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Cose minime da sapere sul "cambiare idea"

Cambiare idea significa non usare più un sistema ed imparare ad usare un altro che – fra l’altro – va creato ex novo per tentativi ed errori, uso e riuso, come sa chi studia o impara una nuova lingua. [P. Fagan]

Cose minime da sapere sul "cambiare idea"
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2 Febbraio 2019 - 11.29


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di Pierluigi Fagan

L’idea è un pensiero prodotto da una mente e da questa incastonata in un sistema di idee minimamente coerenti (ma non è del tutto detto) a loro volta facente parte di un super-sistema di sistemi di idee, detto mentalità o immagine di mondo. Una versione è quella che risiede nella vostra testa individuale ma quella versione, è assai spesso la composizione privata e personale di sistemi di idee generali o particolari, pubbliche. Ideologie, teorie, visioni del mondo, grandi partizioni di credo conoscitivo, politico o religioso o sociale o di genere o di generazione in “n” versioni.

Quasi nessuno sa davvero quanto ciò che lui pensa dipenda da spezzoni di teorie di cui lui ha assunto un tratto senza saperne a fondo i fondamenti e le origini. Origini spesso bastarde ovvero che citano genitorialità in testi di nobili pensatori, quando invece sono nelle interpretazioni. La stessa composizione personale che facciamo della nostra individuale versione di immagine di mondo, è spesso influita da composizioni pre-formate anche perché agiscono alcuni parametri logici come la non contraddizione (ma anche molti altri) che forzano a pensare certe cose in un certo modo e non in un altro. Sebbene descritte di solito in regime strettamente razionale, la divisione razionale-non razionale (emotivo o irrazionale o altro), non è così chiara nella mente come non lo è quella tra conscio ed inconscio.

A dire che, a volte, può venirvi qualche dubbio su un pensato o potete anche incontrare una idea nuova che vi piace ma se poi questa non s’incastra con le altre o col sistemone, farete finta di non averla vista o sentita. Avete altro da fare che stare lì a combattere con la vostra mentalità, anche perché voi siete esattamente la vostra mentalità e per cambiare l’intera mentalità come si cambia una ruota dovreste avere une terza mentalità che fa l’operazione. Tenete poi conto di quanto è importante sentirvi parte di una parte. Se la vostra parte, su quell’idea lì dà giudizi precisi, non sarete certo voi a darne diversa valutazione. I più sensibili al sentirsi parte di una parte, di una tradizione, temono l’ostracismo che colpisce chi non pensa secondo il canone della sua parte. Per lo più, siamo tutti replicatori di idee altrui. L’artigianato mentale è privilegio dei pensatori, cioè dei possessori di tempo, ma tranquilli, anche i pensatori (specie se dipendono da ciò che pensano e dicono), armeggiano con attrezzi altrui e se l’attrezzo non fa l’uso, lo condiziona.

Ma questa è solo metà della storia, la più semplice. Ce ne è una non più complicata o complessa ma più resistente ancora al cambiare idea. L’idea o il sistema di idee, il pensiero, è un prodotto della funzione mentale che i più ritengono prodotta dell’organo cerebrale. Lasciamo perdere se solo cerebrale o corpo-cerebrale o ambiental-corpo-cerebrale o spiritual-ambiental-corpo-cerebrale, rimaniamo sul semplice “mente dal cervello”. Sta di fatto che corpi senza cervello (non esistono) o col cervello molto danneggiato pare non pensino come pensate voi e me qui convenuti. Allora, a farla breve il cervello è fatto di cellule nervose dette neuroni (e da altre che non c’interessano) che hanno più di 10.000 braccine corte dette dendriti che si scambiano sostanze chimiche a corto raggio con altre di altri neuroni (ma poi ci sono anche le sinapsi e la faccenda si complica). Nel tempo, tendono a creare sistemi di neuroni che funzionano per lo più assieme o coordinati tra loro. Se l’idea è semplice, forse, è proprio uno di quei sistemi o parte di o configurazioni di abitudine a collegare certi singoli neuroni o dendriti o sinapsi. Se è complessa o se è un sistema di idee, allora è facile che attraverso un braccio lungo di uno dei neuroni del sistema locale, detto assone, un grappolo di neuroni sia collegato ad un altro più lontano grappolo. La descrizione è molto semplificata ma potete immaginarla così al fine di capire cosa comporta il “cambiare idea”. Più usate certi sistemi (avete certe abitudini, comportamento idee o sistemi di idee di un certo tipo), più tenderete ad usarli. Quando deciderete di non usarli più, come sanno gli ex tossicodipendenti o gli ex fumatori, i vecchi sistemi non scompaiono, piano piano si fanno meno sentire nelle richiesta si esser usati, ma non scompaiono mai del tutto. Come si dice “una volta che hai imparato ad andare in bicicletta non perderai quella conoscenza anche se non pedalerai più per decenni”. Se non erano molto forti, come certi ricordi, sbiadiscono e poi dissolvono, ma se erano ben centrati, permangono a volte per sempre. Sotto ipnosi, ad esempio, si riattivano grappoli di neuroni che sono ancora lì dopo tanto tempo, infrequentati.

Cambiare idea significa non usare più un sistema ed imparare ad usare un altro che – fra l’altro – va creato ex novo per tentativi ed errori, uso e riuso, come sa chi studia o impara una nuova lingua. Non solo va creato, va anche collegato a tutti gli altri nel sistema generale o immagine di mondo, comportando revisione dei giudizi e revisione delle memorie, evitando le contraddizioni, almeno quelle palesi. Cambiare mentalità poi, può comportare decenni e per certi versi, non si verifica mai nella sua forma più radicale. A volte è frustrante, doloroso e comunque ci vuole fisicamente un sacco di tempo oltreché una certa tolleranza all’incertezza. Un bel casino, insomma.

Ecco perché è tanto difficile cambiare e far cambiare idea. Ora lo sapete ma preferirete comunque continuare a pensare che quello che pensa altro da voi, anche se gli dimostrate l’ovvietà della vostra verità, è solo un povero deficiente. Lui altrettanto. Da cui le risse su facebook.

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