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Ieri troppo presto, domani troppo tardi

Giulietto Chiesa risponde a un lettore sulle ragioni che hanno spinto a promuovere la ''Lista del Popolo'', in mezzo a un paesaggio di macerie politiche e rappresentanza inespressa

Ieri troppo presto, domani troppo tardi
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26 Novembre 2017 - 19.58


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(Risposta a Giovanni Donini)

 

Caro Giulietto,

Io sono uno studente universitario e ho letto le proposte molto interessanti del vostro “movimento”, premesso che la ascolto e leggo i suoi articoli su Pandora tv e Megachip da più di 1 anno e che ammiro ed apprezzo il suo lavoro come anche quello di tutti i suoi collaboratori e per questo vi ringrazio. So bene gli enormi problemi e catastrofi che affliggono il nostro paese ed il mondo che ci circonda, come la guerra siriana, le crisi del Golfo, ecc…
Ciò che voglio chiederle è come mai volete andare alle prossime elezioni con tanta fretta dato che esse si terrano a breve e non potete attendere le future elezioni?
La mia domanda gliela faccio in quanto io sono favorevole al vostro programma, e mi piacerebbe molto anche dare una mano, tuttavia temo che questa lista non possa raggiungere una percentuale sufficiente per poter entrare nel panorama politico post votazioni.
Le mie paure sono dovute al fatto che il tempo che ci separa dal voto è veramente esiguo per poter organizzare un movimento in maniera solida costruendo buone basi, per scegliere dei rappresentanti in modo limpido e per merito e per creare una base elettorale solida e coscienziosa in modo da creare una lista/movimento che possa perdurare e che non si sfaldi poco dopo le elezioni come un castello di carta.
Temo che se la vostra lista fallisse, tutti noi avremo perso una grande occasione di ribalta sociale che potrebbe non ricapitare. Tutto questo lo dico perché a mio parere gli italiani non sono ancora pronti per un qualcosa di così rivoluzionario come il vostro programma e abbiano bisogno di più tempo per assimilarlo, credo che voi abbiate bisogno di più tempo per farglielo assimilare.
La prego non prenda le mie affermazioni come critiche ma come perplessità di uno studente universitario.

Giovanni Donini

 

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Caro Giovanni,

ti ringrazio per il buon giudizio che dai su di noi e sul nostro programma. E perché, con le tue domande, mi dai la possibilità di rispondere a te e a tanti. 
È vero, il tempo è poco, anzi pochissimo. Antonio ed io, insieme a un nutrito gruppo di persone di grande valore e competenza, abbiamo fatto tutte le valutazioni del caso. La Casta ha creato le peggiori condizioni per impedire a forze nuove e reali di entrare in campo e di contestarla. Ne siamo coscienti. Le nostre forze di partenza sono esigue.

Il rischio di non farcela (a presentare le liste con il corredo necessario di firme) è alto. Ma noi pensiamo, parafrasando il poeta turco Nazim Hikmet, che ”ieri era presto, domani è tardi”.

In realtà “ieri” non c’era proprio. Il panorama politico che abbiamo di fronte è pieno di macerie. Non c’è più “con chi” andare. Manca, nei partiti della casta, destra e sinistra, una visione realistica della drammaticità della situazione di milioni di italiani.

Costoro sono dei maggiordomi di poteri ben più forti. Non hanno autonomia nei confronti di chi li ha nominati ai posti in cui sono. Sono vili, senza cultura e senza idee. E, in assenza di una qualche forza capace di contrastarli, eseguiranno ordini catastrofici per il nostro destino. Altri cinque anni al potere di questi lanzichenecchi e il processo di svendita dell’Italia sarà completato.

Il M5Stelle, purtroppo, non ha un programma, né quadri, capaci di gestire una reale trasformazione radicale dei rapporti di forza. Si è legato le mani e i piedi con l’idea, assurda, di fare da sé. Non ha nemmeno tentato, e non intende farlo, di cercare un rapporto con noi, per esempio, che non siamo un partito, ma semplici cittadini, che hanno tutte le qualità di onestà, competenza, coraggio che il M5S potrebbe fare proprie e utilizzare, rispettandone l’autonomia. 
Noi abbiamo pensato, e pensiamo, che “domani è tardi”. 
Certo dici il giusto — e noi ne siamo consapevoli — che c’è poco tempo anche per poter fare il percorso con un movimento organizzato, solido, partecipato, democratico come vorremmo che fosse. Che ci vorrebbe più tempo per assimilare ciò che noi proponiamo al popolo affinché torni ad essere sovrano, nelle regole e nei pensieri.

Faremo quello che possiamo e siamo pronti ad ascoltare e correggere, se ci verrà aiuto, Ed è anche vero che la corruzione è penetrata in profondità anche verso il basso. E che l’altissima percentuale degli assenti dal voto, dimostra una immensa sfiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Appunto per questo, “domani è tardi”.

Noi pensiamo che gravi su di noi la responsabilità di non rimanere con le mani in mano in attesa di una svolta che, da sola, non verrà comunque. Anche se dovessimo fallire nel tentativo elettorale, noi avremmo creato un evento nuovo, da cui far nascere un’ipotesi più forte. Noi siamo certi che, se supereremo lo scoglio della raccolta delle firme, la barriera del 3% sarà superata di slancio.

Questo è stato il nostro ragionamento: onesto, franco, crudo.

Chiederemo coraggio anche a chi ci voterà, perché l’Italia dovrà essere sollecitata a scegliere davvero tra il Bene e il Male, senza illusioni che si tratti di un sentiero in mezzo alle margherite. Ma pensiamo anche che l’Italia, la maggioranza degli italiani, quelli che hanno detto No! Alla demolizione della Costituzione, sia ancora sveglia e capace di reagire. Questo è il pacato ottimismo della ragione che ci guida.

 

Giulietto Chiesa

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