‘di Marco Bersani
Finalmente un libro che entra nel merito. Parliamo di “Non c’è euro che tenga†di Marco Bertorello, che, andando decisamente oltre lo schieramento da tifoseria calcistica “pro o contro l’euroâ€, affronta il problema in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue declinazioni, contribuendo in maniera fondamentale all’avvio di una discussione della quale c”è urgente bisogno.
Per tutte le persone che, tra il versante dei sostenitori dell”euro come fonte di stabilità imprescindibile e destino oggettivo e ineluttabile, e il versante dei detrattori dell”euro come radice di tutti i mali dell”epoca contemporanea, si sono sempre sentite strette, il libro di Bertorello rappresenta una boccata d”ossigeno, con un grande pregio: la capacità di analizzare e comunicare con la dovuta semplicità , senza mai far torto alla complessità del problema.
Per chi è da sempre schierato su uno dei due fronti e, quando entra nel merito, lo fa all”unico scopo di trovare conferma alla propria analisi pre-costituita, il libro di Bertorello potrà apparire – e speriamo sia – in qualche modo fastidioso: perché ogni volta che, con dovizia di dati e lucidità di approccio, sembra dar ragione ad una delle due tesi, subito dopo ne pone a severa critica le basi, con capovolgimenti di fronte che rischiano di confondere chi alla curiosità ha deciso da tempo di preferire la certezza.
Rompendo la narrazione mitologica dell”analisi della crisi a partire dalla nascita dell”euro, Bertorello dimostra come la medesima crisi sia il prodotto di un contesto geografico molto più internazionale e di un ordine temporale molto più vasto, senza la considerazione dei quali il rischio della banalizzazione si incontra ad ogni angolo.
Ma nel contempo, non consente a nessuno di far derivare dal contesto geografico e dall”ordine temporale come sopra delineati alcuna conseguenza di ineluttabilità dello stato di cose presenti, quasi che l”Europa possa essere solo quella data.
Ciò che appassiona del viaggio che ci propone l”autore è soprattutto la laicità dell”approccio, con la precisa analisi dei pro e dei contro l”euro, con la segnalazione dei punti di forza e delle evidenti debolezze di ciascuna delle due tesi.
Senza mai rinunciare alla propria opinione in merito. E” così che la discussione sulla moneta unica, viene finalmente inserita dentro il contesto storico, economico e politico di cui è il prodotto; e, nel contempo, l”Unione Europea viene analizzata dentro i processi di globalizzazione economica che hanno visto il prevalere dell”ideologia neoliberale nella sua costruzione materiale e politica.
Bertorello non lo dice, ma in parte sembra suggerire come la focalizzazione della discussione “euro sì/euro noâ€, come aspetto a sé stante, rischi di essere una involontaria “arma di distrazione di massaâ€.
Perchè il mantenimento della moneta unica o l”uscita dall”euro sono entrambi orizzonti praticabili, ma totalmente inefficaci se non frutto di una trasformazione sociale ben più ampia, capace di sovvertire l”approccio neoliberale, che ha fatto dell”Europa il territorio privilegiato di attacco ai diritti dei lavoratori e allo stato sociale da parte dei grandi interessi del capitalismo finanziarizzato.
E se, come dice Luciano Gallino, la lotta di classe viene oggi condotta dall”alto, sembra giunto il tempo in cui “il mondo in basso†si attrezzi per un percorso lungo, articolato e complesso, di ribellione sociale. Per decidere a valle, ovvero dopo aver modificato profondamente i rapporti di forza nella società , e non a monte, quali coordinate economico-monetarie darsi nella costruzione di un futuro più giusto per tutti.
(23 dicembre 2014) [url”Link articolo”]http://www.communianet.org/node/870[/url] [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it/[/url]‘