Il male della povertà

Ogni società fissa questo limite, ogni società – anche la più moderna – decide quali siano i suoi «uomini sacri». [Federico Teani]

Il male della povertà
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30 Agosto 2015 - 06.10


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di Federico Teani*

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Ho letto per la prima volta Lettere luterane in Italia e non è successo niente, le ho riprese quando già mi trovavo in Rwanda e il primo scritto, I giovani infelici, ha attraversato da parte a parte il mio cuore.

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Leggendolo è facile intuirne la ragione. Pasolini esordisce confessando di non aver mai compreso il motivo del teatro greco che fa ricadere la colpa dei padri sui figli, questo gli è sempre parso come qualcosa di estraneo ed appartenente ad un altro tempo, ma nel momento in cui scrive, siamo agli inizi del ’75, crede che per la prima volta sia possibile per il lettore moderno fare esperienza diretta di quella verità. Lui, che ormai appartiene alla generazione dei padri, prova infatti verso i figli un sentimento di condanna che nasce da una “cessazione di amore”, ma questi figli infelici sono puniti per una colpa che è stata commessa dai padri, una colpa senza dubbio gravissima, “forse la colpa più grave commessa dai padri in tutta la storia umana”.

Qual è questa colpa? Non è né il vecchio né il nuovo fascismo dei consumi perché si tratta di una colpa condivisa da “fascisti e antifascisti, padroni e rivoluzionari”. Per comprenderlo occorre prima rendersi conto di un fatto nuovo, i giovani di cui si sta parlando non sono soltanto figli borghesi né soltanto figli proletari poiché per la prima volta le due storie, quella del popolo e quella della borghesia, si sono unificate sotto il segno dello sviluppo. Nessuno si è opposto veramente a questo processo, perché?

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[center]Perché c’è – ed eccoci al punto – un’idea conduttrice sinceramente o insinceramente comune a tutti: l’idea cioè che il male peggiore del mondo sia la povertà e che quindi la cultura delle classi povere deve essere sostituita con la cultura della classe dominante. In altre parole la nostra colpa di padri consisterebbe in questo: nel credere che la storia non sia e non possa essere che la storia borghese.[/center]

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Pasolini prevedeva il tipo reazioni che il suo discorso avrebbero suscitato: “Sento ormai intorno a me lo ‘scandalo dei pedanti’, […] Sento già i loro argomenti: è retrivo, reazionario, nemico del popolo”. Eppure vi insiste come già aveva fatto in Scritti corsari. A distanza di trent’anni queste parole bruciano ancora, le si leggono con dolore e forse mai come oggi risultano attuali, da quando cioè, con lo scoppiare della crisi finanziaria, si è assistito a un proliferare di iniziative contro la povertà, una povertà non più confinata nei paesi del cosiddetto Terzo Mondo ma ormai di nuovo prepotentemente presente anche in Europa. Eccone un breve campionario.

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(21 agosto 2015)

* Federico Teani lavora in Rwanda dal 2010 come missionario laico “fidei donum”. [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it[/url]

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