pena, solo se prima della prossima assemblea romana il dibattito preliminare avrà trovato sufficiente spazio per svilupparsi (ben oltre gli scambi di commenti sul sito o le lettere/risposte)

b) PER LE REGIONI CON POCHI ADERENTI (come il Veneto, ove sono io), L”IDEALE SAREBBE UN GEMELLAGGIO INIZIALE, IN MODO DA ACCORDARSI PER RIUNIONI UNIFICATE; NEL CASO DI NOI VENETI, PROPONGO AL “CENTRALE” DI METTERCI IN  CONTATTO CON GLI EMILIANO-ROMAGNOLI E CON CHI VIENE DA FRIULI  VENEZIA GIULIA E  TRENTINO ALTO ADIGE; SAREBBE BELLO INCONTRARCI NELLA REGIONE CON PIU”  ADESIONI, MAGARI A FERRARA…..

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Chiedo scusa se come al solito metto tanta carne al fuoco…

PS: vedi un po” tu, se questa mia lunga e-mail può essere pubblicata. L”eventuale principale causa di impedimento in tal senso  proverrebbe dai riferimenti a mie e-mails precedenti.  
Antonino Claudio Bonan

 

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Caro Bonan,
non ho ancora potuto leggere le tue mail precedenti. Pubblico questa tua lettera per molte ragioni, inclusa quella di far sapere a tutti la mia situazione. Al momento – come già si vede dal sito – c”è una vera pioggia di commenti, di ricerca di risposte, di proposte e sollecitazioni, di nuove adesioni. E, al momento, io sono l”unico ricettacolo dove arriva tutto. Rendendo impossibile una risposta in tutte le direzioni. Dunque ho bisogno, al più presto, di persone che, con me, si facciano carico della struttura centrale e di quelle periferiche. Del resto non c”era scelta: aspettare cosa? Costruire prima una struttura organizzativa in grado di reggere la successiva valanga di effetti? Ma con quali forze se prima non si era creata la premessa ideale? Questa domanda la esplicito perché è anche una risposta alla tua esigenza, bene espressa dalla tua lettera. Tu vorresti che tutti i puntini venissero messi sulle “i” prima di partire. Ma questo è completamente illogico, oltre che impolitico. Per la semplice, banalissima ragione che la gente sta arrivando proprio adesso. E si tratta di persone diverse, ciascuna delle quali avrà voglia che i puntini sulle sue “i” siano precisati. Ma non tutte le “i” sono le stesse e, perdonami l”ironia, nemmeno tutti i puntini saranno uguali. Bisognerà farne una media ponderata. E non solo una volta, ma in continuazione, perché la discussione che possiamo sviluppare io e te e altri cento, non sarà la stessa quando diventassimo mille e poi diecimila, come potremmo diventare. Dunque d”accordo con la pazienza e la prudenza. C”è un mare di questioni da dirimere e da chiarire, emergenti anche dalla prima, veloce discussione del 17 aprile. Mi pare invece che tu metta in molti punti (le tue bestie nere, come le chiami) il carro davanti ai buoi. Cosa significa “mostrare all”umanità” cos”è la decrescita? I modelli di vita alternativi? Ovvio che dovremmo farlo. Ma questa è materia di immensa complessità. E non saprei come mostrare a chicchessia qualche cosa se, contemporaneamente, non mi ponessi il compito di trovare i canali di comunicazione. Altrettanto vale per quelli che tu chiami il “relativismo irrazionalista” e il “dare per scontato”. L”uno e l”altro sono evidenti difetti. Ci sono in noi, c”erano anche sabato, ci sono fuori di noi. Ma come correggerli? Noi dobbiamo sapere che verranno ad Alternativa centinaia di persone che provengono dalle più diverse esperienze politiche, culturali, impolitiche, non politiche, sentimentali etc. Come superare la cacofonia? Costruendo un linguaggio comune, facendo scuola di disciplina intellettuale, insegnando ad ascoltare, a fissare obiettivi e poi a seguirne l”esecuzione, insegnando la responsabilità individuale, insegnando perfino a studiare. Se pretendiamo cose impossibili il risultato sarà la delusione di chi spera e il distacco di chi non si sente corrisposto, capito, aiutato. Leggerò le tue note (e dico subito che le tue proposte organizzative sono logiche e dovreste applicarle fin da subito, ma siete voi, per il momento, che dovrete cavarvela con inventiva e iniziativa) ma ti prospetto un”altra osservazione critica: anche qui rivelatrice di una procedura “logica” insostenibile in una fase come questa. Riguarda la forma partito e la velocità con cui costruire una lista elettorale. Avrai notato che io non ho definito Alternativa come un partito. Non a caso. Oggi come oggi noi siamo un”associazione di fatto che si propone di portare al dibattito pubblico, con forza, questioni che sono rimaste fuori dalla porta e che, se irrisolte, porteranno alla sconfitta ogni idea di trasformazione e di Alternativa all”attuale sistema. Siamo un laboratorio politico e culturale, che ambisce a diventare “qualche cosa di più”, di importante, in grado di incidere sulla coscienza collettiva. Possiamo adesso fermarsi a spaccare il capello in quattro e a decidere se e quando presentarci alle elezioni? Dico subito che, se facessimo questo, tra un mese Alternativa sarebbe già morta. Io stesso non so cosa e come potremo fare. Dipende prima di tutto da quanti saremo e da cosa faremo. E” la stessa cosa per quanto concerne le elezioni (astenersi, non astenersi, fare di questo, oppure no, la nostra bandiera). La questione esiste, va valutata. Ma non può essere risolta in un colpo solo. Abbiamo appena cominciato a discuterne. Aspettiamo di sentire tanti pareri e tante emozioni. Non pretendiamo chiarificazioni esaustive. Prima bisogna fare due cose: arrivare a una chiara impostazione del problema, misurando politicamente vantaggi e svantaggi, coerenze e incoerenze, effetti visibili e potenziali, cioè non visibili al momento, ma forse visibili dopo. E, in secondo luogo, misurare il peso delle diverse visioni e proposte presenti tra di noi, correggendole quando dovranno essere corrette, accettandole quando dovessero essere predominanti (anche se non le si condivide del tutto). Ma tutto questo, come ben capisci, non può essere il frutto, illuministicamente e razionalisticamente parlando, di una discussione sui principi. Queste cose si risolvono in mezzo al sudore di chi partecipa al movimento. Non sono mai, ripeto, mai, questioni asettiche da mettere a posto in una bacheca dopo avere convinto gli interlocutori. E sono convinto che ciascuno di noi deve un pochino liberarsi del proprio fardello di idee e di esperienze. L”uomo, diceva Marx, è il punto d”intersezione di tutti i suoi rapporti sociali. Mentre si affronta un”esperienza come quella di Alternativa si deve tenere presente che essa implica il cambiare i propri rapporti sociali, cioè il punto d”intersezione, cioè noi stessi. Altrimenti non capiremo che il nostro attuale punto d”intersezione è sicuramente superato dagli eventi e deve spostarsi in zona inesplorata. Altrimenti proietteremo sugli altri il punto di vista che abbiamo creato per noi stessi, senza capire che così facendo, ci renderemo del tutto incomprensibili agli altri. Questo vale perfettamente sui nostri amici che continuano a parlare di rinascita della sinistra o di ricostruzione del partito comunista. Senza capire che proiettano i propri desideri sugli altri, che nemmeno capiscono di che si tratta e che sono l”enorme maggioranza della gente. Di errori come questi si muore. Anche l”idea di organizzazione che abbiamo. Come funzionerà Alternativa? Con quali mezzi? Non tutti sapranno scrivere articoli, o vorranno farlo. Siamo tutti diversi, ma dobbiamo diventare, sotto questo profilo, uguali: per responsabilità, diritti, possibilità di agire e influenzare il corso degli eventi, a cominciare dai nostri. Un criterio unico, basilare, di finanziamento non può essere eluso. E quindi, quando si pensa al tesseramento di Alternativa, lo si deve pensare non a partire dal proprio punto d”intersenzione ma da quello di tanti. Spero di avere chiarito cosa penso di questa fase. Dobbiamo tutti, senza eccezione alcuna, fare conto sulla donna e sull”uomo reali, “camminare con il passo dell”uomo”, scriveva Herzen.  Non dimentichiamolo.

Giulietto

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