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Perché la tragedia siriana e di chi è la responsabilità

Giulietto Chiesa: «Il giudizio su Assad "dittatore" è questione altamente discutibile. L'idea di democrazia esistente in Medio oriente è del tutto diversa da quella sperimentata (e in via di fallimento) in Occidente.»

Perché la tragedia siriana e di chi è la responsabilità
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20 Maggio 2018 - 08.42


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di Redazione

 

La seguo costantemente da anni e sono pienamente d’accordo con il suo giudizio in generale sul sistema occidentale, la critica alle guerre neo-coloniali nascoste da false motivazioni, le false flag, ecc.. Nello specifico siamo d’accordo sul giudizio alla vergognosa farsa dell’intervento occidentale in Siria. Ma mi aspetterei per coerenza un giudizio più equilibrato anche su queste due figure, se no ai miei occhi perde un po’ di credibilità e mi fa pensare a una qualche partigianeria filo-russa… Putin sostiene Assad per difendere la Siria dal terrorismo o anche per altri interessi? Assad formalmente ha vinto le elezioni ed è legittimato a governare ma è o non è per Lei di fatto un dittatore? Tra i tanti “ribelli”, gran parte terroristi islamici finanziati e armati dall’esterno non certo per esportare la democrazia o per motivi umanitari, ci sono stati tantissimi dissidenti soprattutto nella prima fase della rivolta che hanno lottato per avere maggiori diritti, più libertà e democrazia. E ne ho anche conosciuti personalmente, oggi rifugiati. Infine, Putin e Assad non hanno contribuito anche anche loro alla distruzione del paese che ora vorrebbero ricostruire? Grazie e buon lavoro.

Salvo Barbas Barbagallo

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Grazie a lei per l’equilibrio e il tono della sua (legittima) serie di domande. Alle quali rispondo, in ordine.

a) Certamente anche la Russia si muove perseguendo i propri interessi strategici. Putin non lo nasconde e non perde occasione per sottolinearlo. Il mondo multipolare che egli persegue (sono parole sue) potrà esistere “solo se verrà tenuto conto degli interessi di tutti i protagonisti, grandi e piccoli”. Io ne tengo conto perché sono pienamente d’accordo con la sua formulazione. Naturalmente ci sono interessi legittimi e meno legittimi. Poi ci sono gl’interessi di rapina, e di dominio, che sono illegittimi e devono essere trattati come tali. Non vedo interessi russi di rapina e di dominio in materia siriana, che è quella che lei solleva. La Russia, ad esempio, temeva e teme il contagio terrorista. Lo ha subito e continua a subirlo, molto di più degli Stati Uniti. Sconfiggere l’ISIS interessava anche la Russia. Dunque sgominando, a proprie spese, l’esercito islamico, ha fatto un favore a Assad, ma ha anche fatto i suoi interessi. In senso più lato, grazie alla sua intelligente azione politica, la Russia ha accresciuto il suo prestigio e la sua influenza su un’area di valore assoluto per gli equilibri mondiali, soprattutto energetici. Ma qui non c’è, da parte russa, alcun vantaggio economico di carattere “imperiale”. L’impresa, dal punto di vista economico, è in pura perdita per la Russia. Che ha speso ingenti somme, che non recupererà. Le armi, che sicuramente ha dato a Assad, non sono state vendute per il semplice fatto che la Siria non ha i denari per pagarsele. L’unico vantaggio, ma in futuro, sarà nella partecipazione alla ricostruzione del paese. Ma, al momento, non è nemmeno in discussione.

b) Il giudizio su Assad “dittatore” è questione altamente discutibile. L’idea di democrazia esistente in Medio oriente è del tutto diversa da quella sperimentata (e in via di fallimento) in Occidente. La definizione di “dittatore” è del tutto approssimativa e relativa. In ogni caso prodotta dalle idee dominanti in Occidente. “Dittatori”, in ogni caso, sotto questo profilo “occidentale”, sono tutti i leader delle repubbliche e monarchie arabe. Non ce n’è uno che sfugga alla regola. Dunque resta solo la possibilità di un’analisi comparata. Di chi lo è più e di chi lo è meno. Il regime di Bashar el-Assad era comunque il più “liberale” di tutto il Medio Oriente; il più pluralista dal punto di vista religioso e sociale. Come il regime di Gheddafi era il più “socialista” di tutto il mondo arabo e musulmano; quello dove la distribuzione della ricchezza era la più “democratica”. Tutto va relativizzato. E, per capire cosa voglio dire quando respingo le motivazioni dell’azione occidentale, basti guardare al trattamento che viene riservato dalle potenze occidentali alle monarchie del Golfo (tutte assolutamente dittatoriali) fino a quelle più reazionarie e oscurantiste come l’Arabia Saudita. Dunque la mia risposta è: guardarsi dalla propaganda e ragionare usando il criterio della distinzione. Non tutti i gatti sono ugualmente bigi. Altrimenti dovremmo cominciare domani la guerra contro la Cina. E, saggiamente, almeno per il momento, nessuno pensa di fare una cosa del genere.

c) Io ritengo che la dissidenza interna alla Siria esistesse, ma non avrebbe in alcun caso raggiunto il livello della guerra civile (prima fase) e della guerra totale interna (dai pochi mesi iniziali ad oggi) se non fosse stata finanziata, organizzata, guidata dall’esterno, in primo luogo da Israele. Assad era disposto al dialogo, certo non alla resa. Si sarebbe potuto impedire la tragedia. Negli Usa si pensò che sarebbe stata l’ennesima rivoluzione colorata, e che si sarebbe conclusa con l’eliminazione del “dittatore” di turno. Fu un errore relativo perché Assad non era così impopolare come se lo erano figurato a Washington. Non avrebbe potuto resistere tanto a lungo se non avesse avuto un largo appoggio popolare. Sarebbe caduto comunque, anche lui, dopo sei anni di guerra, se non fosse intervenuta la Russia a salvarlo. E legittimamente, in base alla carta delle Nazioni Unite. La storia di tutte le “rivoluzioni colorate” ci ha dimostrato che molti ribelli hanno subito gravi delusioni dopo avere scoperto di essere stati manipolati da interessi altrui.

d) Mi spiace deluderla, ma io penso che né Assad, né la Russia siano responsabili di quel disastro. Entrambi hanno cercato di evitarlo. La responsabilità assoluta è di Israele, che ha voluto la guerra per i suoi interessi e degli Stati Uniti che l’hanno resa possibile, finanziando l’ISIS e organizzandone le forze.

e) Il mio presunto filo-russismo è… presunto. Io non sono filo Putin. Amo e stimo la Russia e i russi nel loro insieme, per la loro cultura (superiore alla nostra) e il loro ruolo cruciale nella sconfitta del nazismo. Io sono per i valori europei di civiltà che l’Europa e l’Occidente hanno in gran parte abbandonato. La Russia è oggi il baluardo principale contro la guerra mondiale che l’Occidente sta preparando, in pieno delirio di onnipotenza. La Russia si difende. È obbligata a farlo. E, difendendosi, difende anche noi stessi, tutti, dalla follia dell’Occidente. Putin ne è il protagonista assoluto. Un “dittatore” anche lui? In una certo senso lo è, perché “detta” questa linea. Ma abbiamo diritto di chiamare “dittatore” un leader che ha l’immenso consenso popolare che tutti sappiamo? Io non credo che questa categoria ci sia utile per capire il mondo contemporaneo e la crisi che lo travaglia.

Giulietto Chiesa

 

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