Vendesi, locasi, scroccasi. Silvio Berlusconi e l'acquisto di Villa San Martino ad Arcore

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13 Agosto 2010 - 20.37


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di Simone Olivelli – www.newnotizie.it.

Il centrodestra sempre più impelagato negli scandali case. Da Scajola a Fini. Ma c”è chi già trentacinque anni fa si dava da fare: ecco come Berlusconi riuscì ad acquistare la tenuta di Arcore.

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Se le case sono state uno dei motivi dello scoppio della crisi economica negli Stati Uniti, in Italia rischiano di diventare la testa d”ariete che sconquassa gli equilibri politici. Che sia un mezzanino nei pressi del Colosseo, un appartamento a Montecarlo o stabili sparsi qua e là nella Roma che strizza l”occhio al Vaticano, cambia poco: le case – o sarebbe meglio dire i modi con cui si riesce ad appropriarsene – diventano un atto d”accusa, la prova della poca limpidezza dell”avversario politico e, nello stesso momento, una valida giustificazione per la propria.

 

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In quanto, si sa, se così fan tutti allora perché scandalizzarsi e pretendere dimissioni a destra e manca? Siamo in Italia, perbacco!

Risale soltanto a poche ore fa la decisione di Gianfranco Fini di querelare il quotidiano Il Giornale, di proprietà del fratello del premier Silvio Berlusconi, in quanto preda di «un vero e proprio delirio diffamatorio» ai danni dell”attuale Presidente della Camera con l”intento malcelato di screditarlo proprio adesso che il centrodestra ha dovuto assistere alla nascita di Futuro e Libertà, il nuovo gruppo parlamentare che, facendo capo a Fini, ha sancito di fatto la scissione interna al Popolo delle Libertà.

Nel teatrino del “l”hai fatto prima tu. No prima tu!” Berlusconi sembra rimanerne fuori; lui che negli anni ha sempre dimostrato coi fatti quanto mal sopporta rimanere in disparte. E non importa se si parla di affari sporchi o comunque poco – come dire? – edificanti.

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Eppure ad oggi – e diciamo oggi, perché se di una cosa bisogna dare atto al Presidente del Consiglio è quella di riuscire a stupire, balzando sulle pagine dei giornali, anche quando non ce lo si aspetterebbe – il nome di Silvio Berlusconi non può essere legato a nessuno scandalo riguardante le sue dimore. Certo, ci sono stati i festini a luci rosse a Villa Certosa, le ragazze allegre a Palazzo Grazioli, ma, dirà qualcuno, quelli sono affari suoi. O almeno lo sono le case.

Questo è ciò che si può dire oggi, per il futuro ci pensi Dio. Ma ieri?

Era la sera del 30 agosto 1970 e mentre sull”isola di Wight Jimi Hendrix regalava la sua ultima grande performance pubblica, a Roma, all”interno di una sontuosa residenza, venivano ritrovati i corpi del marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, della sua seconda moglie Anna Fallarino e dell”amante di quest”ultima, il giovane Massimo Minorenti, studente fuoricorso con amicizie negli ambienti destrorsi.

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A tutti gli effetti un delitto passionale.

Quelle morti, oltre ad occupare le cronache nazionali, sempre a caccia del sangue specie nella stagione estiva, portarono alla ribalta la figura di Annamaria Casati Stampa, figlia di primo letto del marchese. La ragazza, allora, appena diciannovenne, si trovava ad essere l”ereditiera di un immenso patrimonio immobiliare dislocato tra la pianura padana e il centro Italia.

In quanto minorenne – poiché all”epoca la maggiore età veniva raggiunta con il compimento del ventunesimo anno – furono nominati un tutore e un protutore. Quest”ultimo rispondeva al nome di Cesare Previti.

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Annamaria, ancora scossa dal luttuoso evento che l”aveva colpita e stressata dalla pressione mediatica a cui era sottoposta, decise di lasciare l”Italia cedendo così, in pratica, la gestione dell”intero patrimonio ereditato a Previti, coadiuvato in parte da un vecchio amico della famiglia Casati Stampa il senatore Giorgio Bergamasco, con l”indicazione di occuparsi della vendita di una vasta tenuta in Brianza per ottenere la liquidità necessaria per affrontare le pendenze col fisco, ereditate anch”esse dal padre.

Erano passati pochi mesi da quella richiesta, era la primavera del 1974, quando Previti contattò telefonicamente Annamaria Casati Stampa per annunciarle trionfante la cessione della villa di Arcore, per la cifra di cinquecento milioni di lire, a tale Silvio Berlusconi, imprenditore milanese sulla cresta dell”onda in campo edilizio.

Il prezzo pattuito sembrò, sin da subito, basso rispetto al valore reale dell”immobile ceduto, ma un po” per la distanza fisica che separava Annamaria dall”Italia (allora si trovava in Brasile, ndr), un po” per non voler riaprire vecchie porte che davano su un passato triste, l”erede del marchese Casati Stampa non oppose particolare resistenza.

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Ma vi furono altri particolari bizzarri che caratterizzarono quella compravendita: nonostante la risibilità della somma da pagare, Silvio Berlusconi avrebbe usufruito della possibilità di dilazionare la spesa in quelle che Giovanni Ruggeri nel suo Tutti gli affari del Presidente definisce «comode e indefinite rate annue coincidenti per scadenze ed entità con le scadenze fiscali di Annamaria Casati verso l”Erario».

Come se non bastasse, anni dopo, si è saputo che per ben sei anni Silvio Berlusconi godette della tenuta di Arcore – quella che ospitò per anni il mafioso Vittorio Mangano nel curioso ruolo di stalliere – senza dover pagare nessuna tassa sulla proprietà di quella che da lui era stata ribattezzata “Villa San Martino”: infatti, adducendo come motivazione l”attesa di non meglio precisate pratiche burocratiche edilizie, Cesare Previti riuscì a convincere la Casati Stampa a posticipare fino al 1980 la firma dell”atto notarile.

Mentre il povero Scajola deve perdere tempo a capire chi diavolo gli paga la casa, Berlusconi, da buon precursore dei tempi, già trentacinque anni prima aveva trovato la soluzione: lui ci viveva gratis.

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Fonte: http://www.newnotizie.it/2010/08/13/vendesi-locasi-scroccasi-silvio-berlusconi-e-lacquisto-di-villa-san-martino-ad-arcore.

 

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