‘
Finalmente il sole, domenica 25 festa di liberazione, a Pescara. E come tutti il mio primo pensiero è il mare, la spiaggia, meta di passeggiate lungo la battigia. La mia camminata viene pero” inaspettatamente interrotta: un uomo in tuta arancione mi dice “non ha visto la rencinzione?” additando una recinzione in metallo che attraversa in perpendicolare la spiaggia.
Â
C”è un divieto di accesso . Alla mia richiesta di spiegazioni mi risponde “lei si trova in un cantiere, stiamo facendo un ripascimento, stiamo portando la sabbia estratta dal porto di Ortona.”
Esco dalla zona cercando qualche cartello, percorro tutta l”intera recinzione che si stende per 1,3 km nella zona di confine tra Pescara e Montesilvano. Dal marciapiede vedo macchinari, mucchi di sabbia, tubature, la battigia sconvolta, un serbatoio di materiale infiammabile, ma nessuno cartello identificativo del cantiere, dell”oggetto dei lavori, dell”impresa e dei responsabili, nulla.
Da alcuni balneatori so che i lavori sono iniziati da circa una settimana.
Un tratto di 1,3 km di spiaggia inaccessibile senza alcuna spiegazione, senza seguire le più elementari norme di cantiere, praticamente un cantiere abusivo.
In Abruzzo è da molto che gli ambientalisti chiedono spiegazioni sulle scelte di ripascimento, ultimo è stato il caso di una cava di sabbia bloccata nei pressi di Vasto perchè individuata in zona protetta.
Visto che la verità ultimamente crea imbarazzo, forse sembra più sicura la strada del fare le cose in modo sotterraneo. Forse gli enti pubblici possono allestire cantieri al di fuori delle norme? Quale sabbia stanno portando sulla riva pescarese? Quante domande da porre…
L”unica voce a rispondere per ora è quella di un uomo in tuta arancione “non si puo” entrare, é un cantiere non vede?”
Io non vedo un cantiere, ma un ennesimo sopruso contro il cittadino, che senza alcuna informazione deve inerme osservare lo sconvolgimento del bene comune da parte di ignoti.
Â
‘
