TAV: quando casa tua è un birillo da buttar giù

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18 Gennaio 2010 - 14.29


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di Davide Pelanda – Megachip.

Bruciato un presidio, se ne fa subito un altro! Già perché subito dopo la violenta e incendiaria provocazione che ha visto il presidio NoTav di Bruzolo dato alle fiamme da mano anonima sabato 16 gennaio, già due giorni dopo se ne è costruito un altro a S. Antonino di Susa, dove era sindaco uno dei primi cittadini della rivolta del 2005, Antonio Ferrentino.

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Dunque, anche se la terribile notizia dell”incendio ha scosso i valligiani NoTav, essi non si sono persi d”animo, anche e soprattutto perché reduci e “carichi emotivamente” anche dalla manifestazione a Torino dello stesso pomeriggio del 16 gennaio, con la partecipazione di duemila persone.

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A quel corteo, tra gli altri, ha preso la parola anche Gianni Vattimo, filosofo torinese, qui in veste di europarlamentare, il quale ha espresso la sua ferma opposizione al Tav ed ha dichiarato che sono in atto da parte del Governo italiano e degli enti locali piemontesi vere e proprie violazioni di trattati esistenti e di diritti democratici.

Infatti, di fronte alla persistente opposizione di un numero rilevante di sindaci e comunità locali alla realizzazione della linea, il Governo italiano ha decretato che potranno partecipare alle consultazioni sulla realizzazione del progetto – e ricevere le eventuali compensazioni – solo quelle amministrazioni locali che dichiarino preliminarmente il proprio appoggio al progetto stesso.

Vattimo ha inoltre ricordato che i contributi dell”Unione Europea al finanziamento della parte italiana dell”impresa erano condizionati, negli accordi finora vigenti, alla condivisione del progetto da parte delle popolazioni locali. Il filosofo ha concluso l”intervento sostenendo che questa decisione del Governo italiano configura una vera e propria truffa nei confronti dell”Unione Europea oltre che una grave violazione delle regole democratiche e del sempre evocato principio della sussidiarietà.

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Ma il cristiano-cattolico può richiamarsi fuori dalla responsabilità e la salvaguardia del Creato fortemente compromesso dalla Tav?

A movimentare ulteriormente il popolo NoTav ci si è messo anche il vescovo di Torino, cardinal Poletto, il quale, a margine del tradizionale incontro di inizio d”anno con i politici degli enti locali, si è raccomandato: «Sulla Tav – sono le sue parole – non lasciatevi intimidire».

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E alla richiesta del sindaco di Torino Sergio Chiamparino di partecipare alla manifestazione pubblica dei SìTav il cardinale ha nuovamente risposto testualmente: «Non intervengo mai a manifestazioni pubbliche perché non voglio farmi strumentalizzare. Mi raccomando, però, non lasciatevi intimidire».

Curiosa questa affermazione in quanto sempre più spesso si intravvedono nei presidi e nelle manifestazioni NoTav numerosi sacerdoti e parroci.

Sono ad esempio molto nette le parole di fra” Beppe Giunti, frate Guardiano del convento di Susa che nel 2005 era un attivo partecipante alle manifestazioni contro la Tav e che scriveva, in una lunga lettera, le sue motivazioni che citiamo testualmente:

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«Il motivo principale è che la fede cristiana non è una astrazione, una filosofia, ma la sequela di un Dio che si fa uomo, in un preciso contesto temporale e culturale. L”incarnazione è uno dei misteri principali della fede e il criterio centrale della sequela di Cristo.

Ne deriva che il credente non può “chiamarsi fuori” dalle situazioni che hanno in gioco valori, di qualsiasi tipo. La fede quindi non può avere una dimensione privatistica.»

Fra” Beppe fa un riferimento non certo “eretico”, e anzi cita recenti prese di posizione di Benedetto XVI e della CEI sulla presenza dei cattolici anche su altri temi pubblici controversi (matrimonio, usura, coppie di fatto).

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Venendo al caso TAV, il religioso ritiene che sia un tipico caso in cui la fede è partecipe del discorso politico: «il metodo (democrazia partecipata che coinvolge i soggetti intermedi per il principio di sussidiarietà) è stato rovesciato (decisione di vertici economici-finanziari poi firma politica internazionale), al centro è stato messo il mercato non le persone; l”idea di “progresso” che viene esposta nei documenti “pro” non parla mai di qualità di vita ma di accrescimento di ricchezza; non è stato affidato ad un centro indipendente uno studio preliminare sulle conseguenze ambientali, economiche (del tipo: bilancio in passivo come per il tunnel della Manica per quante annualità?); la dimensione finanziaria dell”opera non esige che ci si chieda se in altro modo non si ottengono risultati equivalenti?» (estratto dal sito http://notavdocumenti.splinder.com/post/6537942).

Nel fatidico 2005 gli stessi frati francescani di Susa giunsero a proporre perfino una serata dibattito dal titolo «Laudato sii, Mì Signore, per nostra Madre Terra. Responsabilità di fronte al creato e trasformazione del territorio». Forse che hanno cambiato idea? Oppure sono stati richiamati all”ordine dal cardinale? Chissà.

 

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Dalla gruviera dei sondaggi blindati alle case considerate birilli

Nel frattempo 23 comuni hanno deciso di non nominare nessun tecnico nel nuovo osservatorio. Spicca invece l”adesione del comune di S.Antonino, che si accoda ai tre comuni governati dal centrodestra della bassa/media Valle. E gli operai addetti alle trivellazioni?

Sono costretti, loro malgrado, a lavorare con ritmi incalzanti a botte di 16 ore al giorno, circondati da polizia, finanzieri e carabinieri in assetto antisommossa per evitare risse e occupazioni dei siti dove le trivelle stanno lavorando.

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Eppure, dei 91 carotaggi previsti per essere linea con i tempi strettissimi per avere i denari dall”Unione Europea, a malapena se ne sono fatti 4-5 in una settimana.

«Se per fare un buchetto devono impiegare 1000 uomini in armi – dicono ironici i NoTav – gli servirà l”esercito per impiantare i primi cantieri». Eppure gira voce che si voglia addirittura «blindare la stazione ferroviaria di Susa istituendo pullman sostitutivi per Bussoleno» come dice Alberto Perino, leader NoTav.

Curioso poi che chi ha preparato il progetto per Torino (l”architetto Cagnardi) abbia chiamato, in maniera a dir poco derisoria, “birillo” una casa ad otto piani che si trova proprio sul percorso della Tav in città. «Che fine fanno i birilli – è il commento dei NoTav – lo sanno anche i bambini.

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Nei tanti “birilli” che il Tav incontrerà sulla sua strada, ci abitano uomini, donne e bambini, gente che magari ha fatto fatica a mettere insieme i soldi per una casa che verrà espropriata a basso costo. Gli altri, quelli cui la casa non la tireranno giù, il Tav se lo vedranno (e sentiranno) sfrecciare sotto il naso».

E” il progresso, bellezza!

 

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