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Recensione: il nuovo libro di Romano MÃ dera
Con una certa emozione mi appresto a recensire il nuovo lavoro di Romano Mà dera, tanta è l”intensità di questo scritto che fonde, secondo registri diversi ma comunicanti, riflessioni e illuminazioni sulla nostra epoca, squarci di luce e di senso che si affidano al linguaggio della psicoanalisi, della filosofia, della politica (quella “alta”) e, non ultima, della religione. “La carta del senso. Psicologia del profondo e vita filosofica” (Raffaello Cortina Editore, ?29) è un”opera stratificata e densa, dove si depositano le esplorazioni di un filosofo e di un uomo che non rinuncia ad analizzare la civiltà in cui viviamo e il suo declino, conservando tuttavia una fiducia incrollabile nella capacità umana di trasfigurare il negativo e di tracciare inediti orizzonti di senso. Questa fede profonda è il centro che attrae e ordina le molteplici istanze di critica all”esistente, permettendo all”autore, e a noi con lui, di non acconsentire mai alla disperazione e all”accettazione passiva dello stato di cose presenti.
Sebbene sia quasi impossibile offrire, nel breve spazio di una recensione, una panoramica completa degli scenari che questo libro schiude al lettore, è tuttavia necessario soffermarci sul filo che unisce i vari temi trattati. L”idea di fondo dell”autore è quella di promuovere una nuova alleanza tra psicologia del profondo (Jung e Neumann i riferimenti più importanti) e filosofia come stile di vita (Hadot, ben più di Foucault, il nume tutelare), che dia un contributo vitale alla formazione dell”uomo contemporaneo, intrecciando il sapere biografico con la conoscenza accurata dei mutamenti antropologici innescati dalla “civiltà dell”accumulazione economica”.
Nel libro di Mà dera ci sono pagine vertiginose che descrivono la natura pervasiva, in estensione e profondità , del capitalismo globale e della sua cultura consumistica (“licitazionismo” è il neologismo che l”autore ha coniato per descrivere il paradosso di un desiderio divenuto legge e penetrato nei recessi più intimi della psiche collettiva e individuale). Sono pagine che mettono in evidenza l”esigenza di ripensare a fondo i progetti di liberazione – anche qui individuali e collettivi – che sono stati immaginati un po” ovunque negli ultimi decenni.
E” proprio su questo tema che il testo di MÃ dera si configura come una provocazione coraggiosa, qui rivolta a moderati e estremisti della prima e dell”ultima ora.
La proposta, infatti, di un perfezionamento etico continuo (reso possibile principalmente, ma non solo, da esercizi spirituali mirati al trascendimento delle pretese egoiche e al recupero di un senso pieno di appartenenza al Tutto), unito all”esame realistico e puntuale delle condizioni storiche effettive e dei rapporti di forza in campo, fa sì che si possano abbandonare contemporaneamente le vie fallimentari del riformismo e del rivoluzionarismo, laddove entrambe sono rimaste ancorate alla pretesa di modificare il capitalismo globale attraverso azioni esclusivamente politiche ed economiche (graduali o sovversive poco importa).
Lo sguardo di Mà dera è lucido e visionario insieme, soprattutto quando comprende che senza uomini consapevoli della loro interdipendenza con tutto e tutti, siamo destinati a replicare gli errori e le tragedie del Novecento, rafforzando la logica feticistica del sistema, che si nutre proprio dell”inconsapevolezza degli uomini e del loro mancato controllo sui processi riproduttivi della vita sociale.
E” insomma un invito, quello di Mà dera, a coltivare la passione per le alternative praticabili, per le eutopie che da subito, nel capitalismo, disegnano forme di resistenza al dominio incontrastato delle cose e del denaro. Molti altri sono gli argomenti che rendono questo libro, dal 10 ottobre in libreria, un testo fondamentale per chi è alla ricerca di un nuovo equilibrio esistenziale e di spunti di meditazione che impegnino la vita, indicando una via percorribile di conversione filosofica.
Romano Mà dera è filosofo, psicoanalista di formazione junghiana e professore ordinario presso l”Università degli Studi di Milano-Bicocca, dopo aver insegnato all”Università della Calabria e all”Università Ca” Foscari di Venezia. Tra i suoi libri più significativi: L”alchimia ribelle (Palomar, 1997), L”animale visionario (Il Saggiatore, 1999), La filosofia come stile di vita (con L.V. Tarca, Mondadori, 2003) e Il nudo piacere di vivere (Mondadori, 2006).
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