Tutti gli uomini di Cesarino

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18 Settembre 2010 - 20.37


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di Lucio Barletta.

In un Paese sempre più isolato ed irrimediabilmente in declino emerge dalle carte dell”ennesima inchiesta di corruzione chiamata “P3” la figura di Cesare, ulteriore pseudonimo del “caimano, papi, allenatore, operaio e chansonnier “. La nuova cricca di malandrini composta dai soliti vecchi nomi, usava chiamare così il beneamato piccolo imperatore della politica nostrana anche se, vista la statura fisica, politica e morale sarebbe stato più calzante l”appellativo di Cesarino. Probabilmente nella decadente Italia dei Cesaroni e dei Cesarini, i futuri condannati P3 che andranno ad aggiungersi ai vari Previti, Dell”Utri, Frigerio & Company contribuiranno solamente ad accrescere l”ineffabile fascino di chi ormai è diventato, a suon di consensi, ed in attesa persino di una futura norma costituzionale, un mestierante dell”impunità.

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In questo modo lo stuolo di seguaci diventerà sempre più numeroso ed agguerrito, ed elencarli tutti è già oggi un”impresa.

Tra i più servizievoli, possiamo annoverare gli sceriffi dell”informazione: Minzolini, Feltri, Vespa, Belpietro, Bechis, Fede e Sallusti, i quali giornalmente, edulcorando le imprese del capo ne attenuano di fatto le responsabilità, rappresentando un”idea di stato marcio e complottardo. Questi minacciosi campioni del torbido riescono perfino a far rimpiangere i giornalisti assoldati dalla propaganda fascista che, quanto meno, raffigurava una nazione con ambizioni ed esibizioni da “grandeur”.

Impegnati su un altro fronte operano gli squadristi della libertà Bossi, Cicchitto, Gasparri, Capezzone, Santanché, Brunetta, Bondi, Brambilla etc. i quali scientemente forzano i toni della già scarna dialettica politica con l”unico fine di accrescere l”odio sociale.

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Un ruolo non meno rilevante è svolto dai cosiddetti “arrivano i nostri” Travaglio, D”Alema, Di Pietro, Fazio, Santoro, Dandini, Floris, etc. artefici delle loro fortune sotto la grande ombra di Cesarino e recitanti copioni senza fantasia tipici di una opposizione funzionale al mantenimento del sistema.

Non manca nemmeno una compagine estera formata da Putin, la famiglia Bush, Sarkozy e Gheddafi, utili ad “arricchire” l”allure oltreconfine.

Epperò, a preoccupare maggiormente sono gli uomini facenti parte del cosiddetto non emerso, sgomitanti parvenu in fila davanti alle svariate residenze presidenziali, ansiosi di far parte della cerchia prescelta che potrà condividere la gestione allegra della cosa pubblica, con conseguente abuso di tutti i privilegi imperiali.

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La classe imprenditoriale, sempre più libera da controlli statali e sempre più ricca, è impegnata a lucrare sui salari e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro fino a pretendere ed ottenere la disapplicazione sistematica dei contratti collettivi siglati.

Anche alte gerarchie del mondo ecclesiastico abbracciano da tempo “ciò che è di Cesarino a dispetto di ciò che è di Dio” prediligendo finanziamenti, assegnazione di immobili ad amici degli amici ed entrature esclusive nei salotti che contano.

Dall”elenco però non può essere omesso il fedele elettore pidiellista che non sembra mostrare alcun segno di indignazione, vitalità culturale e senso civico.

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Jodorosky definirebbe più elegantemente i loro comportamenti come “false forme di condotta plagiata da personalità importanti“.

Lo scenario che emerge è quello di una realtà sempre più nichilisticamente disgregata: il nord contro il sud, i ricchi contro i poveri, gli italiani contro gli extracomunitari, le veline contro le donne.

Il tutto in una serrata competizione che ha stravolto le logiche della politica trasformata in mera convenienza con conseguente eliminazione di concetti quali collaborazione, solidarietà e giustizia sociale presenti da sempre in una qualunque socialdemocrazia del nord Europa.

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Le brutture alle quali si assiste da anni trascendono dal presunto berlusconismo e sembrano arrivare da più lontano: sono figlie sterili di speranze perdute della fallita stagione del sessantotto dopo la quale si sono puntualmente avverate le profezie pasoliniane che annunciavano l”involuzione delle coscienze inserite in una realtà neocapitalista basata esclusivamente sul profitto.

La vecchia legge del “divide et impera” è compiuta e tutti gli uomini di Cesarino brillano ormai di luce propria, sconfinando dalle linee guida introdotte dal berlusconismo ed alimentando il dubbio che questi invisi eroi dei giorni nostri non siano necessariamente legati a lui.

Nel frattempo, in assenza di una politica ALTERNATIVA, di una cultura ALTERNATIVA e di una informazione ALTERNATIVA, Cesarino è sempre più ricco e truccato ed assiste sorridente nel desolante “Bel Paese”, alle risse vere o presunte che lo riguardano.

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Lucio Barletta è presidente dell”Associazione S.O.S. Diritti

 

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